Storie a strisce

UN RIVOLUZIONARIO
DEL SEGNO

di Sergio Rossi

Dopo oltre vent’anni, Bologna torna a omaggiare il talento di Andrea Pazienza con una retrospettiva a palazzo Albergati

«Io sono il più bravo disegnatore vivente. Amo gli animali, ma non sopporto di accudirli. Morirò il 6 gennaio 1984». Così finiva l’autobiografia pubblicata dal quotidiano “Paese sera” il 4 gennaio 1981 e scritta da Andrea Pazienza, uno dei più amati e più grandi autori del fumetto italiano, del quale sono esposte più di cento opere a Bologna, presso palazzo Albergati, nella mostra Andrea Pazienza. Fino all’estremo (a cura di Arf! Festival di storie, segni & disegni, e prodotta da Piuma con Arthemisia, fino al 26 settembre), in un allestimento che si concentra sulle storie ambientate a Bologna, molte delle quali sono qui associate alle foto degli anni Settanta realizzate da Enrico Scuro. Nato il 23 maggio del 1956 a San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), Pazienza era cresciuto a San Severo (Foggia) e aveva frequentato il liceo artistico di Pescara prima di trasferirsi a Bologna nel 1974 per frequentare l’università e il neonato dipartimento del Dams - Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo che, tre anni dopo, forniranno le ambientazioni per la prima puntata delle Straordinarie avventure di Pentothal, il suo debutto nel fumetto, che apre la mostra. 


La storia esce nel numero di aprile 1977 della rivista “Alter Alter”, la sorella minore di “Linus”, e, complice anche la data, rappresenta da subito un punto di svolta per il fumetto italiano. Pazienza la consegna in redazione un mese prima dell’uccisione di Francesco Lorusso e poi, quando assiste agli scontri tra poliziotti e movimento studentesco che culmineranno con i carri armati in città e la chiusura di Radio Alice, la riprende e disegna un nuovo finale. «Pensavo che fosse uno sprazzo, e invece era un inizio. Evviva», scrive Pazienza nell’ultima pagina. E così il racconto un po’ folle della giornata di uno studente universitario fuorisede si trasforma nel primo capitolo di un romanzo a fumetti che racconta lo spaesamento e la difficoltà di allinearsi a qualsiasi regola costituita, comprese quelle dei movimenti studenteschi, attraverso un flusso di coscienza che mescola situazioni reali e oniriche senza soluzione di continuità, e un montaggio che spesso elimina nelle pagine la classica scansione in vignette.

Si dice che Pazienza abbia portato la realtà nel fumetto italiano ma è un errore: la realtà c’era già da tempo, grazie ad autori come Crepax, Milani, Nidasio, Calligaro, Chiappori e molti altri. L’eccezionalità di Pentothal sta invece nella scelta del punto di vista dello “studente universitario”, fino ad allora inedito (Boccalone di Palandri uscirà nel 1979, Porci con le ali di Ravera e Lombardo Radice è del 1976 ma parla di studenti liceali); nella lingua dei dialoghi, che mescola l’italiano ai diversi dialetti regionali (un talento linguistico spesso trascurato); nello straordinario segno grafico che copre tutte le sfumature stilistiche, dal grottesco al realistico. Per rendersi conto del suo talento, guardate il volumetto Il murale di Andrea Pazienza a Napoli (Muscles Edizioni Underground 2021), opera che lo rende fin da subito un beniamino di lettori ed editori. Nel 1980 pubblica sulle pagine della rivista “Frigidaire” le storie di Zanardi, l’altro suo personaggio più famoso, con il quale ha raccontato la crudeltà fine a se stessa perché priva di ogni ormeggio ideologico, affettivo e culturale. Cambia il punto di vista narrativo, che è quello di un liceale pluriripetente; cambia il montaggio, che mostra una scansione di vignette più classica; cambia l’ambientazione, che passa dal centro città alla periferia dei quartieri popolari. Non cambia l’utilizzo dei pennarelli, che solo Pazienza è riuscito a elevare a tecnica artistica, e che ora stanno inesorabilmente evaporando dalle opere in mostra. Di nuovo Bologna è il palcoscenico di Pompeo. Fino all’estremo, il dolente romanzo a fumetti che Pazienza realizza tra il 1984 e il 1987 nel quale racconta senza filtri il suo calvario nella tossicodipendenza e la sua partenza definitiva dal capoluogo emiliano per trasferirsi a Montepulciano (Siena).

Chiude la mostra Astarte, il racconto della seconda guerra punica vista dal cane di Annibale, che ci mostra la strada autoriale che Pazienza stava percorrendo dopo la catarsi di Pompeo. Un racconto del quale purtroppo non conosciamo l’arrivo. Perché Pazienza muore, stavolta per davvero, il 16 giugno 1988, lasciando la storia incompiuta. E se è anche vero che «ogni vita è quella che doveva essere», come scrisse per la sua morte Pier Vittorio Tondelli citando Pavese, di fronte al lavoro della sua vita anche stavolta un po’ di tristezza rimane.


Giorno.


Corteo a Bologna.

Andrea Pazienza. Fino all’estremo

a cura di Arf! Festival di storie, segni & disegni
prodotta da Piuma con Arthemisia
Bologna, palazzo Albergati
orario 15-20, sabato, domenica e festivi 10-20
fino al 26 settembre
www.palazzoalbergati.com

ART E DOSSIER N. 389
ART E DOSSIER N. 389
LUGLIO-AGOSTO 2021
In questo numero: L'IBRIDO NEL LABIRINTO: Dalla parte del minotauro. NUOVI MUSEI : La Fondazione Biscozzi/Rimbaud a Lecce. SAVE ITALY: La rinascita di Pianosa. IN MOSTRA: Penone a Firenze. Leonor Fini a Trieste. Tina Modotti a Milano. Altara e Accornero a Nuoro. Il Ponte di Bassano.Direttore: Claudio Pescio