Blow up

THE FAMILIES
OF MAN

di Giovanna Ferri

Ritagliare un pezzo di realtà, documentare, testimoniare ma anche rendere visibile l’invisibile (o viceversa), trasformare, scegliere, includere, escludere, soffermarsi, indugiare, indagare, dare valore a un istante, a un frammento, raccontare, sorprendere, sorprendersi. Sono esperienze offerte dalla fotografia. Il suo linguaggio composito, oggi più che mai soggetto a sperimentazioni, si presenta come un caleidoscopio di punti di vista e osservazione. Occasioni di riflessione in continuo divenire che tracciano un affresco del mondo in cui viviamo. Impronte della nostra memoria. Come il segno incancellabile lasciato dalla mostra The Family of Man realizzata al MoMA di New York nel 1955 dopo un lavoro durato tre anni che vide Edward Steichen – allora direttore del dipartimento di fotografia del museo americano – affiancato, tra gli altri, da Wayne Miller (fotografo di “Life” e dell’agenzia Magnum). Un evento epocale, approvato ma anche criticato, che, attraverso cinquecentotre immagini di duecentosettantatre fotografi internazionali (noti e meno noti), voleva trasmettere un messaggio di pace, speranza e uguaglianza in piena Guerra fredda dopo due guerre mondiali. E mettere in evidenza il carattere universale dell’essere umano, al di là delle culture di appartenenza. Visitata da milioni di persone, l’esposizione fece tappa anche in Europa tra il 1956 e il 1965.

Ora, reduci da una pandemia globale, purtroppo non ancora sconfitta in modo definitivo, minaccia per la nostra salute, causa di cambiamenti inevitabili nella sfera personale e collettiva, nelle abitudini e nei comportamenti, torna a essere fondamentale il discorso sull’uomo. Dopo un periodo di sospensione e distanza sociale rimpiazzata da una “vicinanza” mediata da strumenti di comunicazione digitale. Queste considerazioni hanno indotto Elio Grazioli e Walter Guadagnini a ideare la mostra The Families of Man al Museo archeologico regionale di Aosta fino al 10 ottobre (www.mostrathefamiliesofman.it), chiaro richiamo al progetto espositivo del MoMA ma con l’intento di dare risalto alla complessità umana e alle molteplici implicazioni rispetto all’evoluzione della società negli ultimi trent’anni.

Una narrazione visiva composta da un centinaio di immagini di autori italiani (tra questi Gianni Berengo Gardin, Mario Dondero, Luigi Ghirri, Guido Guidi, Gabriele Basilico, Letizia Battaglia, fino alle ultime generazioni), scandita da tre sezioni cronologiche. La prima inizia con il 1989, anno della caduta del Muro di Berlino e termina con il 2000. La seconda va dal 2001, tragicamente segnato dall’attentato alle Twin Towers, al 2019; la terza si concentra sul 2020, anno dell’esplosione del Covid-19, nemico subdolo che ha stravolto le nostre vite e messo a nudo le nostre fragilità, e sul 2021.

Un trentennio attraversato da aree tematiche cruciali per tutti noi. Dalla politica all’economia, dalla società al Made in Italy, dalla tecnologia alle religioni, dall’ecologia alle questioni di genere, dall’esasperazione del virtuale alla resilienza e alla ripartenza. Ambiti sondati dai fotografi con approcci differenti che vanno da una disincantata ironia come nell’opera di Adrian Paci (1969), Centro di permanenza temporanea (2007), dove un gruppo di immigrati è ritratto sulla scaletta di accesso di un aereo che forse è partito oppure non arriverà mai, a una sorta di trasfigurazione dell’immagine tipica della fotografia di moda di Giovanni Gastel (1955- 2021) che ritroviamo in Donna, Zofia Borucka (1991). E ancora l’attenzione all’ambiente di Francesco Bosso (1959), abbracciato da inquadrature ampie e poi focalizzato su specifici elementi (una cascata d’acqua, un iceberg, un albero) con l’intento di preservarne bellezza e purezza. Tra i suoi scatti troviamo Diamond #4 (Groenlandia, 2015), poetico e drammatico allo stesso tempo, che riporta in primo piano il fenomeno del riscaldamento globale e delle sue irreversibili conseguenze.

Un distillato in bianco e nero, che stimola l’osservatore a una silenziosa contemplazione.

ART E DOSSIER N. 390
ART E DOSSIER N. 390
SETTEMBRE 2021
In questo numero: SPERIMENTAZIONI: Gli smontaggi fotografici di Nino Migliori. NOVECENTO ITALIANO: Artiste e compagni. CONTRADDIZIONI MUSEALI: Humboldt Forum a Berlino. IN MOSTRA: Hirst a Roma; Impressionisti a Gallarate; Tempo barocco a Roma; Fede Galizia a Trento; Moroni ad Albino.Direttore: Claudio Pescio