Grandi mostre. 6
Arte del XVII secolo e olfatto all'aja

Odori, ciarlatani
e mal d’amore

Claudio Pescio

Una mostra olandese ci mette di fronte all'importanza dell'olfatto e di come questo senso possa farci accedere a una più concreta comprensione di un periodo storico. Una mostra da annusare: alcuni odori possono essere sperimentati direttamente nel percorso espositivo.

Il Mauritshuis organizza una mostra dedicata al più evanescente fra i cinque sensi, il più inafferrabile, invisibile, impermanente ma forse anche il più evocativo: l’olfatto. Che è capace per esempio, più degli altri quattro, di riportarci indietro nel nostro passato, dandoci l’illusione, l’emozione di una sensazione quasi fisica di essere altrove e in un altro tempo, un teletrasporto che dura una frazione di secondo. Il titolo dell’esposizione in inglese - Fleeting. Scents in Colour (Fugace. Odori a colori) - evidenzia proprio questa qualità(*)


Molte delle opere esposte - perlopiù olandesi del XVII secolo e parte della collezione del museo - insistono sulla capacità evocativa che un’immagine può trasferirci contando sulla nostra memoria olfattiva. È il caso dell’Armadio della biancheria di Pieter de Hooch (1663, Amsterdam, Rijksmuseum), manifesto della devozione olandese per la cura domestica, che trasmette un profumo di lenzuola pulite a distanza di quattro secoli. Se hai esperienza di quell’odore, la visione di quei teli di lino la riaccenderà. In pratica, la mostra conta sul fatto che un senso può attivarne un altro (in questo caso la vista attiva una memoria olfattiva), e che la nostra memoria percettiva è messa in funzione da molti stimoli di natura diversa; è un mosaico di sensazioni. 


Il percorso prevede una serie di postazioni in cui è anche possibile fare esperienza diretta di odori, olezzi, profumi legati alle opere esposte. Tra gli altri, l’odore di legno dei pannelli portati a suo tempo dal Brasile dal fondatore dell’edificio oggi museo, Johan Maurits van Nassau-Siegen (oggi la sua figura storica è rimessa in discussione in quanto fu governatore appunto del Brasile - dal 1636 al 1644 -, allora colonia olandese, e coinvolto nella tratta degli schiavi africani per la lavorazione dello zucchero di canna); e perfino l’acre odore di fumo dell’incendio che distrusse parte del palazzo nel XVII secolo.

Fra i cinque sensi, il più inafferrabile, invisibile, impermanente


La gamma delle sensazioni olfattive è vasta ed esemplificata in vario modo dalla pittura di genere, si va dalle composizioni floreali ai banchi del mercato del pesce.

Una veduta di città come quella con L’Oudezijds Voorburgwal con la Oude Kerk ad Amsterdam, di Jan van der Heyden (L’Aja, Mauritshuis, 1670 circa), ci mostra, per esempio, quanto potesse essere diversa dal presente l’esperienza dello stesso luogo nel tempo in cui fu dipinto. Dal punto di vista olfattivo, certo (è possibile fare anche questa esperienza, in mostra), ma anche igienico. Nella seconda metà del XVII secolo era normale lavare i panni in un canale della città, come sta facendo in questo quadro una donna inginocchiata su un pontile, sulla destra; a due passi da una latrina in legno che sorge proprio alla base del ponte e scarica direttamente nella stessa acqua. Poco distante uno spazzino accumula il letame che ha appena tolto dalla strada. Tutto attorno la vita di ogni giorno di un pezzo di città; che se guardiamo al di sopra del livello della strada e del canale appare abbastanza simile a come è oggi. Ma i miasmi dovevano essere frequenti, in una città con molte concerie, raffinerie di zucchero, fornaci di calce, forche e impiccati appena fuori dalle mura. Odori a volte evocati nei dipinti ma dei quali oggi ci sfugge l’esatta consistenza, come per esempio quello della soda caustica con cui venivano sbiancati i tessuti di lino stesi nelle campagne, come ci mostra una Veduta di Haarlem di Jacob van Ruisdael (1675, Mauritshuis).

Gli odori dovevano essere molto diversi, ma dopo tutto anche oggi sono le nostre sensazioni olfattive a darci per prime un indizio sulla qualità dell’aria che respiriamo.


Jan Steen, La visita del dottore (anni Cinquanta del XVII secolo), L’Aja, Mauritshuis.

Le nostre narici sono tra i più solerti guardiani della nostra salute. Basta un odore poco convincente a farci desistere dall’inghiottire un boccone di cibo. È per questo che il naso è nella posizione in cui si trova: sopra la bocca e abbastanza sporgente da svolgere al meglio il suo compito: fare da strumento di rilevamento contro l’introduzione nel nostro corpo di sostanze potenzialmente pericolose. È una funzione vitale che condividiamo con altri animali e che ci accompagna da millenni. E rivela un collegamento immediato tra naso e cervello. L’olfatto si attiva già alla vista di determinati oggetti. E alcune nature morte sembrano concepite proprio per comunicare visivamente l’odore tipico di un frutto maturo, un mazzo di fiori, di un pasticcio di carne appena aperto, di un limone sbucciato o un pezzo di formaggio. E la presenza di insetti, sulla stessa tela, suggerisce che l’odore attrae anche loro, non è una nostra fantasia. 

L’igiene e la salute sono appunto due degli ambiti verso cui ci conduce questa riflessione sugli odori attraverso le arti visive. 

Ai cattivi effluvi si attribuiva il diffondersi delle epidemie, e si riteneva che un’efficace difesa fosse munirsi del loro contrario: profumi. Per cui si diffondeva l’uso di portarne con sé nei modi più vari. Per esempio, nel caso di persone di un certo livello sociale, farcendone un “pomander” (dal francese “pomme d’ambre”, pomo d’ambra) - una sfera di metallo più o meno prezioso o altro materiale - che poteva essere riempita di fiori, erbe, spezie e portata con sé appesa in vita o al collo (in mostra esiste una postazione anche per questa esperienza). Manuali ed erbari, nel corso del XVII secolo, iniziano a diffondere in Europa suggerimenti e prescrizioni basati sull’igiene del corpo come prima regola per una vita sana. La disponibilità di acqua pulita diventa un’esigenza primaria. Contrastare gli odori della traspirazione diventa oggetto di dotte dispute e nascono scuole di pensiero sul tema “meglio lavare i corpi o le vesti?”. 

Non dobbiamo pensare a un fulmineo trionfo della razionalità. Era credenza diffusa, per esempio (e non solo a livello popolare) che oltre al naso le donne fossero in possesso di un altro organo sensibile agli odori. La medicina si sbizzarriva in ipotesi suggestive. Una, fondata su fonti classiche, riguarda l’anatomia femminile e il suo funzionamento. Areteo, medico in Cappadocia nel I secolo d.C. (peraltro confutato dal contemporaneo Galeno), sosteneva che l’utero «si delizia degli odori fragranti, e avanza verso di loro; e ha un’avversione per gli odori fetidi e fugge da loro; e, nel complesso, l’utero è come un animale dentro un animale». 

Come intervenire su un animaletto così sensibile? La cosiddetta sindrome dell’“utero vagante”, o “irrequieto”, attribuiva a questa supposta mobilità dell’organo disturbi che andavano dalla “febbre d’amore” alla melanconia, e ha finito per rimanere a lungo collegata in qualche modo all’isteria (attribuita come specifica al genere femminile: “ysteron”, utero in greco), termine sostanzialmente scomparso dalla psicologia moderna. Disturbi che si curavano con suffumigi di alloro, chiodi di garofano, incenso, praticati con bracieri posizionati sotto le gonne. 

Una pratica collegata a questa credenza la vediamo per esempio in un dipinto di Jan Steen, La visita del dottore (1665-1668, Mauritshuis). La presunta ammalata è a letto, sul pavimento vediamo un nastro di pizzo posto in un braciere. L’uso di bruciare un nastro in un braciere, spesso raffigurato da Steen, viene da alcuni collegato a una specie di test di gravidanza, altre volte (ed è la versione più accreditata) a una sorta di aromaterapia per alleviare le nausee gravidiche (e non solo, come vedremo). In questi casi - spesso al centro di scenette farsesche nel teatro popolare, del genere comico-libertino molto in voga - il medico-ciarlatano è così ignorante da non essere in grado di diagnosticare una gravidanza e da attribuire i malesseri della giovane al mal d’amore; disturbo quest’ultimo curabile, come chiarisce qualche metafora grossolana sparsa nella scena, con un liberatorio rapporto sessuale. Nella Visita del dottore del Boijmans, ancora di Steen, l’allusione è affidata al gestaccio di un monello; in un altro quadro di analogo soggetto ancora al Mauritshuis (in mostra) lo stesso gesto è proposto da una donna (forse una domestica) che ammicca sorridendo al sedicente medico. Chi andava a teatro, o guardava quei brani visivi di teatro che sono i quadri di Steen, aveva quindi ben chiaro a cosa alludesse il braciere con il nastro bruciato. 

La pratica pseudomedica si spingeva anche oltre. In un libretto anatomico secentesco a fogli mobili - sovrapposti e sfogliabili in modo da rivelare le parti del corpo -, nell’illustrazione dedicata all’Anatomia femminile, i fumi odorosi di erbe che si sprigionano dalla pira su cui arde una fenice posta tra le gambe della donna evidenziano la loro funzione: rendere pronto alla procreazione il grembo femminile grazie all’effetto di quegli effluvi sull’utero. A volte si collocava quindi un braciere sotto ai vestiti, ma una strumentazione apposita consentiva anche di provvedere a fumigazioni interne, come mostra un’incisione dello stesso periodo. 

Una mostra, insomma, che innesca innumerevoli possibilità di scoperta e di approfondimento, e ci rivela il profumo della vita quotidiana di quattro secoli fa.

Vervlogen - geuren in kleuren / Fleeting. Scents in Colour

L’Aja, Mauritshuis
6 giugno - 29 agosto (salvo variazioni dovute alla pandemia)
Orario 10-18, lunedì 13-18

www.mauritshuis.nl

ART E DOSSIER N. 388
ART E DOSSIER N. 388
GIUGNO 2021
In questo numero: LEGAMI Renzo Piano e Gillo Dorfles. Mary Cassatt e Louisine Havemeyr. PRIME TRACCE DI MONDI NUOVI: Due mappe del Rinascimento. IN MOSTRA: Ionda a Firenze; Samorì a Bologna; Arte americana a Firenze; Schmidt a Parigi; Casa Balla a Roma; Odori all'Aja.Direttore: Claudio Pescio