Grandi mostre. 3
American Art 1961-2001 a Firenze

i volti della
melting pot society

L’inizio della guerra del Vietnam (1961) e l'attacco alle Twin Towers (2001)  sono gli estremi del percorso espositivo di Palazzo Strozzi.
Oltre ottanta opere di autori iconici e movimenti cruciali dell'arte americana offrono una rilettura inedita di quarant'anni di storia decisivi a livello mondiale. Scopriamo i dettagli nel racconto del co-curatore.

Arturo Galansino

Con American Art 1961-2001. Le collezioni del Walker Art Center da Andy Warhol a Kara Walker Palazzo Strozzi, ancora una volta, mette l’arte moderna al centro di un dibattito culturale più ampio, e lo fa rileggendo i quarant’anni di storia che maggiormente hanno segnato il nostro immaginario attraverso le opere delle collezioni del Walker Art Center di Minneapolis, museo-culto dell’arte contemporanea.

Seguendo un andamento cronologico, la rassegna ripercorre un periodo tra i più intensi della storia artistica degli Stati Uniti, ma insieme riflette su una fase cruciale per le vicende mondiali. Nel 1961 John F. Kennedy diventa presidente e l’11 dicembre inizia ufficialmente la guerra del Vietnam, quando i primi elicotteri americani arrivano a Saigon; nel 2001 è presidente George W. Bush allorché l’11 settembre quasi tremila persone muoiono nel più drammatico attacco sul suolo americano dopo quello di Pearl Harbor. Queste due date segnano uno spartiacque per definire l’affermazione degli Stati Uniti come superpotenza politica, ma caratterizzano anche un’epoca di sperimentazione senza precedenti per l’arte, di cui l’America diviene punto di riferimento a livello globale.

Parlare di questi decenni di produzione artistica americana, di un periodo di incontrastata egemonia mondiale a livello politico, militare ed economico vuol dire ripercorrere fenomeni che hanno influito e cambiato il mondo intero, dal sistema dei consumi a quello dei costumi, dalla geopolitica ai diritti civili. Un viaggio che parte dalle speranze incarnate dalla “nuova frontiera” di John F. Kennedy - illimitata, morale e immaginaria - e presto infrante dalla sua morte, e giunge, per non terminare mai, a un “West”che evoca l’infinita epopea di un continente; dal supermarket pop e dal viso affranto di Jackie straniato dai colori di Andy Warhol alle silhouette delicate e violentissime di Kara Walker, che si proiettano su uno sfondo in cui emergono voci per troppo tempo escluse dalla narrazione principale.

Gli Stati Uniti d’America rappresentano infatti un complesso “melting pot” di culture, tradizioni e identità diverse: uno dei prototipi storici della democrazia contemporanea che ancora oggi, più che mai, racchiude in sé profonde contraddizioni sociali, razziali, di genere. L’arte ci permette di raccontare le stratificazioni di una società tanto complessa, e la ricchezza e la diversità delle opere esposte in mostra provano che una sola storia dell’America e della sua arte non esiste; ci sono, piuttosto, innumerevoli storie e figure che schiudono ulteriori nuovi racconti e possibilità.

L’ampia rassegna - più di ottanta opere di oltre cinquanta dei maggiori artisti americani - propone uno straordinario percorso attraverso importanti e iconici lavori di personalità e movimenti che hanno segnato l’arte americana del periodo: dalla Pop Art al minimalismo, dalla Conceptual Art alla Pictures Generation, fino alle più recenti ricerche degli anni Novanta e Duemila.


Ricerche come la riflessione sulla figura della donna di Cindy Sherman e le approvazioni dal mondo della pubblicità di Richard Prince

Cindy Sherman, Untitled #92 (1981).


Richard Prince, Untitled (Cowboy) (1980-1983).

Un’attenzione speciale è data ad alcune figure chiave di questi quarant’anni come Andy Warhol, di cui sono presentate dodici opere tra cui la celebre Sixteen Jackies (1964), dedicata a Jackie Kennedy all’indomani della morte di JFK. Una sezione speciale è riservata al padre della danza contemporanea, Merce Cunningham, e alle sue collaborazioni con John Cage, Robert Rauschenberg e Jasper Johns, che hanno rivoluzionato i rispettivi campi di danza, musica e arte visiva, dando vita a un nuovo modello di interazione tra discipline. Cunningham ha trasformato il balletto nel Novecento, ma soprattutto è stato uno dei primi artisti interdisciplinari e aperti a collaborazioni, uno dei modelli di maggior successo per un’arte realmente intermediale.

La grande stagione degli anni Sessanta è testimoniata da opere di maestri come Donald Judd, Robert Morris, Bruce Nauman, John Baldessari: figure che diventano punti di riferimento per le successive generazioni di artisti che ridefiniscono le nuove possibilità dell’arte. Emergono pertanto ricerche come la riflessione sulla figura della donna di Cindy Sherman, le appropriazioni dal mondo della pubblicità di Richard Prince e Barbara Kruger, la denuncia dello stigma dell’Aids di Felix Gonzalez-Torres o le inquietanti narrazioni “posthuman” di Matthew Barney, di cui è presentata in maniera inedita per l’Italia l’installazione di Cremaster 2 (1999), controversa opera incentrata su un assassino che richiese per se stesso la pena di morte. Focus speciale è infine quello dedicato alle ricerche degli anni Novanta e Duemila, tra cui spiccano figure di riferimento per la comunità afroamericana come Kerry James Marshall e Glenn Ligon e artisti che investigano in modo totalmente originale l’identità americana come Paul Mc- Carthy, Mike Kelley, Jimmie Durham e Mark Bradford, una delle icone dell’arte americana di oggi, tra l’altro scelto per rappresentare gli Stati Uniti alla Biennale veneziana del 2017, testimoniando anche il ruolo della California nel mondo attuale. Di Kara Walker è proposta un’ampia selezione tra silhouette, disegni e video, che rappresentano la sua suggestiva ricerca tra storia e satira sociale intorno ai temi della discriminazione razziale.

La mostra si ferma all’inizio del nuovo millennio, all’attacco alle Twin Towers che ha cambiato il mondo, portando nelle nostre vite lo spettro del terrorismo globale, la “preventive war” e una nuova fase della “pax americana”. Vent’anni dopo, la pandemia di Covid-19 ha stravolto il pianeta con velocità ed estensione inimmaginate, proprio mentre gli Stati Uniti hanno progressivamente perso terreno nel loro incontrastato ruolo di guida e di prima economia globale. Alla luce del tempo che stiamo vivendo, con un’America sotto i riflettori all’avvio della nuova “leadership” democratica, posta di fronte a enormi sfide, interne e globali, e a nuove spinte di rinnovamento sociale intensificatesi in seguito alla tragica morte di George Floyd, avvenuta proprio a Minneapolis, rileggere questo percorso può essere oggi di grande attualità.


Silhouette tra storia e satira sociale intorno ai temi della discriminazione razziale


Kara Walker, Cut (1998).

Frank Stella, Sketch Les Indes Galantes (1962).


Roy Lichtenstein, Artist's Studio No. 1 (Look Mickey) (1973).

American Art 1961-2001. Le collezioni del Walker
Art Center da Andy Warhol a Kara Walker

a cura di Vincenzo de Bellis (Curator and Associate Director
of Programs, Visual Arts, Walker Art Center)
e Arturo Galansino (Direttore generale, Fondazione
Palazzo Strozzi)
Firenze, Palazzo Strozzi
dal 28 maggio al 22 agosto
mostra promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi
e dal Walker Art Center di Minneapolis
catalogo Marsilio
www.palazzostrozzi.org

ART E DOSSIER N. 388
ART E DOSSIER N. 388
GIUGNO 2021
In questo numero: LEGAMI Renzo Piano e Gillo Dorfles. Mary Cassatt e Louisine Havemeyr. PRIME TRACCE DI MONDI NUOVI: Due mappe del Rinascimento. IN MOSTRA: Ionda a Firenze; Samorì a Bologna; Arte americana a Firenze; Schmidt a Parigi; Casa Balla a Roma; Odori all'Aja.Direttore: Claudio Pescio