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Barney
IN CADUTA LIBERA?

Daniele Liberanome

Le quotazioni di Matthew Barney, uno dei più noti videoartisti internazionali, sono crollate sensibilmente negli ultimi anni. Qualche debole segnale di ripresa c’è, ma sarà possibile una definitiva risalita?

Chissà se avrebbe avuto la stessa fortuna come giocatore di football americano, visto che era un “quarterback” di notevole talento. Ma certo Matthew Barney (nato nel 1967) è diventato uno dei videoartisti più noti e più cari al mondo, almeno fino a qualche anno fa. 


Appena laureatosi a Yale, è entrato nel giro dei grandi galleristi newyorchesi, Barbara Gladstone in testa, e poco dopo ha vinto premi internazionali di grande peso come il premio Europa 2000 alla 45. Biennale di Venezia. Così, fin dagli anni Novanta, lo si è ammirato nella rete dei musei Guggenheim, che gli hanno dedicato personali di grande rilievo negli Stati Uniti e non solo. Fu allora che creò Cremaster, la serie di cinque film intitolati al piccolo muscolo cremastere che, comandando i movimenti dello scroto, è fra i responsabili del funzionamento dell’apparato riproduttivo maschile e della definizione del sesso del nascituro. I film sono una carrellata di invenzioni e di creatività sui temi dell’identità e delle differenze/indifferenze sessuali che hanno generato non pochi entusiasmi e con cui l’artista ha raggiunto la notorietà. Fra i personaggi che Barney ha interpretato per l’occasione, troviamo anche il celebre omicida seriale Gary Gilmore che chiese di essere giustiziato nonostante il tribunale volesse sospendergli la sentenza. Per i vari Cremaster, Barney ha prodotto oggetti, foto, disegni, dipinti, via via messi sul mercato con notevole successo, almeno in una prima fase.

Nel 2007, il 14 novembre, uno dei suoi collezionisti ha offerto da Sotheby’s di New York una copia di Cremaster 2, nella custodia originale, e un tavolo bianco, creato appositamente dal poliedrico artista per quel film, al prezzo di 388mila euro. Cremaster 5: Her Giant è invece la fotografia di una sequenza in cui Barney appare nelle vesti di una sorta di dio greco in via di trasformazione da o in un essere di genere indefinito. L’opera, in sei copie e due prove d’artista, si vendeva bene. Il 17 maggio del 2005, da Christie’s di New York, è stata pagata qualcosa come 257mila euro, ma il 7 marzo di sette anni dopo, da Phillips di New York, il valore è crollato a 85mila euro e il capitombolo di mercato è continuato lo scorso 26 settembre, da Van Ham di Colonia, quando è stata scambiata per appena 33mila euro. Un vero disastro, che non può essere generalizzato per tutto il mercato di Barney, ma che la dice lunga sulla caduta di interesse nei suoi confronti.

Resiste ancora qualche pezzo tratto da Drawing Restraint, altro suo ciclo giovanile. Per questo, Barney si ispirò alla sua attività sportiva perché per fare crescere i muscoli li faceva lavorare fino a trovare un punto di blocco, un vincolo che lo obbligava a fermarsi. Traspose quindi il concetto nel mondo artistico, ponendo dei limiti fisici (come cornici, materiali, contenitori) alla sua creatività, da superare poi di volta in volta. Così ha creato anche Drawing Restraint 8: Condition 2003, un tavolo in vetro policarbonato verde traslucido con un piano realizzato per assolvere anche alla funzione di contenitore, all’interno del quale l’artista ha posto sei disegni incorniciati e avvolti in sacchetti di una sostanza cristallina color limone pallido. L’opera, offerta da Sotheby’s di New York il 14 maggio 2014 è stata venduta per 878mila euro, polverizzando le stime e fissando il record di Barney in asta. Ma nell’ultimo lustro, le sue quotazioni non hanno fatto che scendere, anche rovinosamente, e le sue nuove serie di opere come quelle tratte dai suoi tre film River of Fundament create fra il 2006 e il 2014 hanno avuto scarso seguito. Qualcosa però si sta timidamente muovendo in meglio. Il 3 ottobre 2019 Phillips di New York ha presentato il suo Cremaster 1: the Goodyear Waltz, una serie di nove fotografie con una figura poco definibile sessualmente. Il ciclo è stato venduto per 239mila euro, più che raddoppiando la stima, e raccogliendo interesse da parte dei collezionisti come da tempo non accadeva a Matthew Barney.

Anche se a un livello di prezzo differente, è comunque interessante anche l’evoluzione positiva del mercato di Cremaster 1: Goodyear Manual, opera creata in sei esemplari modificando una copertina della rivista del noto istituto e museo Smithsonian di Washington in modo che richiami l’atto sessuale. Il 5 febbraio 2020 è stata aggiudicata per oltre 2mila euro da Christie’s di New York, una cifra superiore ai prezzi che di recente l’artista aveva registrato o che non aveva minimamente registrato per mancanza di interesse. Non resta che aspettare augurandoci che, con la ripresa dei valori delle sue opere, tornino in asta i pezzi di maggior qualità e richiamo, meglio se provenienti dalle sue serie giovanili. In quel caso i collezionisti, che hanno dato segni di risveglio, potrebbero farsi di nuovo avanti e il mercato di Barney potrebbe riprendersi, anche se pare utopico il raggiungimento dei livelli di un decennio fa.


Cremaster 2 (1999).

ART E DOSSIER N. 388
ART E DOSSIER N. 388
GIUGNO 2021
In questo numero: LEGAMI Renzo Piano e Gillo Dorfles. Mary Cassatt e Louisine Havemeyr. PRIME TRACCE DI MONDI NUOVI: Due mappe del Rinascimento. IN MOSTRA: Ionda a Firenze; Samorì a Bologna; Arte americana a Firenze; Schmidt a Parigi; Casa Balla a Roma; Odori all'Aja.Direttore: Claudio Pescio