Arte Contemporanea

BIENNALE
DI HELSINKI

di Cristina Baldacci

Posticipata di un anno per la pandemia, la Biennale di Helsinki invita a ripensare la sostenibilità economica e ambientale delle grandi kermesse artistiche

Dopo la lunga sospensione dovuta alle restrizioni della pandemia, che ne ha posticipato l’apertura di un anno, la Biennale di Helsinki (dal 12 giugno) invita a ripensare il modo in cui si organizzano le grandi mostre internazionali d’arte. Il tema della sostenibilità economica e ambientale di eventi sempre più frequenti e ormai diffusi in ogni dove, come biennali, triennali, quadriennali, è quanto mai attuale. Il Covid-19 ha d’un tratto palesato quanto l’ipermobilità globale che questi eventi richiedono mal si concili con i problemi del cambiamento climatico e con gli ecosistemi (naturali, urbani, sociali) locali, soprattutto quando già di per sé fragili. Si pensi come esempio emblematico a Venezia, sede della più antica biennale della storia. 


La capitale finlandese, che è tra le città “green” più virtuose al mondo, ha optato per un modello BIENNALE DI HELSINKI responsabile anche per quanto riguarda il fare mostre e il turismo culturale. L’obiettivo è rendere la Biennale un evento a emissioni zero fin dalla sua prima edizione nel rispetto del luogo che la ospita, Helsinki e il suo arcipelago; in particolare, l’isola di Vallisaari, che è un’oasi naturale. 


La relazione tra arte e natura, con un occhio di riguardo all’acqua, è il tema portante della mostra, dal titolo The Same Sea, che si tiene perlopiù a cielo aperto e coinvolge pochi edifici storici, spesso disabitati, per evitare assembramenti. 


Molte delle opere presentate sono nuove commissioni o installazioni site-specific in accordo con il contesto ambientale per il quale sono state realizzate. Tra gli artisti invitati ci sono nomi internazionali, tra cui Paweł Althamer e Katharina Grosse, e finlandesi, come Bios, Gustafsson&Haapoja, IC-98, Tuomas A. Laitinen, tutti accomunati da ricerche e pratiche mirate a destare nello spettatore forme di consapevolezza, critica e attivismo.

 

Uno dei punti forza della Biennale di Helsinki è l’aver coinvolto la comunità locale, che ha partecipato all’organizzazione della mostra, così come alla realizzazione di alcune opere. I residenti di una casa di cura hanno aiutato il duo composto da Margaret e Christine Wertheim a realizzare all’uncinetto la scultura Helsinki Satellite Reef; mentre Althamer ha ingaggiato i detenuti del carcere aperto dell’isola di Suomenlinna per il film documentario, in realtà virtuale, Seven Prisoners.