CATALOGHI E LIBRI

APRILE 2022

HILDEGARDA VON BINGEN

Ne abbiamo parlato in questa rubrica nel 2019, e torniamo volentieri sull’argomento perché la stessa autrice, sempre per Skira, cura adesso, dopo anni di indagini, un libro dedicato alle illustrazioni del Libro delle opere divine, quelle miniate nel celebre codice conservato a Lucca. Su Hildegarda von Bingen (1098- 1179) la studiosa aveva pubblicato nel 2019 il Viaggio nelle immagini. Questo nuovo volume illustra la sequenza delle scene attraverso le quali Hildegarda invitava l’umanità a portare a termine il cammino dalla terra al cielo sulla via della verginità «verso la ricomposizione del proprio sé fino alle nozze mistiche in cui maschile e femminile si ricongiungono nella Caritas divina, nel cuore di Dio», come spiega l’autrice. Hildegarda medita sulla ruota della creazione, nel cuore di Dio. Al suo interno c’è l’essere umano, descritto nelle sue misure e proporzioni e nei movimenti interni dell’anima e del corpo. Uno schema che rammenta Vitruvio e in seguito Leonardo, ma arricchito di un misticismo senza precedenti né successori. L’autrice ce lo spiega con una sapienza straordinaria. Dieci e lode.

Sara Salvadori Skira, Milano 2021 144 pp., 474 ill. colore € 35

POWER AND PRESTIGE

Nel numero di gennaio 2022 di “Art e Dossier” Claudio Pescio ha ben recensito la mostra veneziana sui bastoni di comando dell’Oceania, della quale questo è il catalogo. Organizzata a Venezia dalla Fondazione Giancarlo Ligabue, conclusasi a marzo, proseguirà al Musée du Quai Branly a Parigi (8 giugno - 25 settembre). Per chi non l’abbia potuta vedere, e abbia la possibilità di tornare a viaggiare, è da non perdere. L’arte dell’Oceania da noi è ancora poco nota, e la Fondazione Ligabue è benemerita per patrocinare eventi curati da studiosi di fama internazionale. Questa pluralità di culture merita la massima attenzione, e anche la nostra rivista cerca di parlarne spesso, con articoli e dossier. Questo libro, dedicato ai bastoni di comando, finemente intagliati e decorati, sono certa possa appassionare anche chi fino a ora non si sia mai interessato ai manufatti prodotti nelle centinaia di isole del più vasto oceano del mondo. I saggi proposti si leggono quasi come un romanzo, e si è aiutati anche da mappe e tavole cronologiche. I bastoni di comando sono stati, finora, fra gli oggetti meno esposti nei musei etnografici, pur essendo una produzione copiosa, non solo come armi da guerra ma anche come oggetti di culto. Fa bene Hooper a rammentare il Moby Dyck di Melville e la repulsione di Ismaele per questi strumenti interpretati solo come mezzi di violenza (come se la nostra civiltà non ne fosse ricolma). È ora di guardarli anche con occhi diversi. Non ne erano esposti perfino nella magnifica mostra Oceania (Londra, Royal Academy, autunno 2014, e poi Parigi, Quai Branly). Ne riparliamo anche perché il 31 gennaio è giunta notizia di una scoperta che cambia le carte in tavola sulla datazione di oggetti che di solito si fanno risalire, indietro nel tempo, al massimo al XVIII secolo. Un Kinikini esposto in mostra, ovvero un bastone di comando a pagaia lungo centotrentaquattro centimetri, ricoperto da una patina scura, proveniente dalle Figi, veniva datato tra XVIII e XIX secolo. Esaminato al radiocarbonio in un laboratorio di Mannheim, ha ora indicato, con grande probabilità, che l’albero da cui proviene il legno è morto tra 1491 e 1638: anche se il dato si riferisce al materiale e non al manufatto, il bastone ha senz’altro un’età compresa tra i trecentottanta e i cinquecentotrent’anni circa. Dunque c’è ancora tanto da studiare. E da ammirare.


A cura di Steven Hooper Skira / Fondazione Giancarlo Ligabue, Milano 2021 320 pp., 308 ill colore. € 59

CAROTO

Giovan Francesco Caroto (1480 circa - 1555) è uno dei più interessanti pittori veronesi del Cinquecento, esponente di spicco della cultura figurativa a cavallo fra Rinascimento e manierismo. Tutti lo conosciamo per quell’inaudito ritratto del ragazzo che si volta verso lo spettatore con sguardo fra il divertito e il sornione, mentre tiene in mano lo schizzo di un bamboccio, uno di quelli che i bambini di tutte le epoche disegnano nei primi anni di vita. Il quadretto (che chiamiamo così solo per le ridotte dimensioni) è un olio su tavola di 37 x 29 cm. Conservato a Verona, città natale dell’artista, al Museo di Castelvecchio, fa bella mostra nella copertina di questa prima esauriente monografia sul pittore, pubblicata nel 2020 ma ripresentata adesso, in occasione della mostra promossa dai Musei civici scaligeri, che nel Palazzo della Gran guardia si terrà dal 12 maggio al 2 ottobre prossimo. La mostra promette prestiti da collezioni italiane e straniere, e si propone di divulgare la storia e l’opera di un artista viaggiatore, che Giorgio Vasari per primo esaltava come uomo di lettere, allievo di Liberale da Verona e di Mantegna, e poi attivo in molte città e corti: dalla Mantova dei Gonzaga alla Milano dei Visconti alla Casale Monferrato del marchese Bonifacio Paleologo, e poi, di nuovo, a Verona. Nell’edizione del 1568 delle Vite Vasari dice che Giovan Francesco fu il primo, nella sua città, a far «bene i paesi», e non si fatica a credergli, a giudicare dai bei paesaggi che fanno da sfondo a molte delle sue tele a carattere sacro. Ma dice anche che fu uomo di spirito, di battuta pronta, come ancora non si fatica a credergli, per tornare al celebre ritratto del fanciullo dai capelli rossi. Databile attorno al 1515- 1520, per la posa e il sorriso viene giustamente accostato nel libro, e s’immagina alla mostra, assieme ad altri confronti, al bambinetto sorridente, con un giocattolo in mano anziché il foglio col disegno, dipinto diversi anni dopo dal lombardo Bernardo Luini (ora a Peterborough, Regno Unito), celebre artista leonardesco che pare si sia formato proprio a Verona. Il libro, e di conseguenza la mostra, illustra anche l’attività del fratello minore Giovanni, dallo spiccato gusto antiquario, capace di splendide raffigurazioni delle antichità delle quali era (ed è tuttora) disseminata la splendida città veneta. Parleremo della mostra su www.artedossier.it

A cura di Francesca Rossi, Gianni Peretti, Edoardo Rossetti Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (Milano) 2020 240 pp., 150 ill. colore e b.n. € 39

INVENTARE I LIBRI

Alessandro Barbero, col suo impareggiabile stile, con la sua verve narrativa che abbina all’acribia di storico, ci regala con questo libro la prima veridica storia di una famiglia di primo piano - i fiorentini Giunta o Giunti - nelle vicende, talvolta sfortunate, fra successi e improvvisi declini, che s’intrecciano con le origini dell’editoria: cioè fabbricazione e commercio della carta, nascita della tipografia, produzione e commercio dei libri. Come sempre lo scrittore e studioso, che si è a lungo aggiornato sui documenti di archivio, riesce a rendere appassionante un argomento che lui per primo ha confessato di ritenere forse un po’ noioso. Non lo è affatto, naturalmente, e non solo per chi ami appassionatamente i libri. Anzi, è da augurarsi che grazie alla fama di Barbero, alla sua capacità di divulgare al largo pubblico, grazie, insomma, proprio a questo libro interessante e anche divertente, si appassionino ai libri cartacei anche le più giovani generazioni, meno avvezze a quello che per secoli è stato il principale mezzo di comunicazione e di sapienza, INVENTARE I LIBRI e che ha regalato e regala infinita gioia e aperture mentali a chi vi si accosti e impari a farne uso. Partendo dai documenti della storica portata al catasto del 1427, la prima dichiarazione dei redditi fiorentini, ripercorriamo in questo libro, che è assieme saggio e romanzo (ma non fiction), le avventure, è proprio il caso di dirlo, di una famiglia di “industriali dell’epoca”, partendo dal capofamiglia, umile ma arguto cittadino di periferia, Giunta di Biagio, e dei suoi figli Filippo e Lucantonio Giunti. Nasce un primo commercio, e Barbero sottolinea che gli stessi che si specializzavano in carta, pergamena, scritta o bianca che fosse, erano iscritti all’Arte dei medici e degli speziali, che radunava vari mestieri, compreso quello dei pittori. A conferma del carattere multidisciplinare e della brillante versatilità delle botteghe fiorentine, e non solo fiorentine. Fra alterne vicende, seguiamo i Giunti cartolai e poi tipografi e mercanti di libri fra Firenze e Venezia, fino al bel saggio di Aldo Cecconi sulle vicende, fra Cinquecento e Seicento, degli eredi. Allora i Giunti raggiunsero l’apice della fama, con decine di mirabili edizioni come quella, fra le tante, delle Vite del Vasari. Oggi le giuntine sono ambite dai bibliofili di tutto il mondo per accurata bellezza e rarità.


Alessandro Barbero con un saggio di Aldo Cecconi Giunti, Firenze 2022 528 pp. € 20

ART E DOSSIER N. 397
ART E DOSSIER N. 397
APRILE 2022
In questo numero: ARTE CONTEMPORANEA - Danh Vo, Isamu Noguchi, Park Seo-Bo; CAMERA CON VISTA - Sorrentiniano non è un aggettivo; STORIE A STRISCE - Diabolik, il re del terrore; BLOW UP - Maier; GRANDI MOSTRE. 1 - La 59* Biennale di Venezia. Oltre i confini dell’umano di Ilaria Ferraris con un’intervista; GRANDI MOSTRE. 2 - Marlene Dumas a Venezia.La fine è aperta; GRANDI MOSTRE. 3 - Architette da inizio Novecento a oggi a Roma.La curva invade gli edifici; XXI SECOLO - Intervista a Mark Steinmetz. Nel tempo, sospeso, qualcosa accade; GRANDI MOSTRE. 4 - Alexander Calder a Rotterdam.Sfidare la legge di gravità; PAGINA NERA - Della villa (un impero) resta solo un mistero; LETTURE ICONOLOGICHE - Il campo di grano con corvi di Van Gogh.Niente di sinistro in quel cielo tempestoso; GRANDI MOSTRE. 5 - Dai romantici a Segantini a Padova. Le scelte poetiche; STUDI E RISCOPERTE. 1 - Le figure di spalle.Verità nascoste; STUDI E RISCOPERTE. 2 - Il vuoto evocativo in Botticelli e Malevič. Il pieno nel vuoto; L’OGGETTO MISTERIOSO - Da Tonga a Stonehenge (passando per Malta); IN TENDENZA - Dumas, una mattatrice doc.