Storie a strisce

DIABOLIK,
il re del terrore

Sergio Rossi

Tra film e mostre, le celebrazioni dei primi sessant’anni di uno dei personaggi più iconici e multimediali del nostro immaginario

Più di novecento storie pubblicate. Due film, uno del 1968 e un altro del 2021, e altri due già in lavorazione. Un podcast, Les Diaboliques, a cura di Chiara Tagliaferri, e due mostre a Torino (città che ricorrerà spesso nelle prossime righe): l’una, Colpo grosso al museo (terminata il 6 marzo) al MAUTO - Museo dell’automobile, l’altra, Diabolik alla Mole (conclusa il 14 febbraio), al Museo nazionale del cinema, ospitato alla Mole antonelliana. Sono solo alcune delle iniziative che celebrano Diabolik ed Eva Kant, che a novembre festeggeranno sessant’anni di ininterrotta vita editoriale. 


Il primo numero di “Diabolik”, dal titolo Il re del terrore, uscì infatti il 1° novembre 1962 in poche migliaia di copie nelle edicole del Nord Italia, soprattutto a Milano e a Torino. I disegni, rozzi ma efficaci nel creare una drammatica tensione narrativa, erano di Angelo Zarcone detto “il Tedesco”, che sparì dalla circolazione dopo aver consegnato il lavoro. La storia era scritta da Angela Giussani, che da lì a poco sarebbe stata affiancata dalla sorella Luciana, usando come fonte di ispirazione Fantômas, l’imprendibile ladro dell’omonima serie di romanzi ideata dai francesi Marcel Allain e Pierre Souvestre. 


Il nome del protagonista era stato probabilmente ispirato a quello del misterioso Diabolich, una specie di serial killer che aveva rivendicato un omicidio avvenuto a Torino quattro anni prima, personaggio che aveva già ispirato il romanzo Uccidevano di notte scritto da Italo Fasan, e poi il film Totò Diabolicus, regia di Steno, uscito nell’aprile 1962. All’epoca, Angela Giussani, sposata con l’editore Gino Sansoni, proprietario della casa editrice Astoria, aveva aperto la propria etichetta editoriale che aveva chiamato, per filiazione coniugale, Astorina. Dopo un paio di pubblicazioni chiuse dopo pochi numeri, Angela centra il colpo grosso con “Diabolik”. Grazie alle atmosfere nere, il formato tascabile e le storie autoconclusive di centoventi pagine, lunghezza perfetta per coprire i viaggi dei pendolari che affollavano i treni locali, al Re del terrore bastarono pochi mesi per vendere centinaia di migliaia di copie, finire sotto sequestro per «incitamento alla corruzione», essere parodiato al cinema da Dorellik (film di Steno del 1967 con protagonista Johnny Dorelli), e generare una schiera di epigoni in edicola, tutti con una K nel nome. 


La consacrazione definitiva del personaggio avviene nei primi anni Settanta, quando il disegnatore torinese Sergio Zaniboni delinea la fisionomia definitiva di Diabolik ed Eva, mentre Angela, da tempo separata dal marito, e Luciana decidono di raccontare nelle loro storie, tra un furto di gioielli e un inseguimento con l’ispettore Ginko, anche i grandi cambiamenti nella società italiana come il divorzio e l’avanzata dei diritti delle donne. Tutto questo e altro ancora è stato raccontato sia nella mostra al MAUTO, dedicata all’automobile di Diabolik ossia l’iconica Jaguar E-Type creata nel 1961 dal progettista inglese Malcom Sayer, sia in quella al Museo del cinema dove, accanto alle pagine delle storie a fumetti ricche di note sugli oggetti di design ivi rappresentati, si è avuta la possibilità di vedere foto inedite del film dei fratelli Manetti - scritto insieme al compianto Michelangelo La Neve e a Mario Gomboli -, che ha raccolto l’eredità delle sorelle Giussani, e gli oggetti di lavoro del Re del terrore (come la spara-acido e la spara-aghi), ed “entrare” virtualmente in una scena del lungometraggio. Nel bel catalogo edito da Silvana Editoriale, in occasione dell’esposizione Diabolik alla Mole, si può leggere anche il racconto della difficoltà di tradurre in immagini questo personaggio che ha saputo rinnovarsi graficamente nel tempo senza mai tradire la matrice originaria. Come scrive nello stesso catalogo il produttore del film dei Manetti Carlo Macchitella, «solo la storicizzazione poteva infatti rendere plausibile e credibile un film su Diabolik oggi. Non si doveva cioè rendere contemporaneo il personaggio, ma produrre invece un film in costume che si ispirasse puntualmente al fumetto ma fosse cinema, puntando a una “production value” basata su una meticolosa operazione di ricerca sia a livello di scenografie che di location, di ambienti, di costumi o di automobili». Ma non solo. Ancora nel catalogo, i fratelli Manetti scrivono che questa scelta nasce anche dal desiderio di vedere sullo schermo il Diabolik che amavano da bambini, proprio quello degli anni Sessanta. «Nessun tentativo di rivoluzionarlo o di aggiornarlo», aggiungono, «semplicemente trasporre in cinema delle vicende, e delle emozioni, che abbiamo letto nel fumetto attraverso la nostra interpretazione e il nostro stile naturale. Nient’altro». Come a dire: il primo Diabolik non si scorda mai.


Le immagini qui pubblicate si riferiscono alle mostre di Torino da poco concluse: Diabolik alla Mole (Museo nazionale del cinema, ospitato alla Mole antonelliana, 16 dicembre 2021 - 14 febbraio 2022, www.museocinema.it), a cura di Luca Beatrice, Domenico De Gaetano e Luigi Mascheroni, catalogo Silvana Editoriale; Colpo grosso al museo (MAUTO - Museo dell’automobile, dal 16 dicembre 2021 al 6 marzo 2022, www.museoauto.com), a cura di Giosué Boetto Cohen.


Una foto da Diabolik (2021), di Antonio e Marco Manetti;


Un’immagine della mostra Colpo grosso al museo (Torino, Museo dell’automobile, conclusa il 6 marzo).


Una foto di Alfonso Avincola da Diabolik (1968), di Mario Bava, Torino, Museo nazionle del cinema.

Marco Lodola, Eva Kant (2021).


Maurizio Galimberti, Diabolik-Orchidea Rossa (2021).

ART E DOSSIER N. 397
ART E DOSSIER N. 397
APRILE 2022
In questo numero: ARTE CONTEMPORANEA - Danh Vo, Isamu Noguchi, Park Seo-Bo; CAMERA CON VISTA - Sorrentiniano non è un aggettivo; STORIE A STRISCE - Diabolik, il re del terrore; BLOW UP - Maier; GRANDI MOSTRE. 1 - La 59* Biennale di Venezia. Oltre i confini dell’umano di Ilaria Ferraris con un’intervista; GRANDI MOSTRE. 2 - Marlene Dumas a Venezia.La fine è aperta; GRANDI MOSTRE. 3 - Architette da inizio Novecento a oggi a Roma.La curva invade gli edifici; XXI SECOLO - Intervista a Mark Steinmetz. Nel tempo, sospeso, qualcosa accade; GRANDI MOSTRE. 4 - Alexander Calder a Rotterdam.Sfidare la legge di gravità; PAGINA NERA - Della villa (un impero) resta solo un mistero; LETTURE ICONOLOGICHE - Il campo di grano con corvi di Van Gogh.Niente di sinistro in quel cielo tempestoso; GRANDI MOSTRE. 5 - Dai romantici a Segantini a Padova. Le scelte poetiche; STUDI E RISCOPERTE. 1 - Le figure di spalle.Verità nascoste; STUDI E RISCOPERTE. 2 - Il vuoto evocativo in Botticelli e Malevič. Il pieno nel vuoto; L’OGGETTO MISTERIOSO - Da Tonga a Stonehenge (passando per Malta); IN TENDENZA - Dumas, una mattatrice doc.