Con morbelli
vince la terza età

Alfiere del divisionismo e della pittura di inizio Novecento impegnata sul sociale, Angelo Morbelli (1853-1919) risente solo in apparenza della crisi di mercato dell’arte figurativa. Le sue opere più rappresentative ricordano da vicino le migliori di Pellizza da Volpedo, con cui peraltro l’artista piemontese era in ottimi rapporti, trasmettendo un pathos non accademico, non superficialmente buonista. Chi le osserva ne rimane colpito perché viene coinvolto nella scena. 

Così è in Vecchie calzette, un quadro di qualità particolare: è una delle sei opere della serie Poema della vecchiaia del 1903, esposte e acclamate alla Biennale di Venezia di quell’anno, tanto da essere oggi quasi tutte conservate in musei. Vecchie calzette spicca per il perfetto stile divisionista, con l’attenta sovrapposizione dei colori primari e la tipica pennellata che, insieme, creano particolari effetti cromatici. La finestra sullo sfondo è una fonte di luce che attrae non solo le anziane lavoranti ma anche, inevitabilmente, chi osserva. L’opera piacque talmente a Félix Buxareo Oribe, facoltoso proprietario terriero uruguayano d’inizio secolo scorso, che nel 1906 la portò a casa sua a Montevideo e da lì la fece sparire dai radar dei mercanti d’arte. Il quadro venne avvistato di nuovo solo una decina di anni fa, quindi autenticato sulla base di un pastello preparatorio, e infine offerto da Christie’s di Londra il 13 dicembre 2016 con stima 240-360mila euro. Durante l’asta si fece avanti Paolo Cornaro, presidente della luganese banca Cornèr, che se lo aggiudicò per la cifra record di 410mila euro. 

La terza età è al centro della maggior parte dei quadri migliori di Morbelli, solitamente risalenti alla fase più matura della sua produzione. Un periodo in cui l’artista si fece allestire uno studio nel Pio albergo Trivulzio, la casa di riposo per anziani indigenti voluta nel Settecento dall’omonima antica famiglia milanese e divenuta poi famosa per lo scandalo che avviò l’indagine di Mani pulite. Lì Morbelli studiava gli ospiti e, da pioniere della fotografia, li riprendeva nelle diverse ore del giorno per poi trasferire nei suoi dipinti i tagli compositivi ottenuti. Così nacque anche Refettorio del Pio Trivulzio (1916), che Pandolfini di Firenze aggiudicò il 6 aprile 2009 per 184mila euro, triplicando la stima iniziale. Anche qui è la luce, con la poetica della vecchiaia, a farla da padrona. Lo stesso dicasi per Sogno e realtà, opera fra le più intense della pur vasta e importante collezione di Banca Intesa nelle Gallerie d’Italia in piazza della Scala a Milano. 

E sempre in una collezione bancaria, alla Pinacoteca della Cassa di risparmio di Tortona (Alessandria), si trova un altro quadro proveniente dal Poema della vecchiaia, Entremets. Mi ricordo quando ero fanciulla, ma stavolta passato per le aste. È meno intrigante di Vecchie calzette, con il focus su una serie di figure in primo piano in atteggiamento pensoso, ma il 20 ottobre 2018 da Pananti di Firenze, la Cassa di risparmio di Tortona dovette pagarla 180mila euro, oltre la stima massima, per battere la concorrenza. È l’ultima opera aggiudicata a questi livelli, e non solo fra quelle che Morbelli dedicò agli anziani. 

Anche le migliori quotazioni dei quadri dedicati all’altro tema tipico di Morbelli, il lavoro in campagna, risalgono a qualche tempo fa. Fra questi, il più costoso risulta al momento Pax (La stalla) del 1918, che Sotheby’s di Milano vendette oltre un decennio fa, il 14 giugno 2011, per 216mila euro. È di notevole qualità. Nell’atmosfera rarefatta, quasi idilliaca, creata con la tecnica divisionista, si notano una serie di elementi ripresi da opere già note, fra cui la finestra proprio di Entremets. Mi ricordo quando ero fanciulla. 

Anche Le risaiuole ha riscosso buon successo, ma il 27 settembre 2017. Messo all’asta da Bonhams di Londra, fu venduto per circa 200mila euro, benché di piccole dimensioni e datato 1897, cioè non degli apprezzati anni della maturità dell’artista. 

Pare quindi che dopo il 2017, con una coda nel 2018, Morbelli sia caduto nel dimenticatoio commerciale. La realtà è in qualche misura diversa. È vero che ultimamente il quadro più caro passato in asta è Nudo femminile seduto del 1919 che Sant’Agostino di Torino ha aggiudicato il 14 dicembre 2020 per appena 5mila euro, e che dal 2017 a oggi non poche tele sono andate invendute. Ma, a ben vedere, risalgono tutte a date non attraenti e non hanno per soggetto quelli che richiamano interesse. Si tratta quindi di aspettare che una delle opere dell’artista con queste caratteristiche giunga in asta, e allora potrebbero verificarsi delle sorprese.