Luoghi da conoscere
Concrete a Dubai

CENTRO DI GRAVITÀ 
CULTURALE

Ad Alserkal Avenue, distretto artistico di Al Quoz, area industriale di Dubai, è stato inaugurato pochi anni fa Concrete, spazio museale multidisciplinare progettato dallo studio Oma di Rem Koolhaas e destinato a ospitare mostre ed eventi di portata internazione.

Riccarda Mandrini

Più di una volta, quando alle persone è stato chiesto di quale colore fosse Concrete, hanno risposto: grigio, azzurro, blu o talvolta anche rosa. Ed è così. L’edificio con la sua facciata in policarbonato assorbe la luce e cambia nuance durante il giorno, a seconda dell’ora e della posizione del sole. È l’ultimo nato ad Alserkal Avenue, il “galleries district” di Dubai. Concrete, progettato dallo studio OMA - Office for Metropolitan Architecture, fondato da Rem Koolhaas, è stato inaugurato nel marzo 2017, durante l’Art Week. Pensato quale spazio multifunzionale, è ubicato come una quinta teatrale a margine di The Yard, la piazza al centro del distretto artistico della città. Misura oltre milleduecento metri quadrati ed è dotato sulla parte frontale di pareti mobili tali da creare una soluzione di continuità tra l’esterno e l’interno.

Concrete è più di un edificio di pregio architettonico, è l’epilogo di una storia legata al modello culturale che, nei primi anni Duemila, cominciò a prendere forma a Dubai, capitale internazionale del business, in cui vi era una totale assenza di luoghi di cultura e d’arte, a parte qualche museo di storia locale. Tutto prese avvio nel biennio 2006-2007, quando Christie’s aprì in città un ufficio. In parallelo, nel marzo 2007, si inaugurava la prima edizione di Art Dubai, importante fiera d’arte moderna e contemporanea. A quel tempo, la sola e unica galleria del settore era Green Art Gallery, che aveva la propria sede nel Difc (Dubai International Financial Centre), insieme a un gruppo di spazi di “art dealers”, che proponevano opere pittoriche di gusto arabo piuttosto tradizionale. Art Dubai, all’inizio, stentò a trovare un proprio paradigma e, per chi aveva esperienza di fiere d’arte, appariva come qualcosa di incompiuto. Le opere degli artisti, quasi tutti mediorientali, erano presentate senza una chiara linea curatoriale. Ma in breve tempo i galleristi cominciarono a credere nella fiera, così come i collezionisti locali e internazionali che vivevano nella città degli Emirati Arabi Uniti. Art Dubai anno dopo anno iniziò a trovare una propria identità. Le gallerie, sempre più internazionali, tendevano comunque a dare spazio al lavoro di autori soprattutto di cultura araba, del Pakistan, dell’India e in parte dell’Africa. L’evento divenne il motore di un progetto culturale che guardava all’iniziativa privata, al mercato dell’arte, come modello. Ma tutto era da costruire. Da zero. E soprattutto mancava il luogo adatto per ospitare le gallerie.

Le pareti mobili di Concrete, sulla parte frontale, creano una soluzione di continuità tra l'interno e l'esterno


La risposta arrivò già nel 2007 da parte dell’imprenditore e patron Abdelmonem Bin Eisa Alserkal e della sua famiglia. Essi scelsero di destinare una sezione degli spazi industriali di sua proprietà, situati nell’area di Al Quoz, a luoghi espositivi. In poco tempo, nel quadrilatero di Alserkal Avenue le “warehouses” (magazzini) venivano restaurate e diventavano ambienti adatti ad accogliere mostre e iniziative culturali. Inoltre approdarono qui, tra le altre, Gallery Isabelle van den Eynde da New York, Green Art Gallery (trasferitasi dal Difc ad Alserkal Avenue) e Grey Noise. E ancora, la collezionista Malini Gulrajani scelse Alserkal Avenue come sede di 1X1, la galleria in cui espone i lavori di artisti moderni e contemporanei indiani. Così nel 2008 nasceva Alserkal Avenue.

Anno dopo anno nel neodistretto erano sempre più evidenti le tracce di un cambiamento in atto. E, cosa ancora più importante, in quel contesto si stava formando una attiva “art community” grazie alla quale la gente, i molti giovani potevano incontrare l’arte contemporanea. Le “allées” del quadrilatero industriale, dove in alcune parti ancora si sentiva il rumore delle macchine industriali, erano fiancheggiate da atelier d’artista, caffè, spazi per mostre. Mancava qualcosa però. Mancava un luogo dove organizzare mostre ed eventi di grande portata. Abdelmonem Bin Eisa Alserkal nel 2015 decise che era il momento di averne uno e nel 2017 Concrete fu inaugurato.

«Fin dall’inizio, l’idea è stata quella di creare uno spazio dedicato agli scambi culturali internazionali e regionali, ma anche di costruire un luogo in cui dare agli artisti l’opportunità di mostrare il loro lavoro in uno spazio espositivo realmente museale. Abbiamo lavorato con i musei internazionali, Victoria and Albert Museum e la Hayward Gallery di Londra, la Samdani Art Foundation di Dacca, in Bangladesh [che organizza e supporta Dhaka Art Summit e il Samdani Art Award]», spiega Vilma Jurkute, direttore di Alserkal Avenue. «La natura multidisciplinare e versatile di Concrete è la sua caratteristica principale, mentre la sua capacità di adattarsi nella forma, mobile e rimodulabile negli spazi interni, riflette il dinamico modello della città di Dubai», aggiunge Jurkute. Nel 2017 la scelta della mostra d’apertura è stata obbligata, la guerra in Siria drammaticamente riempiva le pagine dei giornali, e così la prima rassegna è stata un omaggio a quel paese. Intitolata Syria: Into the Light, si sviluppava attorno alle opere della Atassi Foundation che possiede una ricca collezione d’arte moderna e contemporanea, principalmente siriana. In questa esposizione era impossibile non essere colpiti dall’intensità dei quadri di Louay Kayali (1934-1978), un artista che a differenza di numerosi autori mediorientali scelse il nostro paese per la sua formazione e frequentò l’Accademia di belle arti di Roma. Nelle sue tele la percezione dell’influenza delle avanguardie artistiche italiane è forte, emerge dalla scelta dei colori e dalla profondità dei suoi soggetti, sempre figure umane, poste in primo piano, al centro della scena.

«Oggi perseguiamo diverse forme di attività. Continuiamo a dare spazio all’iniziativa culturale privata e al tempo stesso organizziamo un vasto programma di eventi che si svolgono nel corso dell’anno. Proponiamo spettacoli musicali e di danza contemporanea. Concrete è stato fondamentale in questo senso. È uno spazio multifunzionale, ha la funzione di una “Kunsthalle”, ma è perfetto per ospitare eventi di differente natura artistica», conclude Vilma Jurkute.


Una veduta esterna di Concrete.

Concrete

Dubai, Alserkal Avenue
www.alserkal.online

ART E DOSSIER N. 390
ART E DOSSIER N. 390
SETTEMBRE 2021
In questo numero: SPERIMENTAZIONI: Gli smontaggi fotografici di Nino Migliori. NOVECENTO ITALIANO: Artiste e compagni. CONTRADDIZIONI MUSEALI: Humboldt Forum a Berlino. IN MOSTRA: Hirst a Roma; Impressionisti a Gallarate; Tempo barocco a Roma; Fede Galizia a Trento; Moroni ad Albino.Direttore: Claudio Pescio