Intervista a Cecilia Alemani, curatrice della 59. Esposizione internazionale d’arte

IL LATTE
DEI SOGNI

Ludovico Pratesi

Trent’anni fa Jeffrey Deitch curava la mostra Post Human (1992) e trent’anni dopo la tua Biennale, intitolata Il latte dei sogni ripropone una mostra dove il postumano è uno dei temi principali. Un omaggio o una coincidenza?
La mostra di Deitch era focalizzata su un concetto di postumano anni Novanta, mentre questa si basa sull’idea di postumanesimo, più culturale che fisico, meno corporeo. La mia Biennale guarda piuttosto alle teorie filosofiche di Rosi Braidotti.

Una struttura fluida, un titolo legato a un’opera d’arte, una narrazione armonica simile a un libro, capsule del tempo che ricordano i para-padiglioni del 2011: qual è la differenza tra la tua Biennale e le tre edizioni precedenti, Illuminazioni (2011), Il Palazzo Enciclopedico (2013), Viva Arte Viva (2017)?
Nella mia pratica curatoriale ho spesso utilizzato titoli che avevano a che fare con testi letterari, come in questo caso riprendendo il titolo del libro di Leonora Carrington. Le mie capsule, realizzate dai designer Formafantasma, le ho immaginate come piccole ma dense oasi di approfondimento.

Quali criteri hai seguito per la selezione degli artisti?
Non potendo viaggiare ho ingaggiato un gruppo di quindici “advisors”, che mi hanno suggerito artisti delle zone del mondo che conoscevo meno come l’Asia o l’Africa. Ho guardato ottomiladuecentocinquanta portfolio degli artisti e ho fatto quattrocento “studio visit” su zoom.

Il latte dei sogni è una mostra di artisti o di opere?
È una mostra di persone e personalità.

Un allestimento firmato da Formafantasma. Quali criteri ti hanno portato a una scelta del genere?
In passato i curatori avevano sempre scelto architetti. Personalmente volevo che le capsule fossero allestite e curate in maniera diversa dal resto della mostra, come se costituissero tutte insieme una mostra parallela, composta da personalità dimenticate della storia dell’arte e quindi ho optato per Formafantasma.

Ottanta nuove produzioni di opere è un risultato davvero importante. Un tuo suggerimento o una richiesta degli artisti? 

È importante esporre lavori nuovi in Biennale, che sono stati realizzati con finanziamenti privati. 


Quali sono le urgenze e le problematiche degli artisti invitati a Il latte dei sogni?
Il corpo e i corpi, le declinazioni dei corpi, l’identità dei corpi, i rapporti tra corpi e tecnologie, il rapporto tra i corpi e il pianeta. Sono temi suggeriti dalle conversazioni con gli artisti, che hanno indicato queste tematiche come urgenti e al centro delle loro investigazioni.

Qual è il messaggio di Il latte dei sogni?
Si tratta di una mostra internazionale con una pluralità di voci, a volte cacofonica; non omogenea né monocorde. Vorrei che il visitatore potesse conoscere non solo le ultime tendenze del contemporaneo ma anche tante storie meno note e vedere alcuni capolavori museali che di solito non si vedono alla Biennale. Mi piacerebbe che il visitatore avesse voglia di crearsi un proprio percorso, anche attraverso i padiglioni nazionali e le tante mostre in giro per Venezia, per festeggiare il ritrovarsi insieme dopo tanti mesi di isolamento, in una grande celebrazione dell’arte. 


Durante i due anni di preparazione, che sogni hai fatto?
Incubi direi… A parte gli scherzi, per molto tempo ho pensato che potesse essere la Biennale della rinascita, del ritrovarsi. Ora sono un pochino meno ottimista sullo stato del mondo… Ho lavorato nel segno dell’incertezza, e non è stato facile.

Quando hai curato il Padiglione Italia nel 2017 avevi pensato di poter curare una Biennale?
Mai. Forse qualcuno me l’aveva chiesto allora, ma non gli avevo dato peso. Pensavo piuttosto di poter essere invitata a partecipare a una giuria, visto che ci deve essere sempre un rappresentante italiano. Quando mi ha invitata Baratta mi sono sentita onorata! 


La massiccia presenza delle artiste è casuale o voluta?
Nelle mostre che ho curato ho fatto sempre attenzione alla presenza femminile, e il tema che ho scelto ha portato a questo risultato, senza però nessuna volontà a priori.


QUESTA BIENNALE «SI BASA SULL’IDEA DI POSTUMANESIMO PIÙ CULTURALE CHE FISICO, MENO CORPOREO.
È UNA MOSTRA DI PERSONE E PERSONALITÀ»


Cecilia Vicuña, Leoparda de Ojitos (1977).


Un ritratto di Cecilia Alemani.


Baya Mahieddine, Donna con cesto e gallo rosso (1947).

59. Esposizione internazionale d’arte della Biennale di Venezia

Il latte dei sogni
23 aprile - 27 novembre
Venezia, Padiglione centrale ai Giardini
della Biennale, Arsenale
Partecipazioni nazionali: Giardini della Biennale,
Arsenale, sedi varie nella città di Venezia
orario 11-19 (dal 27 settembre: 10-18)
info e prenotazioni 041-5218828
catalogo La Biennale di Venezia
www.labiennale.org

ART E DOSSIER N. 397
ART E DOSSIER N. 397
APRILE 2022
In questo numero: ARTE CONTEMPORANEA - Danh Vo, Isamu Noguchi, Park Seo-Bo; CAMERA CON VISTA - Sorrentiniano non è un aggettivo; STORIE A STRISCE - Diabolik, il re del terrore; BLOW UP - Maier; GRANDI MOSTRE. 1 - La 59* Biennale di Venezia. Oltre i confini dell’umano di Ilaria Ferraris con un’intervista; GRANDI MOSTRE. 2 - Marlene Dumas a Venezia.La fine è aperta; GRANDI MOSTRE. 3 - Architette da inizio Novecento a oggi a Roma.La curva invade gli edifici; XXI SECOLO - Intervista a Mark Steinmetz. Nel tempo, sospeso, qualcosa accade; GRANDI MOSTRE. 4 - Alexander Calder a Rotterdam.Sfidare la legge di gravità; PAGINA NERA - Della villa (un impero) resta solo un mistero; LETTURE ICONOLOGICHE - Il campo di grano con corvi di Van Gogh.Niente di sinistro in quel cielo tempestoso; GRANDI MOSTRE. 5 - Dai romantici a Segantini a Padova. Le scelte poetiche; STUDI E RISCOPERTE. 1 - Le figure di spalle.Verità nascoste; STUDI E RISCOPERTE. 2 - Il vuoto evocativo in Botticelli e Malevič. Il pieno nel vuoto; L’OGGETTO MISTERIOSO - Da Tonga a Stonehenge (passando per Malta); IN TENDENZA - Dumas, una mattatrice doc.