«Deplorabile è la disgrazia succeduta la notte scorsa alle ore sette circa in cui l’impetuosa improvvisa escrescenza del fiume Brenta ha totalmente asportato il ponte grande»(1). È questa solo una delle innumerevoli tracce storiche che attestano l’importanza, architettonica e identitaria, del Ponte vecchio di Bassano del Grappa (Vicenza), ricostruito varie volte a partire almeno dall’inizio del XIII secolo e nel 1570 riprogettato da Andrea Palladio (1508-1580).
In questi ultimi sei anni il ponte è stato sottoposto, con un costo di circa sette milioni di euro, a un lungo intervento di restauro coordinato dall’Ufficio tecnico del Comune di Bassano(2) dopo che una precedente riqualificazione si era svolta già nel 2005-2006. Riguardo a un monumento noto a livello internazionale, e simbolo della città veneta, non ci si poteva “limitare” a una inaugurazione ufficiale (prevista a ottobre), tanto che in occasione della conclusione dei lavori il Museo civico diretto da Barbara Guidi ha deciso di proporre la mostra Palladio, Bassano e il Ponte. Invenzione, storia, mito (fino al 10 ottobre, a cura di Guido Beltramini, Barbara Guidi, Fabrizio Magani e Vincenzo Tiné). Se la rassegna – realizzata in collaborazione con la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le provincie di Verona, Rovigo e Vicenza e il C.I.S.A. - Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio di Vicenza – attraverso una cinquantina di opere tra cui disegni di Palladio, libri del Cinquecento, mappe antiche, dipinti sette-ottocenteschi, fotografie e modellini fa il punto sul manufatto palladiano e sulla sua centralità, occorre però partire dalle novità del restauro. Dallo stato di salute del ponte, caratterizzato da numerosi “acciacchi” prima del ripristino e del consolidamento comunali.
La struttura risulta ancora legata a doppio filo alla versione palladiana, con le sue quattro stilate lignee a sorreggere le cinque campate e la copertura a capanna