Storie a strisce

L’UNIVERSO DEIMANGA

di Sergio Rossi

In Italia negli anni Novanta i manga erano tra i fumetti più venduti ma la loro comparsa nei nostri palinsesti televisivi è precedente: fine anni Settanta. Eppure, la loro ricca varietà di storie con i loro autori sono ancora tutti da scoprire

A pagina 19 del suo I manga. Un’introduzione al fumetto giapponese (Milano 2021), Marco Pellitteri spiega che la parola “manga” si compone di due sillabe, “man” e “ga”, che indicano un «disegno libero, fatto per il proprio diletto», come nel caso dei manga realizzati nel 1814 da Katsushika Hokusai, l’autore della Grande onda.
Da più di un anno, i manga dominano le classifiche di vendita dei libri in Italia, spesso per lo stupore di chi, e tra questi ci sono anche molti lettori di fumetti, considera ancora simili prodotti come dei pericolosi invasori. Invece, come ci avverte ancora Pellitteri nel suo eccellente saggio, bisogna ampliare un po’ il discorso per capire davvero l’importanza e la vastità del fumetto giapponese e il suo impatto nell’immaginario mondiale. Intanto, va detto che già alla fine degli anni Novanta i manga erano tra i fumetti più venduti in Italia, e che questa “invasione” ha radici antiche.
Il “ti con zero” (il momento inziale di osservazione di un fenomeno e titolo di un’omonima raccolta di racconti di Italo Calvino) può essere fissato il 4 aprile 1978, quando negli schermi televisivi di tutta Italia apparve la prima puntata di Atlas Ufo Robot, ossia la serie animata di Goldrake, primo di tanti personaggi che avrebbero invaso i palinsesti dei canali tv e l’immaginario dei bambini degli anni Settanta. Lo sbarco ufficiale dei fumetti giapponesi possiamo stabilirlo nel 1990, con la pubblicazione di Akira di Otomo Katsuhiro, mentre il consolidamento avvenne con la creazione di opere ormai classiche come Dragon Ball di Akira Toriyama (1995) e One Piece di Eiichiro Oda (2001), per le quali viene mantenuto il verso di lettura originale, ossia da destra verso sinistra: all’epoca sembrava un azzardo, invece i lettori accolsero la novità con piacere. «Dragon Ball e One Piece sono ancora oggi i nostri best seller», mi dicono Claudia Bovini e Christian Posocco, rispettivamente amministratrice delegata e publishing manager di Star Comics, prima casa editrice indipendente per fatturato che nello scorso giugno è entrata nel gruppo Mondadori. «Il successo decennale di questi personaggi non è dovuto solo al fatto di essere dei fumetti scritti e disegnati bene, ma anche perché sono passati ai figli dai genitori, i quali facevano parte della prima generazione che li ha scoperti», continuano i responsabili editoriali. A fare da traino a questi fumetti ci sono anche le serie animate derivate, che si trovano sulle piattaforme streaming: L’attacco dei giganti (tra le più recenti), Gundam (tra le più classiche). Ma è certo che i manga sono la lettura degli adolescenti, come un tempo lo erano stati Dylan DogLupo Alberto e Spider-Man.
«I temi trattati nei manga sono assolutamente giapponesi», aggiungono Bovini e Posocco, «quindi molto distanti dalla nostra società. In realtà si tratta di storie di formazione raccontate in maniera esplicita e con toni molto esasperati dal punto di vista emotivo, nelle quali i giovani lettori riconoscono i propri valori di amicizia, di amore e anche di morte. Non è un caso che uno dei maggiori successi in Giappone e in Italia è la serie Kaiju n. 8 di Naoya Matsumoto, dove troviamo non solo degli adolescenti in lotta contro dei mostri che hanno invaso la terra, ma anche il protagonista [sempre adolescente] che diventa egli stesso un mostro: quale migliore metafora dell’adolescenza?».
Il vero cambio di paradigma, in Europa come negli Stati Uniti, riguarda però il segno grafico, che negli autori delle ultime generazioni si sta spostando verso il non realismo delle fisionomie tipiche dei manga (come nella serie Heartstopper dell’inglese Alice Oseman). Anche questa non è una novità: una cosa analoga avvenne a metà del XIX secolo, quando i fratelli Goncourt pubblicarono le opere giapponesi di Hokusai e dei maestri del “mondo fluttuante”, influenzando lo stile di quelli che diventarono i maestri dell’impressionismo. Invece oggi questo, rileva ancora Pellitteri, «è un “punctum dolens” nella comprensione di tale forma espressiva e un elemento cruciale delle strategie narrative di questo medium», perché spesso questo non realismo viene scambiato per un segno “naïf” e poco curato. Una scelta del genere si riscontra anche nei fumetti destinati a un pubblico adulto, i “gekiga” (letteralmente “immagini drammatiche”), dove il tratto non naturalistico esalta la drammaticità narrativa di storie di politici corrotti, delitti passionali, matrimoni e carriere lavorative fallite, realizzate da grandi autori come Osamu Tezuka, Yoshihiro Tatsumi, Yoshiharu Tsuge, Kazuo Kamimura.
In poche parole, l’universo dei manga offre storie per ogni tipo di lettore: sarebbe un peccato perderle.

▶ Marco Pellitteri
I manga. Un’introduzione al fumetto giapponese
168 pagine con immagini in b/n, € 15,
Carocci, Milano 2021.


Tutte le copertine di questa rubrica riguardano fumetti pubblicati da Star Comics, Bosco (Perugia).
Akira Toriyama, Dragon Ball Ultimate Edition n. 01 (2022).


Eiichiro Oda, One Piece n. 100 (2022);


Naoya Matsumoto, Kaiju n. 8 (2022).


Imiri Sakabashira, The Box Man (2019).

ART E DOSSIER N. 401
ART E DOSSIER N. 401
SETTEMBRE 2022
In questo numero: ARTE CONTEMPORANEA - Luigi Ghirri: vedere oltre di Cristina Baldacci; STORIE A STRISCE - L’universo dei manga di Sergio Rossi; GRANDI MOSTRE. 1 - Somaini a Milano - L’ansia del furor costruttivo di Fulvio Irace; 2 - Il Settecento veneto a Trento - Un caleidoscopio cromatico di Marta Santacatterina; ....