Nel 1994 Martin Parr (classe 1952) diventa membro dell’Agenzia Magnum, sollevando non pochi polveroni tra i puristi del reportage. La fotografia autoriale, le mostre, il mercato, la sua particolare prospettiva ironicamente critica verso la società e l’uomo che l’abita fecero storcere il naso a coloro i quali intendevano la fotografia come un impegno civile, un’investitura di responsabilità verso quella stessa società che Parr, secondo loro, ridicolizzava.
Sono passati quasi trent’anni da allora e Parr nel 2013 (fino al 2017) è diventato presidente di quella gloriosa agenzia e il suo stile e il suo modo irriverente di raccontare il mondo è ben saldo nella storia della fotografia contemporanea. Talmente ancorato che, probabilmente, non morirà mai. Solo nel 2021 sono state almeno tre le mostre dedicate al fotografo inglese: Parr’s Ireland: 40 Years of Photography alla Gallery of Photography Ireland di Dublino, Toiletpaper & Martin Parr a Villa Medici - Accademia di Francia a Roma e Martin Parr. We ♥ Sports da CAMERA - Centro Italiano per la fotografia a Torino. Infine, al fotografo britannico è stato dedicato il libro Match Point. Tennis by Martin Parr pubblicato dall’editore inglese Phaidon.
Instradato alla fotografia dal nonno, fotografo amatoriale, Parr ha contribuito massivamente alla diffusione e all’evoluzione della fotografia autoriale, a quel tipo di linguaggio che si concentra sulla visione soggettiva dell’autore, sulla società e sul mondo. Il suo focus prediletto, fin da subito, diventa il comportamento umano, facendone oggetto di ironia, ridicolizzandolo anche, ostentando visivamente quei “cliché” che rendono l’uomo la pecora di un gregge. Così, dal Regno Unito all’Italia, dal Giappone alle spiagge assolate dell’America Latina Parr ha racchiuso sotto il suo sguardo irriverente ed esilarante tutto il mondo, o meglio tutto il genere umano, carpendone gli stereotipi e i momenti più imbarazzanti.
Grandi mostre. 3
Martin Parr a Torino e a Roma
Prendersi cura del MONDO
con un sano umorismo
Con occhio impertinente e smaccata ironia, il fotografo inglese, membro dell'agenzia Magnum, continua a soffermarsi sui comportamenti umani per metterne in evidenza stereotipi, abitudini, momenti imbarazzanti e manie. Tasselli memorabili di un racconto visivo caratterizzato da un chiaro intento sociologico.
Francesca Orsi
Small Word del 1995, sul turismo di massa, ne è un esempio lampante. In effetti quello che documenta Parr non è l’individuo, il suo sguardo, ciò che lo differenzia dal resto, ma il pensiero acritico e convenzionale, in versione stock, della massa, di un comune denominatore sociale che rende il mondo piccolo e classificabile secondo abitudini e comportamenti. Le immagini di Martin Parr non si sono esaurite all’interno dei confini inglesi, all’interno dei quali il fotografo si concentrò inizialmente, ma hanno riguardato anche altri paesi. L’Irlanda, per esempio, è stata soggetto di un suo lungo racconto fotografico che iniziò nel 1979 e che forse non terminerà mai, anche se la mostra alla Gallery of Photography Ireland di Dublino ha riportato, come intervallo temporale delle fotografie esposte, quello compreso tra il 1979 e il 2019. Parr’s Ireland: 40 Years of Photography, infatti, conclusasi i primi di settembre, è stata anche un modo per festeggiare un matrimonio quasi d’oro tra lo sguardo di Martin Parr e l’Irlanda.
Nel narrare una società, le sue manie, le sue pose scomposte, Parr ne evidenzia anche uno spaccato che travalica la superficie, che penetra nella storia di un paese e ne fa emergere paradossalmente la facciata più anticonformista, più veritiera, a volte ironica, a volte assurdamente ma puntualmente realista. Così ha fatto anche in Irlanda per quarant’anni. L’esposizione alla Gallery of Photography Ireland, essendo una retrospettiva, ha seguito pedissequamente il lavoro del fotografo inglese portando alla luce l’evoluzione del suo linguaggio e della sua poetica. Della fine degli anni Settanta sono, infatti, le fotografie in bianco e nero, più liriche e legate a un retaggio maggiormente classico della fotografia del periodo; parallelamente all’evolvere dei consumi, della storia e della politica dell’isola negli anni Ottanta, invece, le immagini di Parr trasmettono quel senso di rottura con la tradizione che lo ha reso noto in tutto il mondo, virando nella resa a colori che è diventata l’essenza visiva del suo stile.
Ulteriore esposizione, pensata e curata in modo tale da far risaltare il carattere pop e giocoso delle immagini dell’artista, Toiletpaper & Martin Parr a Villa Medici - Accademia di Francia a Roma, a cura di Sam Stourdzé. La mostra, in corso fino al 27 febbraio 2022, nasce da un dialogo visivo tra le opere del fotografo britannico e quelle di Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari, fondatori della rivista “TOILETPAPER”. Le fotografie, allestite all’interno del giardino di Villa Medici, sono un tributo al colore e all’effetto iconico dell’immagine. Quelle di Cattelan e Ferrari, più pubblicitarie e modaiole, si intrecciano talmente bene a quelle di Parr che insieme creano una narrazione omogenea e fluidamente divertente, tanto da generare il gioco, più o meno volontario, “trova l’autore”.
Quello che Martin Parr è riuscito a mettere insieme nei decenni è un vero atlante umano che ci fa sostenere con fermezza che “tutto il mondo è paese”. D’altronde chi non si è fatto fare una fotografia mentre “sorregge” la torre di Pisa?
Martin Parr. We ♥ Sports
Toiletpaper & Martin Parr
ART E DOSSIER N. 393
DICEMBRE 2021
In questo numero: INIZIATORI (COMPRESI E INCOMPRESI: Savoldo veneziano; Faruffini rivoluzionario dolente; La copertina che inventò il progressive rock. IN MOSTRA: Koons e Saville a Firenze; Parr a Torino e a Roma; Sironi a Milano; Goya a Basilea. NELLE MANI DELLA MAFIA: Capolavori scomparsi.Direttore: Claudio Pescio