ra le seicentottantuno proposte giunte da tutto il mondo, la giuria internazionale proclamò vincitrice quella elaborata proprio da Piano & Rogers, che nei seguenti sette anni saranno impegnati nell’elaborazione del progetto definitivo, dei dettagli esecutivi, e nella supervisione di un difficilissimo cantiere per innalzare uno dei più celebri musei della cultura occidentale e, dettaglio non trascurabile in questa sede, un edificio che muterà profondamente la percezione delle persone verso l’istituzione museale.
L’edificio doveva rispondere a un programma che la committenza aveva impostato alla massima varietà: il Centre Pompidou non doveva essere, infatti, solo un semplice museo, ma accogliere anche una biblioteca pubblica, sale cinematografiche, e spazi multifunzionali per la musica, le arti plastiche e il design industriale. Il progetto di Piano & Rogers era dunque impostato alla massima flessibilità degli spazi interni: una struttura di componenti prefabbricate in acciaio da assemblare in cantiere per comporre un enorme meccano di pezzi in forma di parallelepipedo rettangolare di cinque piani, lungo centosettanta e largo centocinquanta metri, chiuso da pannellature anch’esse prefabbricate, segnato da una scala mobile in facciata e fasciato da una fitta trama di condotti impiantistici multicolori. Un edificio che impiega la sapienza costruttiva e tecnologica per avvicinare l’istituzione museale ai visitatori e per rendere la cultura accessibile. Il carattere “high-tech” del Centre Pompidou è infatti bilanciato da un attento studio dello spazio pubblico e dalla sua apertura verso le esigenze del quartiere in cui si inserisce. La proposta di Piano & Rogers fu l’unica che al concorso internazionale si segnalò per la scelta di destinare quasi la metà dell’area di progetto a grande piazza pubblica. Una scelta coraggiosa, motivata dal fatto che il Marais quartiere densamente costruito e abitato non possedeva all’epoca nessuno spazio di questo tipo. Una piazza inclinata, sul modello di quella di Piazza del Campo a Siena, che accompagna, quasi per forza di gravità, i visitatori all’ingresso del museo, e che prosegue all’interno dell’edificio, il cui piano terra è sgombro e modellato come una seconda piazza contenuta dai trasparenti diaframmi vetrati che segnano i bordi del Centre Pompidou.