XX secolo. 2
Guerrino Tramonti

L’ALCHIMISTA
DELLA CERAMICA

Pittore, scultore e soprattutto ceramista, tramonti a partire dagli anni cinquanta del secolo scorso porta avanti un dialogo fra discipline artistiche che annulla le frontiere fra arte e artigianato di qualità.

Jean Blanchaert

Chi suona bene il piano, lo senti subito se è un enfant prodige, Mozart. Chi dipinge incredibilmente, lo vedi subito se è un enfant prodige, Picasso. In questi casi, come accade quasi sempre, a monte ci sono degli eccellenti padri artisti. Anche per Beethoven è stato così. Ma il talento del bambino prodigio Guerrino Tramonti, da dove veniva? Veniva né più né meno che da un acido, l’acido desossiribonucleico, il DNA, in questo caso quello faentino, il cui “genius loci” va indietro nei secoli.

Classe 1915, lo chiamarono Guerrino per via della Grande guerra, dove perse il padre, morto col grado di aiutante di battaglia. Mai nome fu più azzeccato, Guerrino Tramonti è stato sempre battagliero e sin da ragazzo aveva per la polemica, per la controversia, un’autentica passione.

Fu cresciuto in Emilia Romagna, a Faenza, dalla madre Cesira, custode in una scuola. Con intuito sopraffino, la vedova Cesira Tramonti capì l’innato talento artistico del figlio. A cinque anni gli regalò i primi pastelli. Era un predestinato.

A dodici anni Guerrino viene mandato alla scuola comunale Tommaso Minardi di disegno industriale e plastica per gli artigiani, a quindici frequenta il corso della sezione apprendisti presso la Regia scuola di ceramica di Faenza, a diciotto incontra Arturo Martini e rimane affascinato dal suo modo di scolpire. Già all’inizio degli anni Trenta le sue opere plastiche in terracotta e in gesso sono premiate dal maestro trevigiano in diverse mostre regionali. Martini lo invita a seguirlo nel suo studio a Milano, crede molto in Guerrino che però declina l’invito. Non voleva abbandonare sua madre e sentiva di dover sostituire il padre. Rimane a Faenza e continua a lavorare come pittore, ma soprattutto come scultore ceramista. Creativo e distante dai canoni accademici, conduce la sua ricerca da autodidatta e, come i grandi autodidatti (vedi Enzo Mari), ottiene risultati eccezionali, capendo la materia ceramica come nessun altro e creando una porcellana degna di quella dell’Estremo Oriente.

Comincia a partecipare a mostre locali e poi a eventi sempre più rilevanti che gli consentono di uscire dalla cerchia faentina e crescere professionalmente.

Nel 1952 incontra la futura moglie, Arpalice, bella e intelligente. Gli starà accanto per quarant’anni, consigliandolo in modo critico, con spirito indipendente. Era lei la sua vera musa ispiratrice.

Crea i grandi piatti invetriati a cristallina a grosso spessore. Le sue invettive contro il sistema, leggibili all’interno di questi dischi ceramici, erano coraggiose e anarchiche. Il suo modo di procedere nel lavoro era indefesso e segreto. Guerrino Tramonti viveva in un altro pianeta, quello di un artista che non somigliava a nessuno. Era capace di lavorare per giorni interi senza dormire per raggiungere quel ritmo perfetto che si ottiene quando l’ispirazione porta oltre il muro del suono della fatica, si fonde con la materia e a volte trova qualcosa di nuovo.

È fra i vincitori del concorso INA Casa, il più grande progetto di edilizia popolare del dopoguerra, fortemente voluto dall’allora ministro del Lavoro, Amintore Fanfani. Nel 1952 fu bandito un concorso per una targa distintiva in ceramica policroma da incastonare in ogni edificio. Tramonti fece la parte del leone, ma suoi compagni d’avventura furono Alberto Burri, Pietro Cascella, Piero Dorazio, Leoncillo e molti altri.

Negli anni Sessanta si dedica esclusivamente ai vasi in grès porcellanato, che nelle forme, nei colori e nei rivestimenti si rifanno all’“esprit japonais”. L’alchimista Tramonti mette a punto un materiale nobile e resistente, dall’aspetto raffinato.

«Quando faccio una forma io penso a una scultura, niente affatto a un contenitore tradizionale», affermava l’artista.

Con questi vasi-scultura raggiunge un livello tale da sorprendere persino i giapponesi. La sua ricerca alchemica degli impasti e degli smalti l’ha portato ad avvicinarsi e persino a superare l’arte orientale. Quello che cattura nelle ceramiche di Tramonti è il colore, una poetica delle sfumature che può sembrare casuale. Soltanto la sua grande ricerca, però, la sperimentazione e tanti anni di lavoro hanno portato alla creazione di opere così straordinarie, frutto della collaborazione tra l’artista e il fuoco a cui lasciava il potere di determinare il colore.

Soprattutto per merito di Gio Ponti, in quegli anni, le pratiche alto-artigianali continuavano a essere coinvolte nei dibattiti artistici, come era accaduto sin dagli anni Trenta all’interno delle Triennali milanesi, cercando di ridurre il divario artista-artigiano. Le sculture in grès porcellanato di Guerrino Tramonti e alcune opere in vetro di Lino Tagliapietra, il più grande maestro vetraio vivente, sono tra le più belle testimonianze artistiche italiane moderne e contemporanee.

Per Guerrino Tramonti è determinante l’approccio globale delle arti, dalla plastica al disegno, dalla decorazione alla scultura, dalla pittura alla ceramica e alla tessitura che deriva in parte dagli anni della sua formazione a Faenza.

Dal 1959 al 1970 è stato il primo direttore didattico dell’Istituto d’arte di Forlì dove aprì diverse sezioni di discipline artistiche: oreficeria, tessitura di tappeti e ceramica. In questo periodo crea arazzi innovativi sia nella forma sia nel colore.

All’inizio degli anni Settanta Guerrino Tramonti capì che non avrebbe potuto tirar fuori altri segreti dalla ceramica e gli ultimi vent’anni anni della sua vita sono fatti di pittura, una pittura figurativa, spesso ironica, che a volte sembra tridimensionale, perché, inesorabilmente, ritorna su tela il Tramonti ceramico.


Natura morta della serie Invettive contro i politici (1969-1971).


Cocomero e lettere (1969).

Vaso globulare doppio cratere in grès porcellanato (1966-1968).

Vaso globulare doppio cratere in grès porcellanato (1966-1968).

Guerrino Tramonti nel suo studio negli anni Sessanta.

ART E DOSSIER N. 393
ART E DOSSIER N. 393
DICEMBRE 2021
In questo numero: INIZIATORI (COMPRESI E INCOMPRESI: Savoldo veneziano; Faruffini rivoluzionario dolente; La copertina che inventò il progressive rock. IN MOSTRA: Koons e Saville a Firenze; Parr a Torino e a Roma; Sironi a Milano; Goya a Basilea. NELLE MANI DELLA MAFIA: Capolavori scomparsi.Direttore: Claudio Pescio