Grandi mostre. 5
Palladio e il ponte a Bassano del Grappa

LA RINASCITA DI UN MONUMENTO
ULTRACENTENARIO

Il ponte di Bassano, dopo un lungo restauro, viene celebrato, in vista della sua imminente inaugurazione ufficiale, con un'esposizione che ne ripercorre la storia. A cominciare dalla riprogettazione di Andrea Palladio, architetto che ha ispirato diversi artisti del settecento.

Stefano Luppi

«Deplorabile è la disgrazia succeduta la notte scorsa alle ore sette circa in cui l’impetuosa improvvisa escrescenza del fiume Brenta ha totalmente asportato il ponte grande»(1). È questa solo una delle innumerevoli tracce storiche che attestano l’importanza, architettonica e identitaria, del Ponte vecchio di Bassano del Grappa (Vicenza), ricostruito varie volte a partire almeno dall’inizio del XIII secolo e nel 1570 riprogettato da Andrea Palladio (1508-1580).

In questi ultimi sei anni il ponte è stato sottoposto, con un costo di circa sette milioni di euro, a un lungo intervento di restauro coordinato dall’Ufficio tecnico del Comune di Bassano(2) dopo che una precedente riqualificazione si era svolta già nel 2005-2006. Riguardo a un monumento noto a livello internazionale, e simbolo della città veneta, non ci si poteva “limitare” a una inaugurazione ufficiale (prevista a ottobre), tanto che in occasione della conclusione dei lavori il Museo civico diretto da Barbara Guidi ha deciso di proporre la mostra Palladio, Bassano e il Ponte. Invenzione, storia, mito (fino al 10 ottobre, a cura di Guido Beltramini, Barbara Guidi, Fabrizio Magani e Vincenzo Tiné). Se la rassegna – realizzata in collaborazione con la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le provincie di Verona, Rovigo e Vicenza e il C.I.S.A. - Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio di Vicenza – attraverso una cinquantina di opere tra cui disegni di Palladio, libri del Cinquecento, mappe antiche, dipinti sette-ottocenteschi, fotografie e modellini fa il punto sul manufatto palladiano e sulla sua centralità, occorre però partire dalle novità del restauro. Dallo stato di salute del ponte, caratterizzato da numerosi “acciacchi” prima del ripristino e del consolidamento comunali.


La struttura risulta ancora legata a doppio filo alla versione palladiana, con le sue quattro stilate lignee a sorreggere le cinque campate e la copertura a capanna

Andrea Palladio, I quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio (Venezia 1570), Bassano del Grappa (Vicenza), Biblioteca civica.

Rostri di una delle quattro stilate: fase di smontaggio delle filagne laterali per l'analisi dello stato di degrado dei pali lignei nell'alveo del fiume Brenta.

La situazione di criticità del Ponte degli alpini, altro nome col quale è conosciuto, era data infatti da diversi aspetti di degrado, sia macroscopico, con un evidente stato deformativo delle strutture, sia di dettaglio per quel che per esempio riguardava molti degli elementi lignei. La struttura, inoltre, presentava deformazioni a livello della pavimentazione, con progressivi cedimenti, così come altri fenomeni di deterioramento interessavano strutture sommerse ed emerse dall’acqua del fiume Brenta che il ponte attraversa. L’intervento dunque, realizzato sotto la sorveglianza della Soprintendenza, non si poteva più rinviare, tanto che i lavori sono stati estesi con il fine di un generale risanamento degli elementi strutturali e portanti. Tra le operazioni di maggior rilievo, va segnalato a livello di fondazione del ponte la posa, per ciascuna delle quattro stilate composte da otto colonne dell’impianto originario, di una nuova trave reticolare in acciaio inox a sostegno. Altri lavori hanno interessato le antiche colonne lignee (spostate) e i pali di rostro. Si è anche effettuato lo smontaggio del tavolato storico e i tecnici sono intervenuti sulla copertura e sulla intera balaustra del ponte. Oltre al generale consolidamento, infine, sul manufatto di Bassano sono stati recuperati quasi tutti i cedimenti verticali che preoccupavano non poco gli esperti. La struttura risulta dunque ancora legata a doppio filo alla versione palladiana, con le sue quattro stilate lignee a sorreggere le cinque campate e la copertura a capanna: essa, progettata nel 1570, resistette a lungo, ma cadde nel 1748, in occasione della piena del Brenta a cui abbiamo accennato all’inizio. La ricostruzione, tre anni dopo, venne affidata a Bartolomeo Ferracina che ripropose il ponte sul modello precedente, pur con alcune discusse modifiche. Pochi decenni dopo, tra il 1819 e il 1821, Angelo Casarotti, chiamato a seguito della devastazione del ponte a causa dell’incendio appiccato nel 1813 dalle truppe napoleoniche, lo rifece sempre secondo il modello palladiano, aggiungendovi innovazioni dettate dal progredire della scienza ingegneristica. Questa versione del manufatto resistette centoventiquattro anni e di esso oggi restano numerose parti di fondazione e tre stilate con relative campate.


Roberto Roberti, Il ponte di Bassano (1807), Bassano del Grappa (Vicenza) Museo civico.

Raso al suolo per la terza volta nel 1945, il ponte ricostruito e inaugurato nel 1948, fu denominato ponte degli aplini


Nel corso dei decenni successivi alla ricostruzione ottocentesca, il Ponte vecchio fu oggetto di vari interventi di manutenzione anche se subì numerosi restauri. Il 17 febbraio 1945, un dramma: il ponte venne fatto parzialmente saltare da una azione dei partigiani, mentre i soldati tedeschi due mesi dopo, per proteggere la propria ritirata che decretò la fine della guerra, ne causarono il quasi completo crollo lasciando lo “scheletro” gravemente compromesso. Il monumento venne quindi ricostruito secondo il principio “com’era dov’era” e fu inaugurato il 3 ottobre 1948 dal presidente del Consiglio Alcide De Gasperi: per quell’occasione si scelse di denominarlo Ponte degli alpini per il grande contributo offerto da questi ultimi alla riedificazione. Ma i problemi purtroppo non terminarono con la seconda guerra mondiale, visto che l’alluvione del 4 novembre 1966 causò danni ingenti e nei decenni successivi fino a oggi le occasioni di manutenzione e riqualificazione sono state non poche. La mostra del Museo civico della città sceglie di non dare particolarmente conto della storia delle manutenzioni, mentre analizza a fondo il ruolo di Palladio in qualità di architetto di ponti, strutture realizzate in pietra e legno, ma anche di carta, com’è evidente nei Quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio (Venezia 1570) che alimenteranno le fantasie di grandi artisti del Settecento come Canaletto, Bellotto, Carlevarijs e Piranesi. Il percorso espositivo (e il volume che lo accompagna) è suddiviso in tre sezioni, in cui sono ordinati in principio disegni originali di Palladio provenienti dalla Fondazione C.I.S.A. Palladio e dal Museo civico di palazzo Chiericati di Vicenza a cui seguono documenti, libri e opere di Leon Battista Alberti, Vincenzo Scamozzi, Bartolomeo Ferracina, Francesco Algarotti, Sebastiano Lovison, Antonio Canova, Antonio Canaletto, Luca Carlevarijs, Bernardo Bellotto, Giambattista Piranesi e Francesco Guardi. Infine, le trasformazioni del ponte - dalla sua costruzione all’ultimo restauro - e il valore del mito del monumento nelle arti figurative.

«La prima parte, legata a Palladio, illustra l’universo dei ponti ideali e reali del celebre autore, da quello di Rialto che non trovò realizzazione, ai capolavori tecnologici in legno costruiti a Bassano e dintorni. La seconda, racconta la secolare storia del ponte bassanese dalle origini alle soglie del Novecento. La terza, infine, è un’immersione nella forza del mito del celebre manufatto e dell’architetto in generale nell’ambito delle arti figurative. Oltre a permetterci di viaggiare idealmente dal nostro ponte sino al fantastico immaginario pittorico dei “capricci architettonici”, la mostra ci regala alcune importanti novità», anticipa Barbara Guidi, direttrice dei Musei civici. «Una di esse riguarda proprio i ponti in legno di Palladio, il cui modello non è “l’antico” Vitruvio, ma la sapienza costruttiva dei carpentieri veneziani.

Dato che i fiumi nel Bassanese erano utilizzati per la fluitazione dei tronchi diretti a Venezia, Palladio non solo elabora le sottili stilate del ponte di Bassano, ma inventa una nuova tipologia di ponte, quello sul Cismon, ispirandosi alle immense capriate delle chiese gotiche di Venezia come i Frari o le coperture delle enormi sale del Palazzo ducale».

Palladio, Bassano e il ponte. Invenzione, storia, mito

a cura di Guido Beltramini, Barbara Guidi, Fabrizio
Magani e Vincenzo Tiné
Bassano del Grappa (Vicenza), Museo civico
fino al 10 ottobre
orario 10-19, chiuso martedì
catalogo Museo civico di Bassano e Sagep
www.museibassano.it

ART E DOSSIER N. 389
ART E DOSSIER N. 389
LUGLIO-AGOSTO 2021
In questo numero: L'IBRIDO NEL LABIRINTO: Dalla parte del minotauro. NUOVI MUSEI : La Fondazione Biscozzi/Rimbaud a Lecce. SAVE ITALY: La rinascita di Pianosa. IN MOSTRA: Penone a Firenze. Leonor Fini a Trieste. Tina Modotti a Milano. Altara e Accornero a Nuoro. Il Ponte di Bassano.Direttore: Claudio Pescio