Grandi mostre. 5
Dai romantici a segantini a Padova

LE SCELTE POETICHE
DI REINHART

Un selezionato nucleo di opere emblematiche di maestri tedeschi e di pittori elvetici (alcuni dei quali dimenticati), parte integrante della raccolta di Oskar Einhart, tra le più importanti collezioni svizzere nate tra otto e novecento, è ora in mostra. Ce ne parla qui il curatore del progetto espositivo.

Marco Goldin

La mostra di Padova offre un’alta selezione tratta dalla straordinaria raccolta di opere di Oskar Reinhart, vissuto tra il 1885 e il 1965. Essa presenta delle peculiarità che la rendono unica tra le grandi collezioni svizzere nate tra Ottocento e Novecento. Reinhart aveva guardato sempre alla qualità artistica che, dal suo punto di vista, era espressa compiutamente soprattutto dai pittori francesi, che quindi vi occupano un posto di rilievo: da Poussin a Chardin fino a Van Gogh e Cézanne. Egli però prediligeva quello che definiva «il contenuto poetico ed emozionale» al semplice virtuosismo pittorico. Per questo gli impressionisti vennero in un certo senso un po’ ignorati. 


Per l’arte tedesca seguì gli identici criteri che lo avevano guidato nella scelta di opere francesi del medesimo periodo, prediligendo l’eccellenza più spiccatamente pittorica. Ispirato dalle teorie sull’arte di Julius Meier-Graefe - soprattutto la sua Storia dell’arte moderna, pubblicata per la prima volta nel 1904 - e dalla grande esposizione centenaria di Berlino nel 1906, in cui lo stesso Meier-Graefe e gli altri due curatori, Von Tschudi e Lichtwark, avevano riscoperto la poesia dipinta dei romantici e il sentimento verso la natura dei realisti, Reinhart incluse nella sua collezione molti artisti. Tra essi soprattutto Friedrich, e poi Runge, Dahl e Kersting, che ritornarono in auge proprio grazie alla mostra berlinese, e altri il cui merito è stato riconosciuto più di recente, tra questi Von Marées, Leibl e Thoma. In questa parte della collezione campeggia il quadro Le bianche scogliere di Rügen di Friedrich, uno dei veri fondamenti del gusto romantico e immagine simbolo della mostra di Padova. Al di fuori della Germania, è proprio la Fondazione Reinhart di Winterthur (Svizzera) a possedere il maggior numero di opere del pittore di Greifswald. 


Emerse subito, nel collezionismo di Reinhart, la ricerca di opere che dessero il senso delle ricerche iniziali degli artisti, per comprenderne i motivi fin dal principio. E talvolta l’amore verso gli studi preparatori, più ancora che le opere nella loro versione definitiva. Come se in queste ultime fosse mancata la spontaneità, quella che invece egli mostrava di rintracciare nelle versioni preliminari. 


Nel suo articolo del 22 aprile 1932, apparso sul “National- Zeitung” di Basilea, e intitolato Die Sammlung Oskar Reinhart. Zur Austellung in der Kunsthalle, Georg Schmidt annotava come Reinhart apprezzasse «la brillantezza piuttosto che l’oscurità, la semplicità piuttosto che le sofisticherie, la morbidezza piuttosto che la durezza, l’approccio sensuale piuttosto che l’espressione cerebrale».


REINHART PREDILIGEVA QUELLO CHE DEFINIVA «IL CONTENUTO POETICO ED EMOZIONALE» AL SEMPLICE VIRTUOSISMO PITTORICO


Giovanni Segantini, Paesaggio alpino con donna all'abbeveratoio (1893 circa), Winterthur, Kunst Museum Winterthur, Fondazione Oskar Reinhart, come le altre opere riprodotte in questo articolo.


Arnold Böcklin, Bambini che intagliano zufoli (1865).

Ferdinand Hodler, Louise-Delphine Duchosal (1885).


Di Caspar David Friedrich: Le bianche scogliere di Rügen (1818);


Di Caspar David Friedrich: Donna sulla spiaggia di Rügen (1818 circa).

Nel 1922, in un tempo in cui i collezionisti svizzeri erano concentrati esclusivamente sull’arte francese, Reinhart si trovò a esprimere così la sua opinione: «Importanti collezionisti privati acquistano unicamente quadri francesi e mostre di arte francese abbondano. Tuttavia, ci sono anche i maestri tedeschi e spero di riunire, nel corso degli anni, una piccola ma selezionata collezione di opere tedesche ». In effetti, così come per i quadri di Friedrich, Oskar Reinhart creò la più importante collezione di pittura tedesca al di fuori della Germania. 


Egli ebbe anche il merito di riscoprire alcuni pittori svizzeri dimenticati come François Ferrière, Caspar Wolf, Friedrich Simon, Frédéric Dufaux e Daniel Ihly e fu il primo a considerare Wolf il più importante paesaggista svizzero del XVIII secolo, come si vede meravigliosamente nei quadri iniziali della mostra. Un altro fiore all’occhiello della collezione, nella sua parte svizzera, sono i ventisette lavori di Ferdinand Hodler, quattordici dei quali adesso in esposizione. Hodler, uno dei nomi più significativi in Europa a cavallo tra i due secoli. La preferenza di Reinhart andava, secondo la sua consueta inclinazione critica, alle opere del realismo giovanile e solo successivamente ai paesaggi finali di montagna, soprattutto dopo la lettura della monografia che Mühlestein e Schmidt dedicarono a Hodler nel 1942. 


La convinzione di Oskar Reinhart era che l’essere troppo prossimi alla contemporaneità non consentisse di vedere con la dovuta chiarezza le opere e dunque non fosse consigliato acquistarle. Posizione perfettamente espressa in una lettera indirizzata alla Galerie Abels di Colonia nel 1935: «Per evitare un’inutile corrispondenza tra noi, vi pregherei di non offrirmi ulteriormente quadri di pittori tedeschi viventi». In un’altra lettera, inviata a Dresda a Will Grohmann il 10 gennaio 1934, negava il suo consenso a supportare un’edizione dei disegni di Paul Klee, «dal momento che l’arte di Klee è distante da me». E nel 1929 aveva scritto al consiglio del Kunstverein di Winterthur: «Il nostro pubblico, senza alcun dubbio, trarrebbe maggior godimento da un paesaggio di Zünd che da una serie dei nostri quadri di artisti stranieri». 


La parte della collezione, e quindi della mostra di Padova dedicata all’arte svizzera, tocca comunque, a mano a mano che arriva la conclusione del secolo, maggiori connotati di modernità rispetto a quella tedesca, procedendo, dopo Wolf, da paesaggisti incantevoli, sulla scia di Corot, come Calame e Menn fino ad artisti quali Segantini, Amiet e Giovanni Giacometti. 


Il metodo di Reinhart gli consentiva di mettere insieme opere di epoche non coincidenti. Egli aveva dapprincipio previsto la sua collezione come un “musée imaginaire”, tanto da aspettare talvolta decenni perché un quadro si rendesse disponibile per l’acquisto. Gli capitò per esempio con Böcklin, di cui la mostra adesso aperta comprende quattro dipinti straordinari, tra i quali campeggia il capolavoro Pan nel canneto


All’inaugurazione della Fondazione Oskar Reinhart, il 21 gennaio 1951, dichiarò: «Una collezione con un suo preciso carattere non può essere messa insieme in pochi anni ma nel corso dei decenni». Egli aveva cercato e poi trovato. Quadri che rispondessero al suo gusto, fatto di eleganza e armonia. Non si era curato della modernità ma aveva assecondato il proprio sentire. Fino in fondo, senza il timore di non essere contemporaneo abbastanza.


LA POESIA DIPINTA DEI ROMANTICI E IL SENTIMENTO VERSO LA NATURA DEI REALISTI


Caspar Wolf, Veduta dal Bänisegg sul ghiacciaio inferiore del Grindelwald e sul massiccio del Fiescherhorn (1774).


Arnold Böcklin, Pan nel canneto (1856-1857);


Caspar David Friedrich, Città al sorgere della luna (1817).

Dai romantici a Segantini. Storie di lune e poi di sguardi
e montagne. Capolavori della Fondazione Oskar Reinhart

a cura di Marco Goldin
Padova, Centro San Gaetano, fino al 5 giugno
orario 10-18, mercoledì e giovedì 10-13 / 14.30-19,
venerdì 10-13 / 14.30-20, sabato 10-13 / 14-20,
domenica 10-19.30, martedì chiuso
catalogo Linea d’ombra
www.lineadombra.it

ART E DOSSIER N. 397
ART E DOSSIER N. 397
APRILE 2022
In questo numero: ARTE CONTEMPORANEA - Danh Vo, Isamu Noguchi, Park Seo-Bo; CAMERA CON VISTA - Sorrentiniano non è un aggettivo; STORIE A STRISCE - Diabolik, il re del terrore; BLOW UP - Maier; GRANDI MOSTRE. 1 - La 59* Biennale di Venezia. Oltre i confini dell’umano di Ilaria Ferraris con un’intervista; GRANDI MOSTRE. 2 - Marlene Dumas a Venezia.La fine è aperta; GRANDI MOSTRE. 3 - Architette da inizio Novecento a oggi a Roma.La curva invade gli edifici; XXI SECOLO - Intervista a Mark Steinmetz. Nel tempo, sospeso, qualcosa accade; GRANDI MOSTRE. 4 - Alexander Calder a Rotterdam.Sfidare la legge di gravità; PAGINA NERA - Della villa (un impero) resta solo un mistero; LETTURE ICONOLOGICHE - Il campo di grano con corvi di Van Gogh.Niente di sinistro in quel cielo tempestoso; GRANDI MOSTRE. 5 - Dai romantici a Segantini a Padova. Le scelte poetiche; STUDI E RISCOPERTE. 1 - Le figure di spalle.Verità nascoste; STUDI E RISCOPERTE. 2 - Il vuoto evocativo in Botticelli e Malevič. Il pieno nel vuoto; L’OGGETTO MISTERIOSO - Da Tonga a Stonehenge (passando per Malta); IN TENDENZA - Dumas, una mattatrice doc.