Architettura per l'arte

ALLESTIMENTO MADE IN ITALY
PER IL NASJONAL MUSEET

Aldo Colonetti

L’11 giugno è stato inaugurato a Oslo il nuovo Nasjonalmuseet, il più grande museo norvegese dedicato all’arte, all’architettura e al design progettato dal tedesco Klaus Sschuwerk e con un “exhibit design” tutto italiano realizzato da Guicciardini&Magni architetti, con la grafica di Rovaiweber design e il “lighting design” di Massimo Iarussi

La tradizione progettuale italiana è riconosciuta nel mondo oltre che per il design industriale anche per quanto riguarda gli allestimenti museali e in generale la capacità di saper declinare contenitori e contenuti, sia in spazi architettonici sia in relazione a mostre o nella realizzazione di insediamenti temporanei per fiere o grandi appuntamenti internazionali, come la Triennale di Milano o la Biennale di Venezia.
Nell’esperienza che qui presentiamo, uno degli studi italiani più importanti, Guicciardini&Magni Architetti, con la collaborazione per la grafica di RovaiWeber Design (entrambi con sede a Firenze) e per il “lighting design” di Massimo Iarussi, è autore dell’“exhibit design” del nuovo Nasjonalmuseet di Oslo, progettato dal tedesco Klaus Schuwerk con studio a Napoli e a Berlino. Il valore italiano del progetto è sostenuto dalla collaborazione con Goppion, leader mondiale per la realizzazione di teche, allestimenti e strutture espositive. Il tutto a rafforzare la grande eredità del nostro paese, unica al mondo in questo settore; basti pensare alla scuola degli Albini, degli Scarpa e di Luciano Baldessari, un vero gigante nel panorama internazionale del secolo scorso, ora finalmente riscoperto.
Il Nasjonalmuseet è il museo più importante di arte, architettura e design della Norvegia: quattrocentomila opere, di cui circa seimilacinquecento visibili in una area espositiva intorno a undicimila metri quadri; si va da una versione dell’Urlo di Munch, rubata nel 1994 e poi recuperata, al famoso arazzo di Baldishol dell’anno 1000, pezzo unico del Medioevo, fino al design del Novecento.
La filosofia generale dell’intervento si sviluppa nel rispetto assoluto della grande collezione museale, distribuita in ottantanove sale. A cinque anni dall’incarico, vinto con un concorso internazionale, il gruppo di lavoro, guidato da Marco Magni, ha messo al centro alcuni concetti fondamentali, che hanno le proprie radici nel patrimonio museologico italiano. Il progetto deve «in primo luogo fare in modo che ciascun visitatore possa avvicinarsi alle opere secondo la propria sensibilità, certamente aiutata dalle fondamentali informazioni storiche e culturali, senza però impedire una lettura “ermeneuticamente” aperta. Per esempio, un uso del colore che deriva spesse volte dal linguaggio cromatico delle opere, in modo tale da accompagnare “dolcemente” la visita, senza imposizioni e forzature», ha sottolineato Magni.


Il nuovo Nasjonalmuseet di Oslo, inaugurato l’11 giugno 2022. La progettazione e la realizzazione dell’“exhibit design”, a cura di Guicciardini&Magni Architetti, ha coinvolto per la grafica RovaiWeber Design e per il “lighting design” Massimo Iarussi.
Dettaglio della sala 77, dedicata all’architetto Sverre Fehn.

I materiali scelti, l’acciaio, i laminati, il vetro antiriflesso, accanto al bronzo e alla carta, utilizzati per la presentazione delle opere, sono accompagnati dalla presenza del multistrato curvato di betulla (permettendo così al contesto naturale, ricco di questa pianta, di entrare in gioco), e da tessuti di lana, là dove sono stati posizionati spazi di riposo e di riflessione, per marcare l’idea di una sorta di “intermezzo” famigliare.
Accanto a questa particolare sensibilità progettuale, che mette al centro la persona, tutto il percorso è segnato dalla presenza di teche innovative sia per quanto riguarda la conservazione e la sicurezza sia in relazione alla leggibilità dell’opera, realizzate appositamente da Goppion: della stessa azienda sono, per esempio, quasi tutti i vetri di protezione delle opere di Leonardo da Vinci, a partire dalla Gioconda.
Questo è uno di quei progetti che hanno bisogno di una collaborazione, diretta e costante, del committente perché ciascun dettaglio rappresenta “la parte per il tutto”; qui scende in campo la cultura disegnativa dello studio fiorentino, che non dimentica mai, in tutti i suoi interventi, di coniugare i propri modelli culturali e lavorativi con quelli del richiedente dotato, in questo specifico caso, di particolare sensibilità e dedizione professionale. I membri del team norvegese «non ci hanno mai fatto mancare, in centinaia di riunioni, dal 2016 fino al giorno prima dell’inaugurazione, 11 giugno 2022, le competenze multidisciplinari e l’ascolto nei riguardi della nostra poetica», afferma Magni.
Perché di questo si parla; l’allestimento è una grande metafora della cultura progettuale italiana. È architettura nel suo significato più alto, ovvero luogo e spazio per la ricerca e l’innovazione compositiva.

L’ALLESTIMENTO È UNA GRANDE METAFORA DELLA CULTURA PROGETTUALE ITALIANA.
È ARCHITETTURA NEL SUO SIGNIFICATO PIÙ ALTO, OVVERO LUOGO E SPAZIO PER LA RICERCA E L’INNOVAZIONE COMPOSITIVA


A sinistra, una teca della sezione “Arts and Crafts”; a destra, Frida Hansen, opera tessile (1899).


Sculture di arte moderna (1950-1955);

Un altro dettaglio della sala 77 dedicata all’architetto Sverre Fehn;


La sala di Edvard Munch.

ART E DOSSIER N. 401
ART E DOSSIER N. 401
SETTEMBRE 2022
In questo numero: ARTE CONTEMPORANEA - Luigi Ghirri: vedere oltre di Cristina Baldacci; STORIE A STRISCE - L’universo dei manga di Sergio Rossi; GRANDI MOSTRE. 1 - Somaini a Milano - L’ansia del furor costruttivo di Fulvio Irace; 2 - Il Settecento veneto a Trento - Un caleidoscopio cromatico di Marta Santacatterina; ....