Dentro l'opera

L’«IMMAGINE IMPOSSIBILE»
DALLE MOLTE POSSIBILITÀ

Cristina Baldacci

La fotografia qui riprodotta appartiene a una serie, rimasta a lungo inedita, che Luigi Ghirri (Scandiano, 1943 - Roncocesi, 1992) realizza su commissione dell’azienda di ceramiche Marazzi tra il 1975 e il 1985. Si tratta del decennio in cui il fotografo emiliano passa dalla sperimentazione più marcatamente concettuale (ogni immagine è anche una riflessione sulla fotografia stessa) al genere del paesaggio, che egli indaga in chiave antropologico-culturale inaugurando una vera e propria “scuola”. Soprattutto a partire da quel celebre Viaggio in Italia, che nel 1984 diventa prima una mostra e poi anche un libro a cui partecipano altri diciannove fotografi.

L’incarico da Marazzi si situa nel mezzo di questi due periodi creativi ed è per Ghirri un’occasione per ripensare lo spazio (concreto e metaforico) a partire dalla piastrella di ceramica, fiore all’occhiello dell’azienda e motivo conduttore della sua serie fotografica. La fotografia, arriva a concludere Ghirri, non ricostruisce «lo spazio fisico e misurabile» ma piuttosto «l’idea dello spazio mentale di un momento»(1).

Un’idea dello spazio illustrata, per esempio, nell’immagine della piastrella grigia che incornicia una rosa creando l’effetto del quadro nel quadro. Il campo fotografico è infatti più ampio della superficie di rappresentazione della rosa e mostra, oltre al contesto dell’intera azione (il giardino), il gesto fondamentale che il fotografo compie per rendere visibile e fissare un frammento di realtà: l’inquadrare. 


Non stupisce che Ghirri, consapevole che la fotografia rifugge per sua natura e storia da qualsiasi tipo di definizione (fin dall’inizio è un’invenzione che si situa nel limbo tra arte e scienza), la consideri un’«immagine impossibile», perché «da una parte ha la staticità della pittura, dall’altra il dinamismo del cinema»(2).

L’Atlante del 1973, realizzato qualche anno prima della serie per Marazzi, è tra i primi progetti di Ghirri (le sue prime prove fotografiche risalgono al 1969) a rivelare questa ambivalenza. Il tema del paesaggio è affrontato a partire da una carta geografica, che, similmente alla fotografia, è una rappresentazione e riduzione della realtà. Per quanto entrambe diano l’illusione di avere il mondo a portata di mano, la mappa permette una visione d’insieme, mentre la fotografia restituisce soltanto una visione frammentata. Dopo avere fotografato quarantuno particolari di una carta geografica, Ghirri ricompone un suo personale “atlante” unendo le immagini in un montaggio. Compiendo un viaggio immaginario sulla carta geografica, all’inizio degli anni Settanta Ghirri avvia un’indagine sulla rappresentazione concettuale dello spazio attraverso la fotografia che sarebbe diventata una costante del suo lavoro.

ART E DOSSIER N. 392
ART E DOSSIER N. 392
NOVEMBRE 2021
In questo numero: SCOPERTE: Il Museo Atestino di Este; Palazzo Butera a Palermo. VISIONARI: Arturo Schwarz, intuito e anarchia; Paolo Gioli, alchimie su pellicola; I poster giocosi di Yokoo; l'ordinario fiabesco di Edita Broglio. IN MOSTRA: Miró a Mamiano di Traversetolo; O'Keeffe a Parigi; Dante e Napoleone a Brescia; Grand Tour a Milano; De Lonhy a Torino.Direttore: Claudio Pescio.