CATALOGHI E LIBRI
LUGLIO-AGOSTO 2021
PICCOLE STORIE
DI FOTOGRAFIA E DINTORNI
Oltre trenta racconti, altrettante fotografie, in bianco e nero e a colori. Paolo Bortoluzzi (Varese 1961), fotografo professionista, le racconta, e si racconta, talvolta con vena poetica, spesso con senso dell’humour e simpatia. Come quando gli compare una ragazza dalle bellissime gambe, con fidanzato appresso. Quelle gambe, oltre a essere belle, sono anche - sembra di capire dalla foto - tatuate con i grattacieli di New York. Bortoluzzi cerca di fotografarle, il fidanzato s’indispettisce, il fotografo non ne fa di nulla. Ma se ne pente. La ragazza ricompare, e lui si affretta a chiedere una sorta di permesso non tanto alla legittima proprietaria bensì a chi sembra detenere, per usare un neologismo, lo “ius osservandi”. Permesso concesso, più perché il ragazzo pare essere stato preso alla sprovvista, che per reale convinzione. C’è poi Cartier- Bresson che, per ringraziarlo di un libro ricevuto, gli manderà una sua fotografia accompagnata da queste parole: «Non sono in grado di commentare gli scatti dei miei colleghi…». Eleganza da incorniciare.
IL RITRATTO
L’età di riferimento del libro - quattordici anni - si riferisce ai “giovani adulti”: fra loro sono molti, per fortuna, ad amare la lettura, anche in Italia dove essa è negletta in altre fasce d’età. Ben vengano dunque romanzi avvincenti come questo, indicati anche a genitori, nonni, zii. Il ritratto è un thriller, ed è la perfetta sceneggiatura per un film. L’autrice lo ha intessuto, con l’abilità narrativa che di lei è nota, di suggestioni sul piacere di ammirare un’opera d’arte famosa: la Velata di Raffaello, caso esemplare di un genere artistico che si presta più di altri a celare enigmi spesso irrisolvibili. Ancora si tenta di penetrare nei significati nascosti di questa tela, se ve ne sono, e di stabilire l’eventuale identità della modella, a meno che non si tratti di un ritratto ideale (ma io non credo, considerati i principi della ritrattistica cinquecentesca). Dipinta a Roma, attorno al 1515, La velata è a Firenze da metà Cinquecento in casa privata, e poi a palazzo Pitti dove ora è esposta nella sala di Giove della Galleria palatina: oggetto di venerazione da parte dei turisti, spesso solo per un selfie o uno scatto veloce, come si fa al Louvre per la Gioconda. Il thriller non svela i misteri della giovane donna ritratta, né potrebbe farlo, giacché neppure gli storici dell’arte per ora vi sono riusciti. Gira, però, attorno alla tela, con eccellenti espedienti narrativi, e con riferimenti al museo in cui si trova, al suo direttore straniero, ai custodi, alle vie di Firenze, ai luoghi di ritrovo dei giovani d’oggi, prima del Covid. Molte le concessioni alla fantasia, com’è giusto che sia: non si tracciano, in Italia, all’interno dei musei, i turisti con app tecnologiche che violerebbero la loro privacy, né, ci auguriamo, esistono responsabili “rottweiler” del personale addetto al controllo delle sale. Ma questi espedienti rendono più vivace il plot, denso di riferimenti anche alla sindrome di Stendhal così ben indagata, proprio a Firenze, da Graziella Magherini negli anni Ottanta del secolo scorso. È anche una bella storia d’amore, che non guasta, fra due ventenni, una custode e uno studente coreano, e soprattutto di amore per la bellezza. Vi divertirete, e avrete voglia di guardare dal vero La velata, con occhi diversi, con la speranza che i musei restino aperti, per sempre.
LA BIBLIOTECA DI LEONARDO
Nel 2019 il museo Galileo di Firenze ospitò per il centenario della morte di Leonardo la prima fondamentale rassegna, curata da Carlo Vecce e altri studiosi, su Leonardo e i suoi libri. La Biblioteca del genio universale (6 giugno - 22 settembre 2019, catalogo edito da Giunti). A parte lo splendido codice di Francesco di Giorgio conservato alla Laurenziana di Firenze, con le chiose di Leonardo, dei circa duecento libri che il genio toscano raccolse nel corso della sua vita adulta, spesso in una vera e propria caccia all’opera agognata, niente è rimasto. In mostra però si ricostruì con grande acribia la documentazione di famiglia, e ogni vicenda relativa ai libri posseduti da Leonardo, dai primi poeti studiati in gioventù (Ovidio, Plinio, Dante), ai trattatisti, architetti e scienziati del suo tempo cui ricorse a piene mani nel corso di tutta la sua carriera (Leon Battista Alberti, Paolo dal Pozzo Toscanelli, Luca Pacioli), ai grandi autori classici, ai matematici e agli scienziati dell’antichità, e ai testi di natura diversa. Vecce, filologo e leonardista eccellente, ha continuato questa indagine, utile a comprendere le radici della cultura leonardesca. Leonardo si definiva, non senza una certa ironia verso alcuni suoi contemporanei, un illetterato, «omo sanza lettere»: citazione che sappiamo in certo qual modo veritiera, giacché egli fu un autodidatta, anche nello studio del latino, come si legge nelle sue liste lessicali. Fra i suoi appunti, però, troviamo anche elenchi dei suoi libri, principalmente in latino e in volgare, non solo quelli posseduti, ma quelli che voleva acquistare, con i nomi di chi li possedeva, e i luoghi dove cercarli o recuperarli. Conosciamo anche una certa maniera di sistemarli nelle casse da porre a dorso di mulo, per i frequenti traslochi. Questo nuovo monumentale libro, nel quale Vecce si è avvalso anche di molti colleghi, diviene oggi un punto di partenza imprescindibile per ogni ricerca sulla formazione di Leonardo, integrabile anche con la versione digitale dei testi dei libri posseduti da Leonardo, anche se non i suoi originali: bibliotecadileonardo.museogalileo.it
ART E DOSSIER N. 389
LUGLIO-AGOSTO 2021
In questo numero: L'IBRIDO NEL LABIRINTO: Dalla parte del minotauro. NUOVI MUSEI : La Fondazione Biscozzi/Rimbaud a Lecce. SAVE ITALY: La rinascita di Pianosa. IN MOSTRA: Penone a Firenze. Leonor Fini a Trieste. Tina Modotti a Milano. Altara e Accornero a Nuoro. Il Ponte di Bassano.Direttore: Claudio Pescio