Dentro l'opera

Anarchia e pathos
della pittura contemporanea

di Cristina Baldacci

Un primo piano su opere meno note dal secondo Novecento a oggi, per scoprirne il significato e l’unicità nel continuum della storia dell’arte: Alessandro Pessoli, Couple

Guardando un dipinto come Couple (2020) - ma la sensazione vale per qualsiasi opera, non solo pittorica, anche scultorea, grafica, filmica - di Alessandro Pessoli (Cervia, 1963), si ha come un “déjà-vu”. In questa coppia di figure nude su uno sfondo astratto, che ricorda la pittura espressionista-transavanguardista, il corpo di lui ha qualcosa del Picasso di Guernica e del Soutine di Bue squartato, rivisitato da Bacon; quello di lei richiama un neoclassicismo passato attraverso la maniera del Pop tedesco di un giovane Richter, più ancora che di Polke (tra coloro che Pessoli riconosce come suoi maestri degli anni Ottanta, insieme a Baselitz, Clemente, Cucchi, Kippenberger). 


Questi riferimenti ci sono probabilmente tutti, o almeno così appare a un occhio più o meno allenato, come una sorta di “imprinting” della tradizione pittorica, ma nessuno di loro prevarica a tal punto da costituire una citazione diretta che rende il dipinto di Pessoli un “d’après” il lavoro di un altro. Lungo un prolifico percorso, iniziato negli anni di formazione all’Accademia di Bologna, dove si è diplomato nel 1989, Pessoli ha assorbito e metabolizzato la grande arte italiana del passato mescolandola alle tendenze moderniste e avanguardiste internazionali per trovare un proprio stile. 


Le sue coloratissime composizioni, a metà tra il “pastiche” e il “combine”, nascono dall’appropriazione e dal montaggio di vari elementi iconografici, linguistici, materici, che si fondono sulla tela in un’immagine anarchica, ricca di pathos, che, come afferma Pessoli stesso, non è che il «frammento di un flusso»(*) . 


I suoi dipinti oscillano infatti tra figurazione e astrazione, particolare e universale, comicità e drammaticità, negando ogni possibilità di una definizione fissa. Sono immagini fluide, sfuggenti, che incorporano tanto l’immaginario quanto il reale; che rappresentano simbolicamente una contemporaneità dove i grandi temi della vita, spesso ripresi dalla cultura (visiva) biblico-religiosa, convivono con le tracce dimesse e caotiche del quotidiano sotto forma di dettagli fotografici. 


Come in questo eclettico ritratto di due novelli Adamo ed Eva, che beffardamente calpestano il serpente tentatore giallo ocra in preda al vortice di un’esistenza dissoluta, dove abbondano i riferimenti alla “junk culture” americana (Pessoli vive a Los Angeles dal 2009), tra cui le bottiglie di birra, il volto di una donna pin-up, la mezza mela emblema della dannazione eterna.

ART E DOSSIER N. 388
ART E DOSSIER N. 388
GIUGNO 2021
In questo numero: LEGAMI Renzo Piano e Gillo Dorfles. Mary Cassatt e Louisine Havemeyr. PRIME TRACCE DI MONDI NUOVI: Due mappe del Rinascimento. IN MOSTRA: Ionda a Firenze; Samorì a Bologna; Arte americana a Firenze; Schmidt a Parigi; Casa Balla a Roma; Odori all'Aja.Direttore: Claudio Pescio