MARLENE:
«SONO UNA BIONDA ARTIFICIALE»

Costruire un’immagine in un modo che sembra istintivo ma che ha dentro, in una stratificazione sofisticata e nascosta, la questione di cosa sia un’immagine, indagando la storia della pittura, della fotografia e del cinema, la stampa popolare, la poesia di Baudelaire e qualsiasi altra cosa riguardi l’essere umano e il suo specchiarsi nella rappresentazione. Questo è il lavoro di Marlene Dumas, affermatosi grazie alla connessione tra un impatto emotivo rapido delle opere e la complessità culturale. Senza riconoscere il lato intellettuale dell’artista non capiremmo le ragioni del suo valore.

Muove con umorismo gli occhi chiari, sposta continuamente i ricci biondi, apre spesso un sorriso infantile dentro un corpo materno. Ha vissuto per anni in una barca ancorata a riva nei canali di Amsterdam, fino a quando sua figlia le ha chiesto più stabilità. Non è mondana, non è sportiva, pare sicura di ciò che ha avuto e di ciò che vuole, pur saltando piacevolmente di palo in frasca nei suoi discorsi e forse nei suoi pensieri. Viaggia malvolentieri e ama una vita di concentrazione. Le piace leggere a letto di giorno e dipingere in studio di notte. Se non avesse una propensione per la conversazione, l’umorismo e il calore, la si potrebbe considerare un’asceta della pittura. In effetti il suo tempo è quasi completamente dedicato al lavoro nel suo grande e labirintico studio, tra fasci di pennelli disordinati e librerie in cui ammassa libri e faldoni pieni di ritagli. Del contesto artistico olandese condivide alcuni aspetti(1) ma il suo spazio di osservazione è il mondo, su cui si informa avidamente e di cui indaga soprattutto le condizioni disumanizzanti dell’esistenza(2).

Gli esordi sono stati difficili ma ricchi di mostre importanti: nel 1979 arriva una prima personale in una galleria parigina, nel 1982 la partecipazione a Documenta di Kassel curata da Rudi Fuchs, nel 1984 la Biennale di Sydney, nello stesso anno la prima personale in un museo, al Centraal Museum di Utrecht, nel 1992 di nuovo la Documenta con Jan Hoet, nel 1993 il prestigioso ICA di Londra, nel 1995 la Biennale di Johannesburg, sempre nel 1995 il padiglione Olanda della Biennale di Venezia, nel 1996 la Tate di Londra. Quanto al mercato, ha avuto un debutto clamoroso all’asta con The Teacher (sub a) (1987)(3), dopo il quale è rimasta al top nelle classifiche degli artisti contemporanei più quotati. Una tentazione costante per spiegare il suo successo è quella di immetterla nel novero delle “artiste donne”, sottolineandone la prospettiva femminista. Sarebbe una lettura facile e in parte giustificata, ma limitante e fondata sull’idea non comprovata che vi sia un fare precipuamente femminile(4).


Die Baba (1985).

Eye (2018).


The Teacher (sub a) (1987).

1 M. Hlavajova, Introduction Citizens and Subjects, in Citizens and Subjects: The Netherlands for example, a cura di R. Braidotti, Ch. Esche, M. Hlavajova, Utrecht 2007.
2 Cfr. E. Bedford, Questions of Intimacy and Relations, in Marlene Dumas, a cura di E Bedford, Intimate Relations, Amsterdam - Johannesburg2007.
3 Acquistato da una prestigiosa collezione privata per oltre tre milioni di dollari.
4 Cfr. la posizione del problema dell’artista donna in: R. Parker e G. Pollock, Old Mistresses: Women, Art and Ideology, Londra 1981; sul caso specifico cfr. S. Schade, The Biographical Exhibition as a Problem of Feminist Critique and the Case of the Exhibition Marlene Dumas-Female, in AA.VV., Curating in Feminist Thought, Reading, University of Reading Press, 2005, pp. 54-64.

MARLENE DUMAS
MARLENE DUMAS
Angela Vettese
Marlene Dumas (Città del Capo 1953) è tra le più influenti artiste contemporanee.Nata in Sudafrica, si è formata e poi definitivamente trasferita in Olanda. Si esprime con la pittura e il disegno, con molta parsimonia di segni e colore. Sembra muoversi nell’ambito dell’espressionismo, anche se in modo decisamente personale. I temi toccati dalla sua arte spaziano dalla sessualità alla violenza, dal razzismo all’Africa, esprimono il desiderio e la sofferenza, in una dimensione ambigua e provocatoria. L’ambito dei suoi soggetti è circoscritto alla figura umana, trattata in termini essenziali, spesso nuda e violentata, con linee pulite e sobrie che raggiungono però effetti emotivi fortemente coinvolgenti.