Musei da conoscere
Il palazzo dei musei a Reggio Emilia

ARCHIVIO DEI BENI
COMUNI

Con il nuovo allestimento del secondo piano affidato a Italo Rota, la sede principale dei musei civici offre un percorso espositivo integrato combinando in un progetto unitario livelli narrativi, connessioni spazio-temporali, saperi e mondi diversi.

Stefano Luppi

Da Lazzaro Spallanzani (1729-1799), scienziato, a Gaetano Chierici (1819-1886), sacerdote, paletnologo e ideatore “ante litteram” di musei, fino al pittore e incisore Antonio Fontanesi (1818-1882) e al fotografo Luigi Ghirri (1943-1992): tutti presenti nella proposta lunga e dettagliata che dalla preistoria all’arte di oggi racconta per intero l’esistenza e il “carattere” reggiani.

Visitare il nuovo Palazzo dei musei, sede principale dei Musei civici di Reggio Emilia, che ha riaperto le porte l’11 giugno con un ampio riallestimento dell’architetto milanese Italo Rota – autore, in passato, insieme a Gae Aulenti, di un importante intervento al Musée d’Orsay di Parigi, nonché ideatore del progetto del Museo del Novecento di Milano – significa dunque compiere un vero e proprio “viaggio” nel grande «Archive of the Commons» (Archivio dei beni comuni). Questa definizione – formulata dalla studiosa Claire Bishop(*) e che ben si confà alla proposta di rinnovamento apportata all’organismo reggiano – rimanda alla concezione del museo come luogo dove la cultura diventa sapere unitario che combina caratteristiche prima esclusive – e fra loro distinte – di archivi, biblioteche e musei. Italo Rota spiega: «L’accumularsi, quasi caotico, di materiali nel museo per quattro secoli senza un progetto unitario, oggi si è rivelato quello che potremmo definire la nuova versione del museo, un “Archivio dei beni comuni”».

La visita al Palazzo dei musei, ora, restituisce in pieno questa idea di “museo della comunità”, passando dalla storica collezione Spallanzani, dal museo Chierici di paletnologia, dal Portico dei marmi e chiostro, dall’Atrio dei mosaici, dalle raccolte di zoologia, geologia, botanica, anatomia ed etnografia – non “toccate” nel presente riallestimento – agli spazi del secondo piano affidati alla mano di Rota e composti da quattro gallerie per un totale di mille metri quadrati e un migliaio di oggetti esposti.

Prima di accennare alle novità, però, vale la pena partire dagli inizi. Il Palazzo dei musei è collocato nell’ex convento della chiesa di San Francesco, edificio risalente al XV secolo con ampie modifiche settecentesche di Giovanni Maria Ferraroni. Qui le collezioni civiche di Spallanzani, acquisite dalla municipalità già nel 1799, dal 1830 sono sistemate in armadi neoclassici. Successivamente, nel 1862, Gaetano Chierici, con il suo Gabinetto di antichità patrie, diede il “la” al primo vero progetto museografico.

Nelle nuove sale, al secondo piano, il filo conduttore che accompagna l’intero percorso - scandito in ordine cronologico - è la fotografia, come opera e documento visivo che, insieme a un ampio apparato video, contribuisce a raccontare le diverse aree dedicate all’archeologia reggiana, alla Galleria d’arte con una specifica attenzione a Reggio Emilia e agli estensi, fino ad arrivare al Novecento e all’età contemporanea, con un omaggio a Luigi Ghirri (poteva essere altrimenti a Reggio Emilia?) e alla consolidata esperienza del festival di Fotografia europea nato nel 2006. Negli ambienti espositivi, le pareti sono rivestite da una carta da parati, creata ad hoc, che cambia nuance a seconda delle varie epoche.

Negli spazi dedicati a preistoria e protostoria, grandi vetrine sono alternate ad animazioni video, videomontaggi e immagini in movimento curati da Francesca Grassi. Tra i principali reperti troviamo la Venere di Chiozza, idolo in pietra, forse del Paleolitico superiore, scoperta nel Reggiano nel 1940, nonché un’ascia antichissima identica a quella del celebre Ötzi, l’uomo del Similaun del Museo archeologico dell’Alto Adige di Bolzano. Segue l’allestimento di quattro armadi ottocenteschi riservati al “metodo Chierici” con rimandi alla contemporaneità nell’ambito del design, del lavoro e dell’economia. Una ampia area è destinata a Ludovico Ariosto e all’edificio che lo ospitò, il Mauriziano, ai regnanti estensi fino all’Ottocento. L’allestimento, al di là delle opere, sorprende unendo qui ritratti del Seicento e Settecento a oggetti di altre epoche, a scatti di Erwin Olaf, Martin Parr, Olivo Barbieri.

Tutto ciò accompagna, anche visivamente, agli spazi riservati a Luigi Ghirri, dove annualmente saranno collocate specifiche opere scelte in collaborazione con l’archivio del fotografo, e a quelli riservati a Fotografia europea, entrambi fruibili nella sezione permanente “La trama del visibile”, visitabile con la sua prima esposizione fino al 31 dicembre.

È in corso anche il nuovo allestimento del terzo piano di Palazzo dei musei, a oggi non ancora completato, che sarà dedicato al rapporto mondo naturale-mondo artificiale e all’era che stiamo vivendo, l’Antropocene.


Un altro dettaglio della sala dedicata all’Ottocento, con un focus sulla pittura d’accademia e sulle influenze dall’Oriente e dal Sud America.


La sala dedicata alle opere di Luigi Ghirri.

La sala dedicata all’Ottocento, tipico allestimento dell’atelier di un pittore dell’epoca.


“Archeo-Logos”, la sezione dedicata all’Età del ferro e alla civiltà etrusca.

Musei civici Reggio Emilia

Palazzo dei musei
Reggio Emilia, via Spallanzani 1
www.musei.re.it

ART E DOSSIER N. 393
ART E DOSSIER N. 393
DICEMBRE 2021
In questo numero: INIZIATORI (COMPRESI E INCOMPRESI: Savoldo veneziano; Faruffini rivoluzionario dolente; La copertina che inventò il progressive rock. IN MOSTRA: Koons e Saville a Firenze; Parr a Torino e a Roma; Sironi a Milano; Goya a Basilea. NELLE MANI DELLA MAFIA: Capolavori scomparsi.Direttore: Claudio Pescio