La mostra Libero Spazio Libero, promossa dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna durante Art City Bologna 2022, riunisce cinque artiste internazionali alquanto diverse tra loro. Eppure, Fabiola Naldi, che della mostra è curatrice, ha trovato un filo rosso per far dialogare una poetessa verbo-visuale, Giulia Niccolai, un’attivista femminista, Martha Rosler, un’ambientalista, Lucy Orta, un’antropologa, Claudia Losi, e un collettivo militante, conosciuto con lo pseudonimo femminile di Claire Fontaine(*). Ciò che tiene insieme la pratica di queste artiste, diverse per generazione e linguaggio, è una comune concezione e uso dello spazio, fisico e immaginato. Uno spazio che a volte si definisce come soggettivo e intimo, altre volte come critico e di denuncia sociale. In entrambi i casi, le artiste lo (ri)conquistano dandogli una precisa connotazione identitaria e site-specific.
Giulia Niccolai, recentemente scomparsa, è presente in mostra con due poesie visive provenienti dagli archivi del Museion di Bolzano: Poema, 1980, e Untitled (“Poema”), non datato. Figura di spicco nel panorama artisticoletterario del Novecento italiano, per quanto meno conosciuta dal grande pubblico rispetto ai suoi compagni di strada uomini (si legò inizialmente al Gruppo 63 e, in particolare, ad Adriano Spatola con il quale ebbe una lunga relazione sentimentale, di cui Francesco Guccini canta la fine in Scirocco), Niccolai si è distinta non solo per le sue sperimentazioni verbo-visuali. La sua raffinatezza intellettuale l’ha portata a eccellere, con pacata discrezione, nelle diverse attività che hanno dato senso e forma alla sua vita: la scrittura (è stata poetessa e insieme anche traduttrice e saggista), il buddismo, al quale si convertì nel 1990, e la fotografia, che intraprese giovanissima, quando a Milano cominciò a frequentare la cerchia del bar Jamaica (di cui facevano parte, tra gli altri, i fotografi Alfa Castaldi, Mario Dondero e Ugo Mulas).
Alle poesie “concrete” di Giulia Niccolai, la mostra affianca un’installazione e alcuni lavori linguistici, realizzati sulle pareti dello spazio espositivo, di Claire Fontaine; due video degli anni Settanta-Ottanta di Martha Rosler; una serie fotografica e un intervento, pensato ad hoc per le sale di palazzo Paltroni, sede della Fondazione del Monte, di Claudia Losi; una selezione di opere del progetto ambientalista Refuge Wear (1992-1998) di Lucy Orta.