IL CARRO DA FIENO

Al di là della sua celebrità - si trova in testa alla graduatoria dei più popolari dipinti della National Gallery - Il carro da fieno (1821) è quadro dall’inconfondibile suggello di “classico”; quando all’abusato epiteto si riconosca il titolo di opera destinata a reggere alle intemperie della storia, del gusto e del comune e collaudato sentire estetico. Che è come parlare d’una investitura di immortalità, di quel ”differente” che pone l’opera al di sopra dei suoi stessi meriti e la introduce a una dimensione che non è più quella dell’arte, ma della leggenda.
Tutto nel Carro da fieno si manifesta a un grado di esemplarità così estrema da non poterla immaginare opera ripetibile. A voler estendere l’immagine nel tempo e nello spazio, è come per la Pietà di Avignone di Enguerrand Quarton, la Sepoltura del conte di Orgaz del Greco, o la Resurrezione di Piero della Francesca: vertici della storia dell’arte che nella loro carismatica unicità hanno finito per contornarsi di un’aura di astrazione. Il mito diventa potenziamento dell’idea che è alla base dell’opera stessa e la prevarica fino a farsi “segno”; come scrive Barthes, che nel segno individua il nostro primo e primario apprendimento del mondo(15).
In fondo è a questo sentimento di irripetibilità che si deve l’unanime riconoscimento del Gotha della pittura e della critica parigina, quando il quadro viene presentato al Salon del 1824 (sembra che la data fosse stata scelta in omaggio a Géricault, ammiratore confesso di Constable, che era morto proprio in quell’anno).
La grandiosa calma in cui è immersa la scena, con il carro trainato dai cavalli bai immobile nel fiume - ancora lo Stour che qui segna il confine tra Suffolk ed Essex - è immagine che ritorna frequente nell’opera di Constable. I cavalli si abbeverano e allo stesso tempo il carrettiere può far raffreddare il ferro che riveste all’interno le ruote. Constable narra un habitat dove convivono, per immemorabile necessità, uomini, animali e lavoro. L’ora è ancora la sua prediletta - il quadro aveva per titolo iniziale Landscape Noon (Paesaggio a mezzogiorno) -, quella che porta le cose al loro acme visivo. È una messinscena del mondo rurale e insieme una evocazione cosmica. Nuvole a cumulo in eccitata evoluzione sovrastano la quinta degli alberi che sulla destra scopre la vasta estensione prospettica dei campi. La luce riflessa dalle nuvole che annunciano il temporale estivo si sparge intermittente. Luce ripresa dall’acqua del fiume, le cui vibrazioni sono rese da una pennellata breve e veloce, quel tocco che aveva messo in difficoltà la critica inglese e mandato in visibilio quella parigina. La densa macchia verde-bruna della vegetazione è compensata in alto da un cielo inquieto che sembra procedere da sinistra a destra, in parallelo allo sviluppo visivo del paesaggio. Intorno è il racconto. Il cottage affittato dal padre all’amico Willy Lott, il pescatore, il cane sulla riva, la lavandaia, i contadini a trafficare sul carro. Il registro cromatico che tra luci e ombre insiste sulla gamma dei verdi cupi, delle note terrose e dei grigi, si riaccende magistralmente nella costellazione di rosso vivo del collare dei cavalli, del fazzoletto del pescatore, della fascia del mietitore, fino alla macchia rarefatta dei papaveri. Lo sguardo di Constable si fa ubiquo, niente sfugge a questa voluttà di eternare, a misura di sentimento, la fenomenologia del vero.


Il carro da fieno (1821 circa); Londra, National Gallery.
Presentato al Salon di Parigi del 1824, il quadro fu la grande rivelazione di Constable fuori dal suo paese. Géricault e Delacroix lo ritennero una svolta fondamentale per la storia della pittura di paesaggio.

CONSTABLE
CONSTABLE
Giuliano Serafini
La pittura del periodo romantico è rappresentata soprattutto dal paesaggio,e in questo genere i più attivi furono senza dubbio gli inglesi. Tra questi ultimia eccellere, oltre a Turner, era John Constable (East Bergholt 1776 - Londra1837). Viveva nella campagna del Suffolk, non aveva quindi che da guardarsiintorno per trovare quel rapporto stretto con la natura – fatta di cieli, boschi,fiumi – che rappresentava per quella generazione di artisti la chiave diaccesso al livello più alto dell’atto creativo. L’accesso alla Royal Academy gliconsentì poi di allargare le sue fonti di ispirazione alla tradizione del passato,soprattutto francese e olandese. Il suo approccio non era solo sentimentale,tutt’altro, era molto incline a pensare al suo lavoro come a un’indaginescientifica, della quale fanno fede soprattutto le innumerevoli, dettagliateraffigurazioni di nuvole di ogni tipo.