Studi e riscoperte. 3
Il mappamondo di Fra Mauro e il planisfero di Martin Waldseemüller

Sulle rotte
di marco e amerigo

Il portale del museo Galileo di Firenze permette di conoscere due eccezionali opere cartografiche, il mappamondo di Fra Mauro e il planisfero di Martin Waldseemüller, utili per scoprire le modalità di trasmissione del sapere geografico alle soglie del'età moderna. Approfondiamo l'argomento con i curatori dei rispettivi siti web.

Filippo Camerota e Angelo Cattaneo

Tra le pubblicazioni digitali del museo Galileo di Firenze si evidenziano due siti web dedicati all’esplorazione multimediale di due capolavori della cartografia moderna: il mappamondo di Fra Mauro (attivo durante la prima metà del XV secolo), oggi conservato alla Biblioteca nazionale marciana di Venezia, e il planisfero di Martin Waldseemüller (1470 circa - 1521), gioiello cartografico della Library of Congress di Washington(*). Due opere che si confrontano in modo diverso con l’antica autorità di Tolomeo e segnano il passaggio dalla tradizionale tripartizione del mondo - Asia, Africa, Europa - alla sua moderna configurazione geografica.

Sebbene prodotti in tempi e luoghi diversi, il planisfero di Waldseemüller e il mappamondo di Fra Mauro potrebbero avere un anello di congiunzione nell’opera di un famoso cosmografo tedesco attivo a Firenze al tempo di Lorenzo il Magnifico, Enrico Martello, autore di un planisfero di poco anteriore alla scoperta del Nuovo mondo ma fondamentale per la redazione dalla mappa di Waldseemüller. Il planisfero di Martello fu redatto verso il 1490, quando nel palazzo dei Medici si trovava una copia del mappamondo di Fra Mauro, fatta eseguire pochi anni prima presumibilmente da Lorenzo il Magnifico. Come il mappamondo veneziano, il planisfero di Martello illustra il profilo costiero dell’intero continente africano ricavandolo forse da mappe portoghesi redatte dopo la circumnavigazione di Bartolomeu Dias del 1488, oppure proprio dall’opera di Fra Mauro che prefigurò quella rotta di navigazione quasi quarant’anni prima di quel celebre viaggio. Come nello stesso mappamondo, inoltre, lo spazio ecumenico (parte della terra conosciuta e abitata dall’uomo) si estende oltre i limiti geografici indicati da Tolomeo, fino all’ancora sconosciuta isola di Cipango, il Giappone di Marco Polo, che proprio Fra Mauro rappresentò per la prima volta.


Il Giappone di Marco Polo rappresentato per la prima volta da Fra Mauro

Realizzato nel monastero camaldolese di San Michele in Isola, a Venezia, verso il 1450, il mappamondo di Fra Mauro rappresenta un ponte tra le conoscenze geografiche medievali e i progetti commerciali e missionari che avrebbero portato pochi decenni più tardi alla circumnavigazione dell’Africa e alla scoperta del Nuovo mondo. A lungo ritenuto una rielaborazione di due presunte carte portate dall'Asia da Marco Polo, per la ricchezza di informazioni sul Lontano Oriente, la grande cosmografia (circa due metri di diametro) è dipinta e istoriata con colori vivacissimi ed è corredata di oltre tremila cartigli, moltissimi toponimi e centinaia di immagini di città, templi, strade, navi e un bellissimo paradiso terrestre miniato da Leonardo Bellini. Il paradiso terrestre è un luogo leggendario che la geografia medievale collocava nell’Oriente più estremo, su un’isola lontanissima situata nella direzione del sorgere del sole; Fra Mauro lo pone nello spazio cosmografico, raffigurandolo al di fuori dell’ecumene, insieme ai diagrammi celesti che illustrano le sfere dei pianeti, gli elementi, la teoria delle maree e altri temi di filosofia naturale.

Dal punto di vista iconografico, il mappamondo di Fra Mauro si situa nella tradizione delle “mappaemundi” e delle carte marine medievali. L’autore si discosta dalla tradizione umanistica tolemaica adottando un approccio “marinaresco”, inscrivendo l’intera rappresentazione in una rosa dei venti e integrando le informazioni tolemaiche con quelle tratte dalle carte nautiche e dai resoconti di viaggio, scritti e orali, di mercanti e missionari. Come si riscontra nelle carte nautiche, disegnate con l’uso della bussola, l’intero mappamondo presenta una rotazione antioraria di circa undici gradi (una “quarta” di vento) rispetto alla direzione del nord geografico. La rotazione era dovuta al fatto che l’asse verticale delle mappe veniva fatto coincidere con il segno di tramontana la cui direzione, per effetto della declinazione magnetica, era deviata in senso orario rispetto a quella del nord geografico.

Fra Mauro delinea l’immagine del mondo appena precedente alle navigazioni dei portoghesi e degli spagnoli, espandendo il mondo abitato di Tolomeo verso est, fino al Giappone, e verso sud fino alle latitudini più meridionali dell’Africa lasciando intravedere chiaramente la possibilità della sua circumnavigazione. Gran parte dei luoghi descritti da Marco Polo, certamente la fonte principale di Fra Mauro, sono stati individuati e geolocalizzati sulla mappa di Google in modo da poter ricostruire l'intero itinerario del grande esploratore, del padre Niccolò e dello zio Matteo. Allo stesso modo è stato visualizzato il percorso compiuto da Niccolò de’ Conti, che al tempo di Fra Mauro viaggiò attraverso l’India e l’Indocina. Sono state inoltre raffigurate le rotte dei portoghesi che, poco dopo la redazione del mappamondo, furono in grado di raggiungere le Indie via mare, doppiando il capo di Buona Speranza e collegandosi a un tragitto che da quell’estremo punto meridionale - come segnala Fra Mauro - le giunche cinesi avevano già tracciato fino alle coste dell’India e del Catai (antico nome della Cina settentrionale).


Il planisfero di Enrico Martello Germano (1490 circa), New Haven, Yale University, Beinecke Rare Book & Manuscript Library.


Martin Waldseemüller, Fusi per il globo terrestre (1507), Monaco, Universitätsbibliothek der LMU - Ludwig Maximilians Univeristät München.

Waldseemüller disegnò anche un piccolo globo terrestre rappresentato per la prima volta nella forma di dodici fusi


Alla bellezza dell’opera, che rapisce immancabilmente lo sguardo ammirato dei visitatori, si contrappone un’oggettiva difficoltà di lettura per l’osservatore moderno, del tutto disorientato dalla rappresentazione “capovolta” del mondo e dalle quasi tremila iscrizioni in volgare veneziano che ricoprono in forma di cartigli l’intera riproduzione geografica. Per agevolare la comprensione dell’opera, di concerto con la Biblioteca nazionale marciana, il museo Galileo ha elaborato il sito web che ne consente l’esplorazione multimediale, affiancando l’analoga applicazione dedicata al planisfero di Martin Waldseemüller, la mappa che nel 1507 diede il nome all’America in onore di Amerigo Vespucci. 

Il planisfero del cartografo tedesco Martin Waldseemüller deriva da un ambizioso progetto maturato nel piccolo borgo lorenese di Saint-Dié-des-Vosges, presso Strasburgo, all’inizio del XVI secolo. Sostenuto dal duca di Lorena Renato II - che nel 1490 aveva fondato un centro di studi umanistici sulla Geografia di Tolomeo -, il progetto prevedeva anche la documentazione e l’aggiornamento delle conoscenze geografiche derivate dalle recenti navigazioni spagnole e portoghesi oltreoceano. All’origine di questa idea vi era l’interesse suscitato dai resoconti di viaggio di Vespucci contenuti nella lettera a Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, pubblicata nel 1504 col titolo Mundus Novus, e nella lettera a Pier Soderini che in quello stesso anno illustrava i risultati dei quattro itinerari compiuti dal navigatore fiorentino tra il 1497 e il 1504. Quelle lettere rivelavano l’esistenza di una terra che si estendeva per almeno venti gradi di latitudine oltre il tropico del Capricorno, sollecitando l’urgenza di un ridisegno complessivo della mappa del mondo. Il progetto prese corpo quasi certamente nel 1505, quando Renato II ricevette dal Portogallo una copia manoscritta della lettera al Soderini, tradotta in francese e a lui dedicata. L’umanista Matthias Ringmann, che in quello stesso anno aveva ripubblicato un’edizione del Mundus Novus, fu chiamato a occuparsi del progetto in collaborazione con il cartografo Martin Waldseemüller. 

Da quella collaborazione scaturì uno dei prodotti editoriali più interessanti del tempo: un opuscolo di introduzione alla cosmografia (Cosmographiae Introductio), scritto quasi certamente, almeno in larga parte, da Matthias Ringmann. Inoltre, un’edizione latina della lettera al Soderini, tradotta dalla versione francese dedicata a Renato II e pubblicata in coda all’opuscolo cosmografico, e due mappe del mondo disegnate da Waldseemüller che riproducono il globo terracqueo, a eccezione della calotta australe, sia in forma piana sia in forma solida. Le due mappe erano il grande planisfero in dodici tavole, che illustrava la geografia del mondo «secondo l’insegnamento di Tolomeo e i viaggi di Amerigo Vespucci e altri esploratori», e un piccolo globo terrestre che per la prima volta veniva rappresentato nella forma a dodici fusi. La geografia del mondo si estendeva oltre i limiti dell’ecumene tolemaica, includendo le terre descritte da Marco Polo e quelle scoperte da Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci. E proprio in onore di Vespucci, il primo che seppe riconoscere le coste recentemente esplorate come parte di un nuovo continente, Ringmann e Waldseemüller battezzarono quelle terre, come si è già accennato, con il nome “America”. Raffigurando il Nuovo mondo come un continente separato fino ad allora sconosciuto, la mappa di Waldseemüller documentava l’idea rivoluzionaria di Vespucci, cambiando per sempre la tradizionale tripartizione del mondo di cui il mappamondo di Fra Mauro rappresentava l’ultima grande descrizione cartografica e iconografica.

ART E DOSSIER N. 388
ART E DOSSIER N. 388
GIUGNO 2021
In questo numero: LEGAMI Renzo Piano e Gillo Dorfles. Mary Cassatt e Louisine Havemeyr. PRIME TRACCE DI MONDI NUOVI: Due mappe del Rinascimento. IN MOSTRA: Ionda a Firenze; Samorì a Bologna; Arte americana a Firenze; Schmidt a Parigi; Casa Balla a Roma; Odori all'Aja.Direttore: Claudio Pescio