Grandi mostre. 6
Le donne nella pittura, da Tiziano a Boldini,
in due mostre, a Milano e a Brescia

Un’ossessione
dai mille volti

La presenza delle donne in quanto oggetto di raffigurazione artistica è ampiamente testimoniata in tutta la pittura occidentale.
Due mostre presentano una significativa rassegna dei modi in cui si è manifestato questo ricorrere della figura femminile. A partire da un contesto fondamentale, La venezia del cinquecento, in esposizione a milano, e con un percorso attraverso i secoli successivi a Brescia. Uno sguardo soprattutto maschile, con qualche eccezione.

Maurizia Tazartes

Sono state davvero trascurate per secoli le donne? Se si parla di diritti rispetto all’uomo, certamente sì, ma se si allude a rappresentazioni artistiche e omaggi alla bellezza, alla grazia, al fascino femminili, certamente no. A dimostrarlo, due mostre che, insieme, presentano quasi duecento immagini di donne, dal Cinquecento all’inizio del XX secolo.
La prima, Tiziano e l’immagine della donna nel Cinquecento veneziano, al Palazzo reale di Milano, curata con grande competenza da Sylvia Ferino-Pagden e già passata in versione diversa al Kunsthistorisches Museum di Vienna, è fortemente innovativa.

Dopo gli studi fondamentali svolti ormai alcuni decenni fa da Augusto Gentili e da Rona Goffen, le opere sono indagate nel loro significato e nel loro contesto, rileggendone i dettagli iconografici, anche alla luce di studi recenti. Che cosa rappresentavano, per esempio, i lunghi capelli delle donne sciolti sulle spalle o riuniti in complicate e sfarzose pettinature? O il seno nudo, il «mostrar le poppe», era un gesto lascivo o virtuoso? E lo sguardo, fuori o dentro il quadro? Ogni atteggiamento femminile, ma anche di coppia, viene analizzato attraverso fonti letterarie antiche, con un ampio lavoro di indagine documentato nei saggi di catalogo.

La mostra, che ha al centro Tiziano, si articola in sezioni che ci conducono dai “Ritratti” alle “Belle veneziane”, dalle “Coppie di amanti” alle “Eroine e sante”, dai “Letterati e poetesse” agli “Amori degli dei”, sino alle “Allegorie”. Un “prologo” presenta due capolavori - il Peccato originale di Tintoretto (Vienna, Kunsthistorisches Museum) e la Madonna col Bambino di Tiziano (Venezia, Gallerie dell’Accademia) - con le due figure femminili dell’Antico e del Nuovo testamento che hanno avuto un’influenza fondamentale nel determinare il ruolo della donna nella società cristiana lungo i secoli, compreso il Cinquecento veneziano.


Bernardino Licinio, Giovane donna e il suo spasimante (1520 circa).

E proprio in quel Cinquecento, la figura della donna ha un forte revival. I motivi? La sua valorizzazione negli scritti di intellettuali come Aretino, Bembo, Della Casa, Speroni, Ariosto e altri in una città che si stava affermando come capitale europea dell’editoria. La donna nella Serenissima aveva un ruolo importante nell’ambito famigliare, dove poteva disporre della propria dote, e di rappresentanza nel cerimoniale pubblico. Nel 1499 a Venezia vede la luce per i tipi di Aldo Manuzio l’Hypnerotomachia Poliphiliche descrive il “combattimento amoroso” sognato da Polifilo con centonovantasei xilografie popolate da molte immagini femminili. Le donne, lettrici di romanzi e poesie, erano spesso anche scrittrici, come Moderata Fonte; e poetesse come Veronica Gambara e la cortigiana Tullia d’Aragona vi costituiscono un universo colto e vivace in gara con quello maschile.

Tiziano partecipa a questo clima, è amico di scrittori, che ritrae in superbi dipinti, ed è per sua natura un pittore formidabile di bellezze femminili. Il bello, per lui, come per i suoi amici intellettuali, coincide con la femminilità. Né mancava, in tutto questo, una forte componente erotica che si estendeva dalla pittura alla poesia e viceversa (Ut pictura poesis, secondo il detto oraziano). Le donne diventano il centro del lavoro del grande artista e di altri artisti veneti. Così abbiamo i ritratti realistici come quelli di Isabella d’Este, marchesa di Mantova e promotrice delle arti e delle lettere, di sua figlia Eleonora Gonzaga della Rovere, duchessa di Urbino, della Figlia del pittore in veste di Lavinia.

Ma è soprattutto nei ritratti idealizzati che vediamo nella sezione “Le belle veneziane” che Tiziano e compagni - da Giorgione a Bernardino Licinio, da Palma il Vecchio a Paris Bordone a vari anonimi - creano bellezze misteriose e sensuali. Il modello è la Laura di Petrarca, le trecce bionde sparse sul collo, la pelle color latte, le guance rosate e le «stellanti ciglia». Donne, che a cominciare dalla Laura di Giorgione del 1506, quasi sempre scoprono (più o meno) il seno, con mille ulteriori allusioni seduttive, dal vestiario ai gioielli. Chi sono? Prostitute, cortigiane, amanti, spose? Che cosa ci vuol dire la Donna col cappello piumato di Tiziano?

Ad aiutarci a capire c’è l’Arte de’ cenni di Giovanni Bonifacio, un dizionario di fine Cinquecento che esamina centinaia di gesti del corpo, basandosi su fonti letterarie. Quel leggero sorriso, «riso dolce», per esempio, è un licenzioso invito all’amante, mentre il tentativo di coprire in parte il seno è indice di pudore: si gioca sull’ambiguità, tra lascivia e virtù. La Laura di Giorgione invece, circondata dal virtuoso alloro, apre il suo cuore ai sentimenti; ma se non ci fosse quella sacra pianta il significato potrebbe essere molto diverso.

Alla base di ogni immagine c’è la seduzione, che diventa più esplicita quando si tratta di coppie di amanti. Nella Giovane donna con il suo spasimante di Bernardino Licinio il giovane dichiara il suo amore, con una mano al petto e l’altra che stringe con delicatezza e passione il polso della donna che, a sua volta, con quell’ampio décolleté gli promette amore, piacere, fertilità. Anche i colori degli abiti hanno significati precisi; come i gioielli, che possono voler dire fedeltà, costanza nell’amore o altro ancora.

Tra le “belle” ci sono anche le eroine e sante, tratte da Livio o da Ovidio come Lucrezia, o dal Vecchio testamento come le varie Giuditta, Susanna, Maddalena, Salomè, protagoniste di libri e opuscoli nella Venezia del tempo. Simboli di onore, castità, coraggio, sacrificio, sono rappresentate nel momento della violenza subita o dovuta a una giusta causa, come raccontano Giuditta con la testa di Oloferne di Lorenzo Lotto del 1512 o Tarquinio e Lucrezia di Tiziano, o Susanna al bagno di Tintoretto.

Violenza e appagamento dei sensi nella sezione su “Gli amori degli dei”, tema in cui le immagini diventano fortemente erotiche. Venere ha un ruolo preminente, visto che il suo nome è associato al mito della fondazione di Venezia. Tiziano la dipinge più volte con piccole varianti e a volte con l’intervento della bottega. In Venere e Adone, del 1555-1557 circa, è scelto il momento drammatico in cui la dea, nuda e sensuale, si aggrappa al bell’Adone che la sta lasciando per la caccia. In Marte e Venere, capolavoro del 1550 circa, giunto da Vienna, l’eros giunge all’apice con quel «bacio amoroso, e lascivo», per dirla con Bonifacio, e Marte che le sfiora il gluteo sotto il velo: un dipinto reso con la pittura sciolta e luminosa della maturità. Poi c’è la Danae di Vienna nel pieno del piacere dei sensi con Giove che la impollina con la pioggia d’oro e lei che apre le gambe per accoglierla. Accanto a Tiziano, e al suo Ninfa e pastore del 1570-1575, ci sono altri maestri come Veronese con il Ratto d’Europa e Venere e Adone, Tintoretto con Leda e il cigno, Palma il Vecchio con le Ninfe al bagno

Opere che raccontano di cultura e sensualità nella Venezia del XVI secolo. Ma se ci chiedessimo: e dopo, che succede? E nel resto d’Italia? A rispondere è la mostra in corso a Brescia Donne nell’arte da Tiziano a Boldini, a cura di Davide Dotti, che tratta l’argomento tra tema e cronologia, sino all’inizio del Novecento, con una novantina di opere quasi tutte di collezione privata. Nel Seicento la rappresentazione della donna continua su tematiche molto simili a quelle del secolo precedente. Ci sono sante ed eroine bibliche come Susanna e i vecchioni (1628-1630) del tedesco Matteo Loves, attivo in Emilia, o Ester e Assuero del 1660-1665, del padovano Pietro Liberi. E donne del mito e della storia antica come la bella Flora (1635 circa) del bolognese Giovanni Giacomo Sementi e tanti altri esempi.

I ritratti come quello dell’elegante Teresa Dondini Spada del 1657 di Cesare Gennari, pur muovendosi sempre tra i due filoni di idealizzazione e realismo, acquistano nuove sfumature psicologiche. Accanto al ritratto celebrativo si afferma poi un tipo di ritrattistica che riguarda tutti gli strati sociali e si prolunga nel Settecento e Ottocento. Uno dei maggiori rappresentanti di questa tendenza è il bergamasco Fra Galgario, specialista del settore, che immortala aristocratiche e borghesi. Nel suo Ritratto di gentildonna (1725-1730), compare una donna in abito sobrio, il volto fine e pensoso, che sostiene leggermente il bordo di un velo, in una dimensione di quotidianità che si affermerà sempre di più. Lo dimostra la pittura del milanese Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto (1698-1767) nella prima metà del Settecento con dipinti come Ragazze che lavorano al tombolo, in cui la poesia e il realismo si spingono verso la caratterizzazione di volti, mani, oggetti. Così se da un lato continua la pittura aulica con i ritratti femminili di Andrea Appiani, Francesco Hayez, Pompeo Batoni e altri, sino a Boldini, dall’altro si afferma la pittura degli umili con tutte le sue tematiche, dalla maternità alla vita quotidiana, al lavoro, al nudo (con opere, tra gli altri, di Ettore Tito e Gino Piccioni).

Uno spazio particolare è dedicato alla natura morta al femminile in cui pittrici del Seicento come Fede Galizia, Giovanna Garzoni, Orsola Maddalena Caccia, Anna Stanchi, Elena Recco si impongono come raffinate specialiste di fiori, frutti, pesci, volatili.


Tiziano e bottega, Venere e Adone (1555-1557 circa).


Tiziano, Marte e Venere (1550 circa), Vienna, Kunsthistorisches Museum.


Tiziano, Ritratto di Eleonora Gonzaga della Rovere (1537 circa), Firenze, Uffizi.


Ettore Tito, Con la rosa tra le labbra (1895).


Gino Piccioni, Nudo sulla spiaggia (1905).

Tiziano e l’immagine della donna nel Cinquecento veneziano

a cura di Sylvia Ferino-Pagden
Milano, Palazzo reale
fino al 5 giugno 2022
orario 10-19, giovedì 10-22.30, lunedì chiuso
coprodotta da Comune di Milano e Skira Editore,
partner Fondazione Bracco
catalogo Skira
www.palazzorealemilano.it

Donne nell’arte da Tiziano a Boldini

a cura di Davide Dotti
Brescia, palazzo Martinengo, via dei Musei 30
fino al 12 giugno 2022
orario giovedì e venerdì 9-16.30, sabato e domenica
10-19, lunedì e martedì chiuso
catalogo Silvana Editoriale
www.amicimartinengo.it

ART E DOSSIER N. 396
ART E DOSSIER N. 396
Marzo 2022
In questo numero: FINESTRE SULL’ARTE - Poli opposti si attraggono; CORTOON - La strana coppia; BLOW UP - Biennale fotografia femminile; DENTRO L’OPERA - La pittura come specchio sul mondo; GRANDI MOSTRE. 1 Libero Spazio Libero a Bologna - Dalla parte delle donne; GRANDI MOSTRE. 2 Ruth Orkin a Bassano del Grappa - La freschezza dell’istante; XX SECOLO Gli autogrill di Angelo Bianchetti - Come ponti sul fiume di Laura Graziano; GRANDI MOSTRE. 3 Sophie Tauber-Arp a New York - L’incarnazione della modernità; OUTSIDERS - Evgen Bavčar: fotografo dell’invisibile; GRANDI MOSTRE. 4 Maria Maddalena a Forlì - La leggenda della santa peccatrice; GRANDI MOSTRE. 5 Plautilla Bricci a Roma - L’architettrice, la sua storia; PAGINA NERA - I sacelli di cultura hanno vita proprio dura; GRANDI MOSTRE. 6 Le donne nella pittura da Tiziano a Boldini, in due mostre a Milano e a Brescia - Un’ossessione dai mille volti; GRANDI MOSTRE. 7 La fabbrica del Rinascimento a Vicenza - Quattro eroi all’opera; STUDI E RISCOPERTE Il fuori campo nell’arte dal Trecento al Seicento - L’assenza presente; IN TENDENZA - Con Anguissola paga anche l’incertezza. GUSTO DELL’ARTE - Stinking rose.