Cortoon

TRA KAFKA
E KAUFMAN

Luca Antoccia

I motivi per occuparsi di Metropia (2009, di Tarik Saleh), oggi, a distanza di circa tredici anni dalla sua uscita, sono molti. Si impose all’attenzione del pubblico nella prima ondata di film d’animazione per adulti, di cui sono stati antesignani i francesi Renaissance (2006, di Christian Volckman) e Persepolis (2007, di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud) e il tedesco-israeliano Valzer con Bashir (2008, di Ari Folman), cosa che avrebbe dovuto spianargli la strada. Ma così non fu, forse perché Metropia è cupo, perfino più di Renaissance, e lontano dall’attualità politica di Persepolis e Valzer con Bashir


Così si è dovuto aspettare la sua uscita in dvd per iniziare a intravederne l’attualità. Stieg Larsson, che aveva firmato la sceneggiatura, era nel frattempo diventato uno scrittore planetario e si cominciava a produrre sempre più film distopici (genere a cui apparteneva appunto Metropia). Con l’arrivo poi della pandemia e con l’avvicinarsi di quel fatidico 2024, anno in cui è ambientato l’opera di Saleh, il confronto tra immaginazione e realtà odierna diventa irrimandabile. Tra paralisi energetica, controllo a distanza degli esseri umani e perfino una fantomatica “chiesa climatica”, in Metropia sono tanti infatti gli elementi profetici. Si consideri anche che il film presenta un’Europa soggiogata da una grande compagnia di trasporto che ha collegato tutto il territorio con un’unica metropolitana veloce e che, contemporaneamente, controlla le menti delle persone con uno shampoo capace - grazie al suo fluido diabolico contenente microchip - di installarsi nei bulbi piliferi dei fruitori utilizzando peli e capelli come antenne e di penetrare così nel loro cervello attraverso la cute e di condizionarne pensieri ad abitudini… 


È come se tutti i fantasmi della sociologia e della letteratura novecentesche si condensassero in questa strana pellicola: l’uomo eterodiretto di David Riesman, la sua folla solitaria, il Grande Fratello orwelliano, e gli incubi kafkiani, magari rivisitati da Charlie Kaufman (Eternal Sunshine of the Spotless Mind, 2004), certo. Ma Metropia sembra anche la versione da incubo di Anomalisa (2015, diretto dallo stesso Kaufman e da Duke Johnson). La pellicola di Tarik Saleh è in quattro colori, bianco, nero, celeste e rosso-bruno e richiama la raffinatezza di certa graphic novel (Shaun Tan, The Arrival, 2006) o animazione esteuropea (Piotr Dumala, Kafka, 1991). Sembra anche ispirarsi alla tecnica dada del collage di facce su corpi disegnati con personaggi dalle grandi teste che galleggiano su corpi gracili come in Hannah Höch e John Hartfield. E talune idee grottesche, come il contest televisivo The Asylum, che dà all’immigrato vincente il diritto di restare in Europa, sembrano rifarsi, oltreché all’attualità, alla vena bizzarra e surrealista di certe sequenze dell’Isola dei cani di Wes Anderson (2018).


Un frame da Metropia (2009), di Tarik Saleh.

ART E DOSSIER N. 398
ART E DOSSIER N. 398
MAGGIO 2022
In questo numero: FINESTRE SULL’ARTE - Il Pecci? Un organismo inclusivo; CORTOON - Tra Kafka e Kaufman; BLOW UP - Barnor; DENTRO L’OPERA - Un viaggio negli abissi (post) coloniali; GRANDI MOSTRE. 1 - Giorgio Griffa a Parigi. La ricerca del tratto primario; XXI SECOLO - Intervista a Zanele Muholi. Il ruggito della leonessa; GRANDI MOSTRE. 2 - Surrealismo e magia a Venezia. Nell’occulto, la libertà; GRANDI MOSTRE. 3 - Kandinskij a Rovigo. Musica per gli occhi; OUTSIDERS - Roberto Melli: lunga favolosa notte; GRANDI MOSTRE. 4 - Sickert a Londra. L’artista mascherato; GRANDI MOSTRE. 5 - Sorolla a Milano La felicità è un raggio di sole; PAGINA NERA - I problemi di un sito ritrovato avvilito; STUDI E RISCOPERTE - Gaspard Dughet e la campagna romana. Nella sua pittura abita Pan; GRANDI MOSTRE. 6 - Il Barocco genovese a Genova. I capolavori della Superba; ITINERARI - “Padova Urbs Picta”. Nel cuore della città dipinta; IN TENDENZA - Per Sickert, ora, un pallido successo; IL GUSTO DELL’ARTE - Il vegetale che mandava in estasi.