A livello visivo, indubbiamente deve essere stato catturato dall'elemento della luce, dal modo in cui essa si posava sulle pietre delle strade, sul bianco delle case
È del 1982 un suo “menabò”, mai pubblicato, intitolato Tra albe e tramonti: cento immagini per la Puglia. Ci racconti le origini di questo progetto?
L’anno precedente, nel 1981, Luigi si era recato per la prima volta a Bari per la sua mostra Still-Life, organizzata da Gianni Leone, che conobbe proprio in quell’occasione. La mostra fu un successo e Gianni ebbe l’idea di invitare mio padre a fare ritorno in Puglia per fotografarla e raccontarla attraverso il suo sguardo. Luigi accettò e vi tornò l’anno seguente insieme a mia madre, in macchina, per girarla in lungo e in largo. Seguì la mostra alla Fiera del Levante di Bari, una selezione di cento immagini tra quelle che produsse durante il viaggio, e il libro rimase solo un progetto.
Un anno fa Gianni mi ha telefonato e mi ha proposto di riprendere in mano il “menabò” per ripubblicarlo. Felicissima, gli ho suggerito che avremmo dovuto non solo ripubblicare le foto del 1982, ma anche quelle relative ai tanti viaggi che i miei genitori fecero in Puglia successivamente, in parte per lavoro e in parte per fare visita a quelli che, col passare del tempo, non erano più solo collaboratori ma erano diventati per la mia famiglia dei veri e propri affetti, il gruppo di amici pugliesi a cui tutt’ora sono legata.
Queste sono state quindi le premesse che hanno portato alla mostra alla Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare e al libro pubblicato da MACK. Come hai lavorato per far dialogare le immagini scelte e selezionate da tuo padre nel 1982 con quelle, invece, inedite dei viaggi successivi?
È stato un lavoro delicato ed è difficile per me esplicitare i criteri con cui ci siamo mossi nella scelta. Abbiamo incluso ciò che Luigi ha stampato (e non pubblicato) rispettando i tagli da lui talvolta indicati. Poi si è deciso di allargare la scelta anche ad alcune immagini completamente nuove, che abbiamo ritenuto significative per una lettura complessiva, e comprensiva, della sua produzione in Puglia, e che saremmo stati felici di mostrare al pubblico. All’interno del libro, comunque, si troverà una riproduzione del “menabò” per intero per dare a tutti la possibilità di vedere la sequenza originale voluta da Luigi.
Il libro edito da MACK non è propriamente il catalogo della mostra. Cosa differenzia il libro dall’esposizione, nel “corpus” delle immagini?
Il libro comprende molte più immagini. In mostra se ne trovano quarantasette, il libro ne comprende quasi duecento e tutte quelle del “menabò” (ottantotto). Si tratta di due operazioni differenti, entrambe volte a raccontare l’avventura di Luigi in Puglia. Due progetti complementari ma non del tutto paralleli. Poi all’interno del libro troverete una conversazione tra Rosalba Branà, direttrice della Fondazione Museo Pino Pascali, e Gianni Leone, che ha avuto l’idea di realizzare una pubblicazione partendo da Tra albe e tramonti: cento immagini per la Puglia.
Stai facendo un puntuale e capillare lavoro con la parte inedita dell’archivio di tuo padre. Pensi che il “mai visto” di Luigi Ghirri possa modificare il modo di interpretare e di leggere il suo linguaggio?
Non tanto di modificarne la lettura, quanto di integrarla e approfondirla. Luigi affermava che ciò che non si vede nell’immagine fotografica, cioè quel che si trova al di fuori dell’inquadratura, è importante tanto quanto ciò che è incluso in essa. Lo stesso principio credo possa essere esteso alla fruizione di un archivio. Non bisogna dimenticare che Luigi è mancato a soli quarantanove anni, e durante la sua carriera spesso riprendeva immagini scartate in un primo momento. Tenere vivo un archivio significa dunque anche mostrare fotografie che, se ci si limitasse solo alla riproposizione e condivisione di immagini “già viste”, rimarrebbero per sempre sconosciute e conservate nel buio di un cassetto. Quel che si è visto finora della sua opera è la punta di un iceberg. Sotto il pelo dell’acqua c’è molto di più e operazioni simili permettono al pubblico di vedere oltre la linea che separa la parte emersa da tutto il resto, e così, di comprendere la profondità e l’estensione della sua opera.
Con MACK, nel 2019, hai già pubblicato Colazione sull’erba, originariamente dato alle stampe da Luigi Ghirri nel 1975 come catalogo della mostra alla Galleria d’arte moderna di Modena. Questa riedizione, ampliata con nuove immagini, è stata l’inizio del processo di pubblicazione dell’inedito di tuo padre. L’idea è di creare una collana dedicata?
L’idea è quella di fare uscire una serie di pubblicazioni che, partendo da progetti e tematiche presenti nell’opera di Luigi, siano anche un’occasione di approfondimento, con contributi critici volti a mostrare la rilevanza degli stessi progetti e tematiche nello scenario contemporaneo. Realizzare riedizioni fac-simile di libri già pubblicati è fondamentale, ma integrarle con contributi nuovi è altresì importante. Così abbiamo fatto anche per Kodachrome (MACK, 2012), una riedizione dell’originale del 1978 a cui abbiamo però aggiunto un nuovo saggio critico.