Grandi mostre. 3
Tempo Barocco a Roma

TRA DOMINIO, PAURA
E OSSESSIONE

Il fluire inesorabile del tempo, da sempre oggetto di studi e riflessioni, nel XVII secolo diventa tema urgente anche per gli artisti. Come? Ce lo raccontano qui le curatrici di un'esposizione sul tema a Palazzo Barberini.

Francesca Cappelletti - Flaminia Gennari Santori

Alessandro VII Chigi era ossessionato dal tempo, dalla fragilità della vita umana e dall’incombere della morte. Commissionò a Bernini un teschio di marmo, recentemente ritrovato, e pare che avesse fatto posizionare una bara sotto il proprio letto. Voleva essere sempre consapevole del passaggio delle ore, ma soffrendo di insonnia chiese alla famiglia di orologiai più esperti di Roma, i Campani, un congegno senza rintocchi. Infatti, nella seconda metà del XVII secolo, si diffusero gli orologi notturni, nei quali un sofisticato meccanismo al mercurio e un particolare congegno proiettavano sul muro, attraverso il lume della candela, le ore della notte. Gli orologi venivano decorati da pittori celebri con scene religiose o allegoriche: qualche volta, come nell’esemplare proveniente dai Musei capitolini della capitale ed esposto nella mostra Tempo Barocco (in corso a palazzo Barberini di Roma fino al 3 ottobre), venivano associati episodi del Vangelo e allegorie tratte dal repertorio mitologico.

Orazio Riminaldi, Amore vincitore (1624-1625), Firenze, palazzo Pitti, Galleria palatina.


Valentin de Boulogne, Le quattro età dell’uomo (1629 circa), Londra, National Gallery.

Un papa, Bernini, un orologio: già in questa premessa compaiono molti degli elementi della esposizione il cui percorso si dipana nelle sale appena restaurate del palazzo romano e destinate alle mostre temporanee.

Nella prima metà del Seicento, la percezione fisica e poetica del tempo attraversò un profondo mutamento: è il periodo degli studi sul pendolo di Galileo Galilei e Christiaan Huygens che trovano immediata applicazione in orologi sempre più sofisticati. Gli strumenti di misurazione si affinano, diventando universali per la meccanica celeste e terrestre, ma questa esattezza porta con sé la percezione dell’inesorabilità dello scorrere del tempo. Dominarlo diventa urgente per la riflessione barocca in campo umanistico e scientifico, sollecitando la progettazione di dispositivi sempre più precisi.

L’allegoria e la scienza, la capacità della pittura di cogliere la durata dell’azione e l’ambizione dell’arte di sconfiggere la transitorietà della vita sono i temi centrali del Tempo Barocco: dipinti, disegni e orologi esposti sono le forme che gli artisti hanno dato a questo tempo nuovo.

Maffeo Barberini (1568-1644) è una delle figure esemplari di questo periodo e incarna la tensione tutta barocca tra il dominio del tempo e il timore del suo proseguire in modo implacabile. Eletto pontefice nel 1623 con il nome di Urbano VIII, coltivava una profonda curiosità per la fisica e la filosofia naturale. Galileo Galilei gli dedicò Il Saggiatore nel 1623 e salutò la sua elezione come una «mirabile congiuntura». Molto attento all’astrologia e ai “segni” che potessero rivelare il disegno divino, Barberini chiese a Tommaso Campanella di assisterlo nella realizzazione di riti propiziatori che contrastassero la nefasta influenza delle eclissi lunari e solari di quegli anni.


LA CAPACITÀ DELLA PITTURA DI COGLIERE LA DURATA DELL’AZIONE E L’AMBIZIONE DELL’ARTE DI SCONFIGGERE LA TRANSITORIETÀ DELLA VITA


Andrea Camassei, Strage dei Niobidi (1638), Roma, Gallerie nazionali di arte antica, palazzo Barberini.

Il Tempo Barocco, il periodo che abbiamo cercato di ricostruire con la mostra, ha quindi il suo nodo fondamentale nel pontificato di Urbano VIII e nel suo palazzo, muovendo, con qualche approssimazione, dagli anni della decorazione del Casino dell’Aurora già Borghese e ora Pallavicini Rospigliosi. Guido Reni dipinse sulla volta del piccolo edificio il carro di Apollo, circondato dalle immagini delle Quattro stagioni realizzate da Paul Bril e dai due Trionfi della Fama e di Amore dipinti da Antonio Tempesta.

La scelta di Apollo come divinità culturale e solare protagonista ha come fonte letteraria la descrizione del palazzo del Sole nel secondo libro delle Metamorfosi di Ovidio, dove a Fetonte che entra nella reggia si mostrano le splendide decorazioni e le personificazioni di Anno, Stagioni e parti del Giorno, tutti multipli o frammenti del Tempo. I versi di Ovidio diventano ispirazione iconografica per committenti e artisti non solo per il singolo episodio mitologico ma anche per la concezione stessa della decorazione del palazzo, che doveva aspirare a quella del palazzo di Apollo-Sole, divinità dalla valenza culturale con il quale committenti e proprietari desideravano essere identificati. Personaggi e personificazioni ovidiani appaiono nella tela di Nicolas Poussin in mostra nella sezione dedicata alle allegorie del Tempo nell’arredo, fisso e mobile, dei palazzi romani del Seicento.

La poesia di Giovan Battista Marino e Ciro di Pers continua a esprimere l’inarrestabilità del tempo, che i rintocchi degli orologi o le loro proiezioni colorate rendono ancora più minacciosa. Il Tempo che scopre la Verità sembra una delle ossessioni del secolo: gli artisti non si sottraggono a questo adagio, che restituisce al Tempo un valore positivo. Ancora: il Tempo fa diventare gli uomini maturi e razionali, almeno prima della decadenza fisica, come nel dipinto dedicato da Valentin de Boulogne alle Quattro età dell’uomo. Il Tempo spegne le passioni, dopo una lunga lotta con esse. Il suo antagonista principale è Amore, che ogni tanto ne è anche vittima, come nel Tempo taglia le ali all’Amore di Van Dyck.

I due personaggi alati sono connessi dal loro trionfo su altre occupazioni: ai piedi degli Amori vincitori, derivati da Caravaggio, si trovano gli oggetti che nelle “vanitas” indicano le attività umane, dalle armi ai libri agli strumenti musicali.

Il tempo umano è il tempo dell’artista, preda del vecchio vorace della tradizione rinascimentale con gli attributi di Crono-Saturno, che si accanisce sugli strumenti dell’arte, mettendo a rischio la gloria faticosamente conquistata. Ne è un esempio l’incisione di François Perrier, il Tempo che divora tutto. È stato il Tempo a ridurre Roma in frammenti di pietra ed è l’artista a tentare di salvarne la memoria con i suoi disegni.

Il significato e la materia del dipinto sapranno “durare”?

In una meravigliosa Natura morta con Spinario di Pieter Claesz, nella penultima sezione della mostra, l’artista ha rappresentato la celebre statua antica con un libro di disegni aperto sulla pagina contenente lo schizzo di una Venere.

Fra fiori e frutti sui quali si accanisce il passare del tempo, l’arte è esempio di caducità o di longevità, perché opera dell’artista e non solo della natura.

La rappresentazione del trascorrere del tempo nell’opera d’arte è l’ultima sfida per l’artista. La resa convincente dell’attimo scelto di una storia è indicato dalle fonti secentesche come una delle più grandi difficoltà. Fermare il tempo e rendere i gesti eterni nella mente di chi osserva sono gli obiettivi dell'ultima sezione della mostra. Nella Morte di Cleopatra di Guido Cagnacci il tempo sembra trascorrere solo sui volti delle ancelle e la loro posizione circolare riporta a quel momento di calma dopo l’azione, lo stesso descritto da Petrarca quando l’Eternità vince sul Tempo. Il Ratto delle sabine di Pietro da Cortona ci pone davanti all’avvenimento storico e alla possibilità di riviverlo in una dimensione scenografica, come quella delle grandi tele barberiniane, che recuperano, come nella Strage dei Niobidi, il teatro di marmo degli antichi gruppi statuari romani. Nelle nostre riflessioni, la fantasia prismatica del Barocco si confronta con le emozioni del Tempo immobile che abbiamo appena vissuto e di quello incerto in cui ci muoviamo nelle amate stanze dei musei riaperti.


Antoon van Dyck , Il Tempo taglia le ali all’Amore (1627 circa), Parigi, Musée Jacquemart-André.

Tempo Barocco

a cura di Francesca Cappelletti e Flaminia Gennari Santori
Roma, Gallerie nazionali di arte antica, palazzo Barberini
fino al 3 ottobre
orario 10-18, chiuso lunedì
catalogo Officina Libraria
www.barberinicorsini.org

ART E DOSSIER N. 390
ART E DOSSIER N. 390
SETTEMBRE 2021
In questo numero: SPERIMENTAZIONI: Gli smontaggi fotografici di Nino Migliori. NOVECENTO ITALIANO: Artiste e compagni. CONTRADDIZIONI MUSEALI: Humboldt Forum a Berlino. IN MOSTRA: Hirst a Roma; Impressionisti a Gallarate; Tempo barocco a Roma; Fede Galizia a Trento; Moroni ad Albino.Direttore: Claudio Pescio