Grandi mostre. 1 
CANOVA ROMANTICO A TREVISO

Ambasciatore
del gusto nuovo

Al museo Luigi Bailo il grande esponente del neoclassicismo rivela, grazie al progetto espositivo qui illustrato da uno dei curatori, aspetti inediti del suo talento in chiave spiccatamente romantica.

Fabrizio Malachin

treviso, una sede espositiva nient’affatto scontata per Canova (che com’è noto nasce a Possagno, nel territorio della città veneta), anzi per molti versi inaspettata, visto che la commissione per un marmo in città non si concretizzò mai, nonostante le promesse dello scultore a Giambattista Martignoni. Eppure, il mito canoviano e successivamente la riscoperta molto devono al capoluogo della Marca.


CANOVA È IL PONTE TRA DUE EPOCHE, ULTIMO GRANDE ARTISTA DELLA SERENISSIMA E PRIMO ARTISTA MODERNO


Il mito del bambino prodigio nasce per esempio proprio a Treviso nel 1803. Fu il frate domenicano di San Nicolò, Domenico Maria Federici, a inventare il famoso aneddoto del Leone di burro realizzato in casa Falier. «Canova nato trevigiano», scrive Federici nelle Memorie trevigiane, «contava dodeci anni ed essendo un giorno in Cucina quando per un Pranzo venuti essendovi molti ragguardevoli Soggetti, e Commensali; mancava per caso la figura, che star doveva nel mezzo del desser, ed egli presosi un pezzo di Butirro, e da questo con raro disegno e maestria formò un Leone che collocato nella mensa con istupore si ammirò da tutti i Convitati, e ricercando il Padrone il Senator Giovanni Falier, chi fosse stato di quella figura l’autore, fu risposto: Tonin. Tonin Canova». Il fatto venne in seguito smentito dallo stesso Canova, ma segna comunque la volontà di costruire il mito dell’artista prodigio.

Formatore (autore di calchi in gesso) dell’ambito di Antonio Canova, copia del Gladiatore Borghese (gesso, 1806), Padova, palazzo Papafava.


Formatore dell’ambito di Antonio Canova, copia dell’Apollo del Belvedere (gesso, 1806), Padova, palazzo Papafava.


Antonio Canova, Perseo trionfante (1806), Padova, palazzo Papafava.

E ancora, l’ateneo di Treviso, di cui il possagnese era socio onorario, si adoperò per primo nell’organizzare una commemorazione dopo la morte (13 ottobre 1822). Il 1° aprile 1823 si tenne infatti la cerimonia ufficiale durante la quale fu scoperto il busto con il Ritratto di Antonio Canova di Luigi Zandomeneghi, una medaglia di Francesco Puttinati ed eseguita una cantata commissionata al miglior musicista sulla scena, Gioachino Rossini. Ma è poi nel secondo dopoguerra che il ruolo del capoluogo veneto diventa fondamentale nella riscoperta dello scultore. La Mostra canoviana di Luigi Coletti (1957) in Palazzo dei Trecento è stata la fiamma che ha tenuto acceso l’interesse sull’arte canoviana, ridando vigore a quel mito che ha condotto al Canova contemporaneo grazie anche alla sua illuminata e pionieristica lettura critica. Accanto al Canova neoclassico emergeva quello romantico. Parole d’ordine: sentimento, passione, grazia.


Antonio Canova, Cavallo morente per il gruppo di Teseo in lotta con il centauro (gesso, prima del 1804), Ravenna, Accademia di belle arti.

La mostra di Treviso, curata da chi scrive, Giuseppe Pavanello e Nico Stringa, ha quindi l’ambizione d’indagare campi inediti, o poco battuti, offrendo nuove riflessioni per gli studi canoviani. L’arco temporale copre i cinquant’anni circa che vanno dalla caduta della Serenissima alla metà dell’Ottocento, dalle Vedute delle campagne napoleoniche di Basilio Lasinio ai grandi teleri del romanticismo storico portatori di un messaggio patriottico antiaustriaco. E Antonio Canova è il ponte tra queste epoche, ultimo grande artista della Serenissima e primo grande artista moderno: ha vissuto il tormento del tracollo del suo mondo, ma ha avuto anche la sua rivincita diventando l’ambasciatore del nuovo gusto. Il primo eccezionale nucleo di opere canoviane ben rappresenta questa transizione. Si tratta delle opere programmate da Canova per palazzo Papafava a Padova, dove il confronto antico/moderno è portato alla sua massima essenza: l’Apollo del Belvedere a confronto con il Perseo trionfante, e il Gladiatore Borghese, altra opera celeberrima, in relazione con il Creugante. Siamo nel cosiddetto “teorema perfetto”: il confronto con l’antico è portatore qui della modernità di Canova, della sua originalità e indipendenza («adoratore, non idolatra, dell’antico»). Opere capitali che eleggono Canova al ruolo di ambasciatore, non solo artistico. Il Perseo assunse infatti una connotazione in chiave ideologico-politica antifrancese. È la rivincita veneta (e italiana).


UN FOCUS DI RARA EFFICACIA NEL CAMPO DEL SENTIMENTO E DELLA RICERCA IN ATTO NEI PRIMI DECENNI DELL’OTTOCENTO È RISERVATO AL TEMA DI VENERE CON TRE CAPOLAVORI ASSOLUTI


Antonio Canova, Venere che esce dal bagno (XIX secolo), Treviso, Musei civici.

Tra le opere in mostra, per restare ai soli gruppi eroici, l’inedito Cavallo preparatorio per il famoso gruppo con Teseo in lotta con il centauro, il marmo oggi al Kunsthistorisches Museum di Vienna, mentre il gesso è nella gipsoteca di Possagno. Per il corpo del centauro, Canova studiò un cavallo in fin di vita il cui gesso, conservato nella Accademia di belle arti di Ravenna, viene esposto in una mostra per la prima volta.


Antico, bellezza, natura, ma soprattutto sentimento. Tra i tanti capolavori presentati, un focus di rara efficacia nel campo del sentimento e della ricerca in atto nei primi decenni dell’Ottocento è riservato al tema di Venere con tre opere messe a confronto, tre capolavori assoluti: la canoviana Venere che esce dal bagno, nell’inedita versione dei Musei civici, e le due tele pensate come “pendant” dal committente Girolamo Malfatti con Venere che scherza con due colombe di Francesco Hayez e Diana cacciatrice di Pelagio Pelagi. La Venere di Hayez è una risposta all’invenzione del maestro di Possagno, e il paragone tra le due dee nelle tele manifesta direttamente come la fuga in avanti del “campione” del romanticismo verso il realismo non fosse ancora stata condivisa dall’amico Palagi qualche anno dopo, restando questi fedele al principio del bello ideale. La ricchezza della mostra di Treviso si svela poi in una adunata di capolavori per emozionare il pubblico: oltre centocinquanta le opere esposte. Ecco i vertici romantici, in opere come la Maddalena penitente, la Testa di Elena, l’Endimione dormiente o la Danzatrice con il dito al mento, e il pathos della Stele funeraria di Giovanni Falier e della Stele funeraria di Giovanni Volpato, e ancora inediti come i bassorilievi con la Morte di Priamo e la Danza degli figli di Alcinoo.

 
La logica conclusione del percorso è la raccolta dell’Ottocento che esce per la prima volta dai depositi per trovare la sua sede permanente. Autentiche perle, opere dei maggiori protagonisti del periodo: Hayez, Appiani, Lawrence, Lipparini, Grigoletti, Kauffmann, Angeli Pascoli e molti altri fino a Caffi. Ma la visita riserva altre sorprese. Una “mostra nella mostra”: una selezione di trenta straordinari scatti artistici canoviani del fotografo Fabio Zonta: le immagini paiono procedere in sintonia con le celebri indicazioni winckelmanniane di “imitare”, creando i lavori dalle ragioni che hanno originato l’opera canoviana e trasformandole nelle proprie, sulla strada del sublime soggettivo e universale.

 
E poi gli interventi creativi di Anderson Tegon con la tecnica “illusionistica” del “Pepper’s Ghost” attraverso le nuove tecnologie multimediali che, tra gioco e sperimentazione, rendono la mostra, e i musei , più accattivanti e accessibili. Il nuovo Museo Luigi Bailo si rivela così un luogo di contaminazione tra le arti, fedele al compito di valorizzare il patrimonio civico, ma con una forte attenzione alle nuove tendenze, mai rinunciando alle fondamentali basi scientifiche

Canova gloria trevigiana.
Dalla bellezza classica all’annuncio romantico

a cura di Fabrizio Malachin, Giuseppe Pavanello e Nico Stringa
Treviso, Museo Luigi Bailo
fino al 25 settembre
orario 10-18, chiuso il lunedì
catalogo Antiga Edizioni
www.museicivicitreviso.it

ART E DOSSIER N. 400
ART E DOSSIER N. 400
LUGLIO-AGOSTO 2022
In questo numero: FINESTRE SULL’ARTE - La Galleria rinasce con il suo duca di Federico D. Giannini; CORTOON - La corte notte degli Oscar di Luca Antoccia; BLOW UP - Brescia Photo Festival di Giovanna Ferri; DENTRO L’OPERA - Il dipinto come manufatto di Cristina Baldacci; XXI SECOLO - Małgorzata Mirga-Tas nel padiglione della Polonia alla Biennale di Venezia Incantesimi e sortilegi di Elena Agudio; GRANDI MOSTRE. 1 - Louise Nevelson a Venezia. Dare ordine alle cose perse di Lauretta Colonnelli; 2 - O’Keeffe fotografa a Denver. L’altro occhio di Georgia di Francesca Orsi; OUTSIDERS - Joseph Cornell: quanti ricordi entrano in una scatola? di Alfredo Accatino; GRANDI MOSTRE. 3 - Mondrian all’Aja. Parola d’ordine: sperimentare di Paola Testoni de Beaufort; 4 - Canova romantico a Treviso. Ambasciatore del gusto nuovo di Fabrizio Malachin; STUDI E RISCOPERTE. 1 - Canova e il patrimonio culturale. Un negoziatore pragmatico di Valerio Borgonuovo; LA PAGINA NERA - Ma quanto si è spenta la “città irredenta”? di Fabio Isman; MUSEI DA CONOSCERE - Museo Fortuny a Venezia. La casa delle meraviglie di Maurizia Tazartes; GRANDI MOSTRE. 5 - I Farnese a Parma. Tesori di famiglia di Marta Santacatterina; STUDI E RISCOPERTE. 2 - L’invenzione del bello ideale. Zeusi e le modelle di Crotone di Mauro Zanchi; ASTE E MERCATO a cura di Daniele Liberanome; IN TENDENZA - Jan Steen: la febbre del gioco di Daniele Liberanome; IL GUSTO DELL’ARTE - Ritratto di un salume in un interno di Ludovica Sebregondi; CATALOGHI E LIBRI a cura di Gloria Fossi; 100 MOSTRE a cura di Ilaria Rossi;86