PROVE DI ROMANTICISMO

Al periodo di Brighton, dove l’artista, come si è detto, vivrà quattro anni tra il 1823 e il 1827, risale anche una delle più felici e originali interpretazioni di Constable del fenomeno atmosferico.

Un dipinto insolito per irruenza del gesto che fissa il tempo infinitesimale di quanto non potrà più ripetersi. Constable ignora qui ogni genere di dettaglio, che sappiamo ricorrere in quasi tutta l’opera passata e futura.
Unicum, dunque, questo Studio di marina con nuvole di pioggia del 1824 della Royal Academy of Arts, e impressionante per l’invenzione risolta in senso chiasmico: una frangia di pioggia incupita dal controluce che sta abbattendosi sull’inerte e livida superficie marina. Larghe strisce di pigmento, di espressionistica energia, bastano a far deflagrare l’evento e mettere in scena il “pathos” degli elementi. Difficile non pensare a Turner e a una inconscia, virtuale sfida lanciata al suo “dioscuro”.
Con Il campo di grano del 1826, conosciuto anche come The Drinking Boy (Il ragazzo che beve), si torna all’arioso, disteso canto agreste. Un gregge avanza lungo il sentiero che, attraverso i campi, porta da East Bergholt a Dedham. Il cane lo controlla, mentre sulla sinistra il giovane guardiano, bocconi sul prato, si disseta alla fonte. Il quadretto arcadico non potrebbe chiedere di più, sono suggestioni e atmosfere che richiamano le pastorellerie barocche della pittura francese. Ma anche qui si tratta di una scommessa che il pittore fa con se stesso. In tutta la storia del paesaggio, solo Constable è stato in grado di trasformare la convenzionalità del soggetto in pittura “maggiore”, là dove il luogo comune viene neutralizzato e sublimato dall’estrema sensibilizzazione e intelligenza di uno sguardo che sa riportare tutto a livello di puro “signifiant”.
La veduta si apre tra la parallela schiera di alberi che guidano la rettilinea fuga prospettica fino al campo di grano sullo sfondo. La naturalezza della visione nasce dal perfetto equilibrio dei vari piani in successione e da una spazialità che il pittore sembra suggerirci di percorrere.
Nel 1827, tre anni dopo l’“exploit” del Carro da fieno, il quadro verrà presentato al Salon parigino; quando la reputazione di Constable oltre quella frontiera che non aveva mai voluto varcare guardava ormai al modello indiscutibile, al nuovo grande maestro annunciato da Delacroix.
Nel Cavallo che salta (1824-1825), l’animale è ripreso nell’atto di superare uno degli ostacoli predisposti dai fattori per non disperdere il bestiame. I cavalli avevano imparato a saltare per impedire complicati trasbordi su barche. Constable continua a inseguire quel “vero” in natura che gli si offre ogni giorno, come fosse la prima volta, come a rassicurarlo: «È questo che tu sei». Non sarebbe in grado di “inventare”, di dipingere quello che non ha visto e non conosce.


Il campo di grano (1826); Londra, National Gallery. Opera tra le maggiori del periodo più fecondo di Constable, il dipinto è ancora un omaggio alla sua terra d’origine, il Suffolk. La convenzionalità del soggetto è qui sublimata dalla straordinaria limpidezza e profondità della veduta.

Studio di marina con nuvole di pioggia (1824); Londra, Royal Academy of Arts.
Dipinto unico nella produzione di Constable per sintesi espressiva e irruenza gestuale, il quadro ha fatto parlare anche di un’inconscia influenza di Turner.


Stonehenge (1835); Londra, Victoria and Albert Museum.
Singolare dipinto ad acquerello dove il celebre sito preistorico viene risolto come un aggregato di volumi primari levitanti nello spazio.


Il cavallo che salta (1824-1825); Londra, Royal Academy of Arts.
La materia pittorica è di altissima resa, come lo sono le varianti cromatiche e la scioltezza della pennellata. L’identificazione sentimentale di Constable con il paesaggio appare assoluta.

Quando nel 1829, a cinquantatré anni, sarà finalmente eletto membro alla Royal Academy e nominato “visitor” (ispettore), ottiene l’incarico di docente al Royal Institute.
Assai amato dagli studenti, la sua linea didattica si basava sulla regola, in tema di pittura di paesaggio, di non separare mai l’elemento scientifico da quello poetico. Sosteneva ardentemente che l’immaginazione, da sola, non può produrre arte perché non è in grado di reggere il confronto con la realtà.
Ne fa prova la lettera che invia a un certo Derby, collezionista francese interessato proprio a Il cavallo che salta«Scene del Suffolk, sponde di un fiume navigabile […] Un cavallo da traino che salta su un vecchio ponte sotto cui c’è una paratia. Piante acquatiche ed erbacee, una gallinella d’acqua spaventata fugge dal suo nido. Vicino, nei prati, la bella torre gotica di Dedham». La descrizione è scandita con scrupolo scolastico e insieme appassionato, ogni elemento del quadro diventa un’immagine pensata.
Strepitoso il taglio della scena fluviale dove il fervore descrittivo del primo piano è come placato dal vasto respiro del cielo che questa volta ci gratifica, a est, di un triangolo di purissimo azzurro; mentre da ovest sta procedendo una nuvolaglia che presto cambierà, su tutto, l’assetto delle luci e delle ombre.
Nel Castello di Hadleigh (1829) la sconfinata profondità che si spalanca oltre le due torri mozze è in sé un tropo squisitamente romantico. Constable non può più opporsi. Evocatrici del Tempo e della sua dissipazione - «Grande Scultore», secondo Marguerite Yourcenar(19) -, le rovine diventano anche per lui metafora della fatalità del destino umano.
Lorrain e Hubert Robert avevano fatto grande uso delle rovine attraverso un repertorio preromantico che guardava d’obbligo all’antichità classica, in linea con le motivazioni sentimentali del Grand Tour. Constable, che non si era mai mosso dall’Inghilterra, è dalla propria terra che trae gli elementi per rispondere allo spirito del tempo. La trasfigurazione del paesaggio che si allarga intorno alle rovine del castello riesce a far sopravvivere, pur rarefatte, presenze che l’artista conosce, frequenta e ama: pastori, bovini, bianchi uccelli in volo, rassicuranti fondali di sempre. Se il romanticismo dovrà necessariamente fare a meno della realtà, Constable al contrario riesce qui a fare della realtà uno “strumento” romantico. Anche se più tardi, nel 1835, retrocedendo nel tempo fino a età che non sono ancora storiche, dipingerà Stonehenge che per il suo carattere di studio di volumi e l’assenza di sfondo diventa una sorta di astratta, levitante evocazione di luoghi favolosi.



Il castello di Hadleigh (1829); New Haven (Connecticut), Yale Center for British Art. Tema obbligato per il pittore romantico, in Constable anche le rovine restano riferibili alla terra d’origine, contrariamente ai frequentatori del Grand Tour che si ispiravano di regola a quelle del mondo classico.

CONSTABLE
CONSTABLE
Giuliano Serafini
La pittura del periodo romantico è rappresentata soprattutto dal paesaggio,e in questo genere i più attivi furono senza dubbio gli inglesi. Tra questi ultimia eccellere, oltre a Turner, era John Constable (East Bergholt 1776 - Londra1837). Viveva nella campagna del Suffolk, non aveva quindi che da guardarsiintorno per trovare quel rapporto stretto con la natura – fatta di cieli, boschi,fiumi – che rappresentava per quella generazione di artisti la chiave diaccesso al livello più alto dell’atto creativo. L’accesso alla Royal Academy gliconsentì poi di allargare le sue fonti di ispirazione alla tradizione del passato,soprattutto francese e olandese. Il suo approccio non era solo sentimentale,tutt’altro, era molto incline a pensare al suo lavoro come a un’indaginescientifica, della quale fanno fede soprattutto le innumerevoli, dettagliateraffigurazioni di nuvole di ogni tipo.