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Tra i più quotati
artisti pop

Daniele Liberanome

Peculiari il suo stile e le sue figure. Sarà per questo che Keith Haring non smette di sorprendere il mercato? Niente pare ostacolare la sua ascesa. Né la mancanza di certificati di autenticità delle sue opere né i multipli al posto di pezzi unici

Hanno fatto tutto il possibile per mettere in difficoltà il suo mercato, ma i prezzi che spunta continuano a farne uno degli artisti pop più quotati al mondo. Del resto, le icone di Keith Haring (1958-1990), il suo stile, lo hanno reso talmente noto e distinguibile da continuare a influenzare le nuove generazioni a ormai oltre un trentennio dalla sua prematura morte.

Chiunque riconoscerebbe come sua Untitled del 1982. Al centro un Radiant Baby che si muove a carponi, simbolo della purezza e dell’innocenza dell’uomo, che si confronta con dei cani abbaianti dipinti nella parte inferiore. Fanno riferimento alla dea egizia Anubi – metà uomo e metà sciacallo – a simboleggiare la mancanza di pietà del capitalismo e il male insito nei valori puramente materiali. La stessa scena era stata dipinta dall’artista nel murale realizzato sulle pareti delle scale della Grace House Youth Center di Manhattan nel 1983-1984. Quando la chiesa dell’Ascensione, proprietaria del centro cattolico giovanile, decise di mettere in vendita l’immobile (riconvertito in edificio residenziale), Untitled (The Church of the Ascension Grace House Mural) fu proposto in asta da Bonhams (New York, 13 novembre 2019) e venduto per 3,5 milioni di euro. La tecnica con cui Haring lo creò, come in genere ha fatto per tutte le sue opere, era da vero virtuoso; tracciava a mano libera le figure e gli arabeschi che le univano/dividevano, senza un minimo ripensamento e usando una gran quantità di colore.

Tutto ciò fa sembrare incredibile che l’artista abbia iniziato la sua carriera come semplice graffitaro sui muri delle metropolitane e da lì assurto agli allori e alla compagnia di mostri sacri come Warhol o Basquiat. Certo, quell’Untitled del 1982, di oltre 3 x 3 metri, fece grande sensazione quando venne presentato da Sotheby’s di New York il 18 maggio 2017, tanto da essere venduto per 5,8 milioni di euro. Va detto che l’acquirente, Anatole Shagalov della Nature Morte Gallery di Manhattan, non fu poi in grado di sostenere quel prezzo, tanto che nel luglio 2020 è stato obbligato a pagare una multa di circa 2 milioni di euro a Sotheby’s la quale ha poi venduto l’opera al dealer italo-spagnolo Marco Mercanti per i rimanenti 3,8 milioni di euro.

Simbologia diversa, ma sempre dal notevole impatto, la troviamo in Silence = Death che Haring realizzò e dedicò nel 1988 all’amico Basquiat, morto poco prima per overdose, e in genere alle vittime della piaga dell’Aids che in quegli anni stava dilagando negli ambienti artistici di New York e che avrebbe finito per uccidere anche lui. Ritroviamo nell’opera un gran numero delle sue tipiche figure umane stilizzate ispirate ai cartoni animati. Il quadro, rosa shocking, ha forma triangolare e ha lo stesso colore del simbolo utilizzato dalla comunità gay di quegli anni. Silence = Death è stata scambiata da Christie’s di New York il 15 maggio 2019 per 5,6 milioni di euro, complice il fatto che era accompagnata da un certificato di autenticità, una rarità in sé, emesso dalla Estate of Keith Haring. L’artista, infatti, aveva creato questo ente per definire quali fossero le sue opere originali, ma dal 2012 l’Estate ha sciolto il gruppo di autenticatori e non ha più emesso di conseguenza i certificati di autenticità. Di solito, queste sono pessime notizie per il mercato che incomincia a cadere a volte precipitosamente, ma Haring fa eccezione come indica la storia delle aste di un altro Untitled, stavolta del 1984 e di 1,5 x 1,5 metri. Si tratta per certi versi di un’opera profetica, perché prodotta proprio nell’anno in cui venne presentato il primo Apple Macintosh. Al centro un computer circondato da una serie di “mostri” stilizzati che catturano delle persone. L’opera venne presentata da Christie’s di Londra una prima volta il 4 ottobre 2018 e ben venduta per 4,4 milioni di euro, una seconda lo scorso 30 giugno (stessa casa d’asta e stesso luogo) e passata di mano per oltre 5 milioni di euro, una cifra davvero notevole viste le dimensioni (la metà del top lot Untitled 1982). La notizia di quella vendita ha fatto il giro del mondo perché è stata la prima occasione in cui una casa d’asta ha accettato un pagamento in criptovaluta, contribuendo ulteriormente al successo di Haring nonostante i problemi di autenticità. In tanta euforia, non è proprio da tutti acquistare neanche un multiplo dell’artista, a meno che la tiratura non sia davvero elevata. Andy Mouse, una serigrafia in cui Haring si fa beffe di Warhol e del suo successo commerciale, presentandolo come un topo della Disney con tanto di simbolo del dollaro sulla pancia, si vende anche per oltre 180mila euro (Christie’s New York, 1° novembre 2016), anche se Haring ne creò una trentina di esemplari. Il mercato è assetato delle sue opere e poco sembra fermarlo.

ART E DOSSIER N. 395
ART E DOSSIER N. 395
FEBBRAIO 2022
In questo numero: INCROCI AL CINEMA: Beuys e Richter; Un museo per Fellini. PITTURE PALEOLITICHE: La grotta degli spiriti. IN MOSTRA: A Milano: Steinberg; Gnoli; Divisionismo. Haring a Pisa, Ghirri a Polignano a mare. DILEMMI RIPRODUTTIVI: Copia: umana o fotografica?Direttore: Claudio Pescio